venerdì 27 marzo 2020

Saturno

di Serge Quadruppani, Einaudi

Non uno solo, ma numerosi protagonisti per questo thriller a bassa tensione, ulteriore esempio della tendenza dei narratori francesi contemporanei a ribaltare costantemente il fronte durante la narrazione. Oggetto del racconto, le vicende dei superstiti di una strage terroristica apparentemente incomprensibile che coinvolge investigatori privati, killer organizzati, faccendieri e una bella commissaria non più giovanissima, che tende a perdere la linea ma non il proprio fascino.

Saturnia, 2009, vigilia del G8 dell'Aquila. In uno stabilimento termale di livello elevato, appare un terrorista che inizia a sparare sulle persone immerse nelle vasche e poi sparisce velocemente lasciando un comunicato di rivendicazione redatto in arabo. Da questo episodio di sangue prende l'avvio un'inchiesta di cui si occupa la Commissaria Tavianello, una donna che preferisce lavorare in autonomia e parallelamente alla quale si muovono anche un pugno di persone accomunate dal fatto di essere state presenti al momento della strage, scampando miracolosamente alla morte. Sullo sfondo, un mondo di poteri forti e senza scrupoli che sembrano manovrare i personaggi come burattini.
Una trama articolata e personaggi ben delineati non sono sufficienti a donare al racconto, comunque apprezzabile, la forza emotiva che le premesse sembrerebbero dargli. I salti narrativi sono infatti suddivisi tra un numero troppo elevato di personaggi, con una conseguente frammentazione della capacità di focalizzazione del lettore e la perdita involontaria dello status di protagonisti che il killer e la Commissaria meriterebbero.

Giudizio sintetico: Corale

venerdì 20 marzo 2020

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

di Alice Basso, Garzanti

Thriller leggero ed elegante, vagamente ironico, che strizza l'occhio allo sfruttamento che le case editrici fanno delle loro redazioni, spesso chiamate a sopperire alla mancanza di tempo, idee e – troppo spesso – talento di alcuni autori in crisi produttiva. Protagonista, una ghostwriter di grande capacità e con il dono dell'empatia, capace di immedesimarsi immediatamente con gli autori riuscendo a ricalcarne alla perfezione stile e anima narrativa.

Come uno Zelig della scrittura, Vani Sarca è in grado di immedesimarsi nella scrittura di chiunque, grazie ad un particolare spirito di osservazione e ad una tanto innata quanto sbalorditiva capacità di immedesimazione. Diventata una colonna portante della sua casa editrice – che la chiama in ogni occasione in cui uno scrittore si trova nella spiacevole situazione di non riuscire a consegnare in tempo un libro –, Vani scrive di tutto e soprattutto lo fa molto in fretta: dalla medicina alla narrativa, senza tradire lo stile dello scrittore di cui è l'ombra. Per conto suo, ciò che le importa non sono né le idee, né il piacere di vedere il proprio nome in copertina: il suo interesse è solo materiale, un contratto e un compenso. Quando però le viene proposto di scrivere il libro di un'autrice raffinata che deve il suo successo all'esoterismo, qualche perplessità le nasce dentro, tanto più che la donna scompare misteriosamente e per Vani è un periodo di cambiamento.
Ripercorrendo la storia di Vani e l'indagine sulla scomparsa dell'autrice, guidata da un poliziotto che è un condensato dei detective della narrativa di genere, si incontra una galleria di personaggi altrettanto paradigmatici, con un approccio narrativo tra introspezione e noir che riesce a mantenersi in equilibrio tra i due generi senza cadere negli eccessi caratteristici di entrambi. Il libro è il primo di una fortunata serie di romanzi con la stessa protagonista.

Giudizio sintetico: Archetipico


L'isola delle anime

di Piergiorgio Pulixi, Rizzoli

Noir solido, ambientato in Sardegna tra Cagliari e l'Ogliastra, storia di un'inchiesta condotta da due donne poliziotto di indole, carattere, storia e lingua diverse, che solo l'obiettivo comune di trovare l'autore di un truce delitto riesce a mantenere unite. Molto singolare l'attenzione che l'autore presta al concetto del mito, qui declinato in chiave arcaica.

Sono due donne antitetiche, ma accomunate dal destino di essere state confinate, per punizione, nello scantinato più umido e buio della Questura di Cagliari: un angolo in cui si accumulano i cold case, delitti insoluti che il tempo ha relegato nel dimenticatoio ma che non possono ufficialmente essere chiusi. Mara e Eva si detestano: la prima è elegante ma sboccata, usa il dialetto e non ha peli sulla lingua, ma sa apprezzare l'estetica e conosce bene la sua città. Eva invece è una dark mezza irlandese appena sbarcata nel capoluogo sardo, pallida ed emaciata, sempre in jeans e anfibi consumati, che vive in un monolocale e ha alle spalle una storia buia, un curriculum importante e il desiderio di cambiare vita a tutti i costi, anche al prezzo di sopportare l'astio della collega – peraltro ricambiato. All'improvviso, un delitto truce dal sapore rituale le costringerà a rimettersi in gioco imparando ad apprezzarsi reciprocamente, assieme ad un collega gravemente malato che in passato si era occupato in modo ossessivo di casi troppo simili al loro per non essere interpellato.
Thriller accattivante con un intreccio articolato, paga il prezzo di una caratterizzazione forse eccessiva di molti personaggi, che tuttavia riescono comunque ad essere sufficientemente credibili da lasciare addirittura in ombra le descrizioni dei luoghi, in realtà molto ben definiti.


