giovedì 23 gennaio 2020

La palude dei fuochi erranti

di Eraldo Baldini, Rizzoli

Storia seicentesca, che ben si attaglia alla particolare lingua "gotica" ed evocativa caratteristica di Baldini. Con ambienti e personaggi che si altalenano tra il misticismo cupo delle abbazie e la più prosaica necessità di sopravvivenza della popolazione rurale della pianura romagnola nel XVII secolo, viene ricostruita la vicenda di un'indagine "dall'esterno" che risuona degli ambienti de "Il nome della rosa".

Romagna, 1630. Il paese di Lancimago si prepara all'epidemia di peste – di manzoniana memoria – che ha già colpito gran parte della pianura, e il cui soffio mortale sta per arrivare e mietere vittime. I frati di un'abbazia, nel preparare la fossa comune che temono si renderà necessaria, riesumano accidentalmente una serie di scheletri che evidenziano un eccidio antico e del quale non sanno capire l'origine. La scoperta dà origine a incomprensibili fuochi danzanti che sembrano la voce delle anime dell'inferno e alla comparsa di misteriosi personaggi, tra i quali l'inviato dell'arcivescovado, monsignor Diotallevi, un uomo duro e irreprensibile che deve approntare un cordone sanitario invalicabile per limitare – con provvedimenti anche drastici – la diffusione del morbo.
Romanzo dai toni cupi che richiamano ambienti tardo-medievali, tesse la trama di un giallo imperniato su un personaggio difficile, che alterna la propria naturale concretezza alla vocazione mistica propria del suo tempo.

Giudizio sintetico: Gotico

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