di Rosetta Loy, Einaudi
La scrittura come mezzo per conoscere se stessi, per fare chiarezza, ripercorrendo la propria storia inserita nella grande Storia, quella dell'Italia del secondo dopoguerra, quando il Paese viveva un periodo pesante nutrendo però la forte speranza di andare incontro a un futuro migliore. L'autobiografia di una donna che volge indietro lo sguardo attento, dolce, malinconico e sincero di chi non vuole fare sconti a nessuno e soprattutto a se stessa.
Rosetta, conosciuta da tanti lettori, è scrittrice di successo, autrice, per citare il suo romanzo forse più noto, di Le strade di polvere. In questo libro racconta la propria vita partendo dal 1942. Rosetta appartiene a una famiglia molto benestante, dell'alta borghesia, il padre è un costruttore. Un'educazione rigida, un'istitutrice, tre sorelle e un fratello. L'abitazione ai Parioli, le estati in Monferrato, gite, amicizie. Nel 1949, a 18 anni, l'incontro della vita: un ragazzo più grande, bello, un po' come Gregory Peck, del tutto diverso dai modelli paterni. Peppe Loy – fratello del futuro famoso regista Nanni – è squattrinato, parla degli errori del capitalismo, legge Marx, è comunista e si nutre di poesia. Il padre di Rosetta si oppone a una loro relazione e la ragazza, pur legatissima al padre, si ribella, racconta bugie, accetta qualche allontanamento dal ragazzo solo perché certa che sarà di breve durata. La ribellione a una visione della vita trasmessa dalla famiglia senza possibilità di sollevare dei dubbi è messa in discussione per sempre dalla Loy, che diventa convinta sostenitrice del "Forse". Un romanzo di formazione che, per certi versi, ricorda Lessico familiare della Ginzburg, anche per le affettuose citazioni di abitudini e modi di dire della propria famiglia; l'ironia e la simpatia del romanzo della Ginzburg rimangono tuttavia ineguagliabili.