Giudizio sintetico: Nuragico


lunedì 2 marzo 2020

La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg

di Sandra Petrignani, Neri Pozza


Un'ampia biografia della Ginzburg, costruita dall'autrice, che ebbe anche occasione di incontrarla personalmente e che ha attinto per questo lavoro a materiali diversi: lettere, documenti, parole, ricordi e – soprattutto – precise citazioni delle opere. Un saggio che disegna un ritratto vivo e a tutto tondo della scrittrice, che assume tinte intense nella ricostruzione di un'epoca e di un ambiente, quello intellettuale dell'Italia del '900.

Storia della Corsara, di Natalia Ginzburg, soprannominata in questo modo per le sue battaglie, attraverso la forza della scrittura e, in Parlamento, condotte a fondo con coraggio. La Ginzburg ha scritto tanto, non solo Lessico familiare per cui tutti la ricordano, ma altri romanzi, saggi, articoli, opere teatrali. Iscrittasi nel dopoguerra al PCI, dal 1983 viene eletta in Parlamento.
Sandra Petrignani racconta, con una prosa leggera e appassionata, la vita della scrittrice, parla con le persone che l'hanno conosciuta, visita le case abitate da lei. Natalia, nata a Palermo dalla milanese Lidia Tanzi (la sorella di Drusilla, moglie di Montale) e dallo scienziato triestino Giuseppe Levi, a 3 anni si trasferisce con la famiglia a Torino. Una bambina sensibile, malinconica,un po' musona, chiamata in casa "Maria Temporala", spaventata dal padre che urla facilmente contro tutti, a cui la ragazza evita di rivolgere la parola. Nel 1938 sposa Leone Ginzburg, antifascista, che aveva contribuito con Giulio Einaudi alla fondazione dell'omonima casa editrice. Gli anni del confino a Pizzoli, in Abruzzo, durante la seconda guerra mondiale; la morte di Leone in carcere, in seguito alle torture naziste. Poi gli anni romani, il secondo matrimonio, una figlia gravemente disabile. Un'Italia che cambia, mostrando dagli anni '80 un individualismo sempre più forte: "Un tempo in cui sono banditi lo spirito, la responsabilità individuale, il comportamento morale individuale".
Una vita, quella della Ginzburg, in cui giocano un ruolo fondamentale amici come Pavese, Vittorini, Moravia, Morante, Garboli e la sua amica per eccellenza, la scrittura.
Un'opera molto interessante per chi ama la storia e la letteratura del '900, o semplicemente vuole conoscerle. Un lavoro apprezzabile di ricerca ma forse un po' carente di sintesi e rielaborazione che permettano, al di là della precisa ricostruzione di episodi e momenti dell'esistenza del personaggio, di conoscere più intimamente la donna, senza dubbio tra i più importanti scrittori del '900.

Giudizio sintetico: Novecentesco

La misura del tempo

di Gianrico Carofiglio, Einaudi

Nuovo romanzo con protagonista l'avvocato Guerrieri. Per chi apprezza l'autore, un appuntamento imperdibile per la capacità del narratore di unire alle vicende di carattere giudiziario, considerazioni sulla vita, sui rapporti con la realtà e, come in questo caso, sul tempo.  Lorenza, la donna che si rivolge all'avvocato per la difesa del figlio accusato di omicidio, ha avuto in gioventù con lui una storia d'amore. Passato e presente si mescolano, i ricordi riaffiorano mentre si svolge il processo di appello.

Bari, giorni nostri. Lorenza Delle Foglie fissa un appuntamento con l'avvocato Guerrieri. Il nome della donna, prima ancora di vederla, riporta l'avvocato al passato, a quando aveva circa 25 anni, era praticante avvocato, e aveva avuto una storia d'amore con una ragazza più grande di lui di circa 5 anni. Una ragazza affascinante,
disinibita, misteriosa, che l'ha lasciato poi senza spiegazioni. Sono passati 27 anni. La persona che si presenta all'appuntamento è proprio quella ragazza ma è molto cambiata, capelli grigi, un aspetto dimesso, invecchiato più del normale. La donna lo prega di assumere la difesa del figlio Jacopo, già condannato in primo grado per l'omicidio di uno spacciatore. L'avvocato che l'aveva seguito in primo grado è morto e, forse per la condizione di malattia in cui versava, ha condotto  la difesa in modo discutibile. Guerrieri accetta pur riconoscendo la difficoltà della causa, in quanto le prove indiziarie sembrano portare a una sentenza di colpevolezza. Si tratta, per Guerrieri, di riuscire a presentare una diversa interpretazione dei fatti e insinuare un ragionevole dubbio sull'impianto di colpevolezza.
La storia è interessante, forse la parte processuale un po' prolissa, ma lo stile del narratore rende la lettura sempre piacevole; l'ironico distacco dello sguardo del narratore sulle cose della vita, le sue considerazioni sul tempo che scorre lento nella giovinezza, essendo ricco di scoperte ed eventi e veloce in vecchiaia per la monotonia delle giornate, sull'assenza della verità che è, come affermato da Elias Canetti, "una roccia solo per chi non la sente e non la respira."

Giudizio sintetico: Tempus fugit