di Emmanuel Carrère, Adelphi
Il tema del doppio non è nuovo nella letteratura. Viene subito alla mente il romanzo di Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde, il volto buono di una persona e quello malvagio della stessa. Ma in questo libro, Jean Claude Romand non è un personaggio di fiction, bensì il protagonista di un fatto di cronaca avvenuto in Francia, un uomo considerato fino a quel momento un medico di tutto rispetto che ha fatto molto parlare di sé per aver sterminato la famiglia.
Il 9 gennaio 1993 Jean Claude Romand uccide la moglie Florence e i loro bambini di 5 e 7 anni. Poi ammazza anche i propri genitori. Tenta il suicidio appiccando il fuoco alla propria casa, ma viene salvato dall'incendio. Il narratore di questa tragica storia premette di essere entrato in contatto con il protagonista, di aver assistito al processo e di aver cercato di entrare nella psiche di quest'uomo, una persona stimata fino al momento della strage, un medico divenuto ricercatore all'OMS di Ginevra, benestante, meritevole anche per non aver messo mai in evidenza con gli altri i propri successi e le proprie capacità. La realtà è un'altra: Jean Claude non si è mai laureato. Da quando non è riuscito a sostenere l'esame di ammissione al secondo anno della Facoltà di Medicina, non ha proseguito gli studi. Ha solo raccontato di essersi laureato, di lavorare all'OMS a Ginevra non lontano dal paese in cui abita, Prevessin, con la famiglia. E la famiglia e gli amici gli hanno creduto. Si è servito per vivere agiatamente del denaro che parenti e amici gli hanno affidato, sicuri che l'avrebbe investito in Svizzera nel modo migliore. Diciotto anni di bugie – diciotto anni – senza destare sospetti.
Ma quando il dubbio sembra affiorare e la verità venire a galla, Jean Claude decide di "fuggire". La fuga però non è il suicidio ma innanzitutto l'uccisione dei propri cari, anche dei due figli piccoli.
Il narratore indaga la vita del protagonista, ricostruisce tutte le sue bugie, i momenti in cui avrebbe potuto svelare la verità e uscire da quella situazione asfissiante e non l'ha fatto, quasi sopraffatto dal proprio altro io, l'avversario.
Un romanzo che racconta, in una prosa forse troppo cronachistica, una vicenda inquietante suscitando nel lettore tanti interrogativi sulla conoscenza di sé e degli altri, senza tuttavia riuscire a cogliere il mistero doloroso di una psiche.