martedì 16 febbraio 2021

Il corpo docile

di Rosella Postorino, Einaudi 

Un romanzo duro, di quelli che ci introducono in una realtà di cui poco si parla e poco si conosce e, quasi, si è tentati di ignorare perché fa male: quella dei carcerati e dei bambini vissuti nei primissimi anni in carcere con la madre detenuta. È la storia della protagonista del libro, Milena, di 24 anni, che ha vissuto i primi 3 a Rebibbia, dove è nata. Un'esperienza che non si cancella, che lascia segni e cicatrici, costringendo la donna, anche a distanza di tempo, a restare chiusa in una gabbia di dolore e di paura. 

A 3 anni, come la legge prescrive, Milena lascia sua madre detenuta a Rebibbia per andare a vivere con la nonna e il padre. Il suo legame con il carcere è molto forte e continua negli anni successivi con il suo impegno in un'organizzazione di volontariato che si prende cura dei bambini reclusi con le proprie madri in carcere. Una volta alla settimana Milena accompagna i piccoli all'esterno, gioca con loro, soprattutto con il piccolo Marion, a cui si è molto legata. E poi la giovane mantiene un rapporto simbiotico con Eugenio, che ha condiviso con lei l'esperienza infantile del carcere . 
"Corpi docili", sono i corpi dei detenuti abituati a soggiacere agli ordini altrui senza poter scegliere quando mangiare, parlare, dormire... Il rapporto di Milena con il proprio corpo è molto difficile, soprattutto quello con il cibo: spesso, dopo aver mangiato, vomita. D'altronde il rapporto con la madre non è mai stato risolto. La donna non le ha dato protezione e sicurezza, necessarie nei primissimi anni, sofferente a sua volta per la sua vita da reclusa e per l'amore sbagliato e non ricambiato per il padre di Milena. L'esperienza dell'amore forse potrà aprire la" gabbia" di Milena , forse l'incontro con un uomo che la desidera e che lei desidera riuscirà a darle libertà. 
Un libro che a volte si vorrebbe interrompere, per la capacità della narratrice di delineare e far vivere davanti ai nostri occhi il buio di esistenze disperate. Proprio quella capacità narrativa e la forza delle parole scelte, fanno poi proseguire ed apprezzare il romanzo . 

Giudizio sintetico: Carcerario

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