di Giovanni Floris - Rizzoli
Colpisce come un conduttore televisivo pacato e autorevole come Floris possa rivelare in un romanzo una carica drammatica tanto diversa dalla freddezza cui è obbligato negli studi televisivi. Ed è subito mistero.In questo libro, Floris affronta un argomento diventato di attualità solo negli ultimi anni (il bullismo), ambientandolo tuttavia in un doppio temporale che salta dagli anni Ottanta ai giorni nostri. Al "come eravamo" un po' triste e malinconico dei film non solo italiani che si rifanno a questo filone, Floris contrappone una vera e propria opera teatrale travestita da romanzo, in cui il bullismo entra di prepotenza già dalle prime pagine e ci porta a perdifiato fino al sorprendente finale, lasciandoci a riflettere sul fatto che nessuno vince mai niente quando conquista la propria personale direzione di vita attraverso la prevaricazione fine a se stessa.
La trama si snoda in un ambiente chiuso, nel quale i protagonisti vengono attirati con un messaggio misterioso, e in cui affronteranno i nodi emotivi della loro natura, consapevoli di come erano e di come sono diventati, ma incapaci di sopportarsi e di supportarsi l'un l'altro, anche se costretti. L'io narrante è uno dei convocati, ma la vera protagonista è la cattiveria, che si annida in ognuno e che riesce a rovinare in egual modo la vita di vittime e carnefici.
Un libro che sicuramente ha preso spunto da fatti di cronaca - la natura giornalistica dell'Autore ha il suo peso - che si legge molto volentieri e che è sicuramente da far leggere ai propri figli adolescenti.
Un libro che sicuramente ha preso spunto da fatti di cronaca - la natura giornalistica dell'Autore ha il suo peso - che si legge molto volentieri e che è sicuramente da far leggere ai propri figli adolescenti.
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