di Javier Cercas, Guanda
Thriller spagnolo di buona qualità, altalena i temi classici del giallo chandleriano a riflessioni introspettive, imperniandosi su un eroe suo malgrado che indaga su un efferato omicidio mentre salti temporali non spiazzanti ci raccontano la sua storia infelice, da ragazzo perduto a poliziotto ostinato. Godibile, può tuttavia rivelarsi a tratti poco credibile e indugia poco sui luoghi teatro della vicenda, che rimangono solo uno sfondo sfocato e avrebbero forse meritato più attenzione.
La Terra Alta è una regione decentrata della Catalogna nella quale è stato trasferito, per tutelarlo da eventuali rappresaglie, il poliziotto Melchor Marin, involontario eroe che da solo ha neutralizzato, uccidendoli, quattro terroristi islamici che stavano per compiere una strage. In quel distretto non succede mai niente, ma a Melchor va benissimo perché la sua storia di vita lo ha portato a desiderare il massimo della pace e della tranquillità possibili. La scoperta dei cadaveri orrendamente torturati e mutilati di due anziani benestanti è l'avvenimento che rompe la monotonia professionale di Melchor e mette in movimento un ciclo investigativo coordinato da un team di investigatori specializzati, provenienti da fuori, che lo coinvolgono con il suo vice solo in quanto esperti della zona.
L'indagine viene alternata alla storia di Melchor, un detective che sembra interrogarsi sul contrasto tra giustizia e forma giuridica, su delitto e punizione, sulla necessità di un aiuto valido per la riabilitazione. Un antieroe classico dal passato anomalo, quasi improbabile, per un thriller che presenta tutti i caratteri del noir classico ma che riavvolge il nastro del tempo per motivare, senza giustificarli, azioni e pensieri del suo protagonista mentre dà un carattere scontato, quasi macchiettistico, agli altri comprimari.
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