venerdì 24 aprile 2020

La misura dell'uomo

di Marco Malvaldi, Giunti

In questo romanzo Malvaldi abbandona i simpatici anziani del Bar Lume per proiettare la sua ironia nel Rinascimento, e più precisamente alla corte di Ludovico il Moro nel periodo in cui Leonardo da Vinci si dedicava alla realizzazione, mai ultimata, del cavallo in bronzo del monumento equestre dedicato a Francesco Sforza. Ma la dimensione storica si intreccia con un'indagine investigativa che lo stesso Leonardo intraprende per risolvere il mistero di un cadavere sconosciuto rinvenuto nel cortile del castello. La leggerezza iniziale del racconto viene lentamente dissolta dal numero di personaggi, piuttosto elevato, che partecipano alla vicenda.

Milano, 1493. Leonardo è l'artista più apprezzato alla corte di Ludovico il Moro, il Duca che alterna la severa amministrazione della sua Signoria alle manovre politiche e alle attenzioni per la moglie e le varie amanti. Il ritrovamento di un cadavere misterioso nel cortile del castello, apparentemente morto per cause naturali sconosciute, dà l'avvio ad un intreccio complesso e ricco di personaggi, molti realmente vissuti, nel quale si alternano il racconto romanzato – non privo dell'ormai nota ironia dell'autore – ed eventi storici di sfondo che condizionano lo sviluppo dell'intreccio. Interessante anche l'alternanza tra il linguaggio moderno e alcune forzature linguistiche medievalizzanti che arricchiscono e rendono più immediato il contesto.
Ne esce un racconto ibrido, posizionato a metà tra storia e comedy thriller, che stuzzica l'attenzione del lettore in cerca di evasione, ma che riesce nel contempo a dare piccole notizie interessanti sulla vita del capoluogo meneghino in epoca rinascimentale. Peccato che questi accenni storici siano presentati in una forma forzatamente "didattica", più adatta ad un pubblico di giovani che d'altro canto – probabilmente – non si ritroverebbero nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione dei personaggi.

Giudizio sintetico: Leonardesco

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