domenica 27 settembre 2020

I girasoli ciechi

di Alberto Mendez, Guanda


Un libro molto bello, composto da 4 racconti, ognuno con un proprio titolo. Il quarto dà anche il titolo all'intera opera. Le storie si svolgono dalla fine della guerra civile spagnola (1939) ai primi anni del regime franchista. Sono storie di dolore, di morte, di sconfitti. Ma anche i vincitori, se tali possono dirsi coloro che prevalgono su altri uomini, per di più appartenenti al loro stesso Paese, vivranno disorientati, feriti al punto da non riuscire più a vedere il sole, la luce, come "girasoli ciechi". 

Quattro racconti, legati tra loro da sottili collegamenti, su personaggi sconfitti. Storie struggenti, come quella che si immagina scritta su un manoscritto ritrovato in una baracca sulla sommità di una collina tra le Asturie e Leon: la storia del poeta in fuga, dopo la guerra, con la sua compagna che muore dando alla luce il loro bambino. Non meno dolorose le altre tre: tutte si concludono però con il riscatto dato da gesti disperati, che sono tuttavia espressione di dignità e di valori vivi nonostante la tragicità delle situazioni. Narrati in modo sobrio ma intenso, con note liriche ma senza enfasi, i racconti rimangono ben impressi nel lettore anche se il narratore non fa ricorso a immagini o scene orripilanti ed estreme. Il dolore delle vicende di uomini, donne e bambini, che hanno vissuto momenti tragici come una guerra e il regime dittatoriale, costituiscono testimonianze efficaci e forse necessarie. Simboliche in questo senso le parole dell'epigrafe di C.Piera: "Superare vuol dire farsi carico, non voltare pagina o gettare nell'oblio... Il lutto vuol dire rendere nostra l'esistenza di un vuoto." 

Giudizio sintetico: Libertad

Nero come la notte

 di Tullio Avoledo, Marsilio Ed.

All'appello dei generi affrontati dall'Autore friulano mancava il noir: con questo thriller d'avanguardia Avoledo salta nel mondo dei detective "maledetti", in questo caso caratterizzando un personaggio tanto estremo da risultare quasi parodistico, nero nell'aspetto e nella fede politica, ma dotato di una grande costanza e di una generosità innata. A fare da cornice, una serie di personaggi altrettanto estremi, italiani e non, che si muovono in un Nordest travolto dalla crisi economica e nel quale si sono formati clan e nuclei abitativi sfruttati da ras di piccolo e grande spessore.

Friuli, giorni nostri. Come ne L'elenco telefonico di Atlantide, l'azione si svolge in una città dal richiamo orwelliano, Pista Prima, nella quale è presente un complesso periferico enorme e abbandonato a se stesso, le Zattere, in cui vivono abusivamente dei disperati, prevalentemente immigrati, che hanno costituito una città nella città, abbandonati a sé stessi e privi di ogni servizio essenziale, ma capaci di autogestirsi in modo efficiente. Sergio Stokar, ex poliziotto, ex marito, ex simpatizzante dell'estrema destra, ha subito un crollo professionale e personale e viene abbandonato quasi morto, dopo un pestaggio eseguito con metodo, proprio davanti alle Zattere. I suoi ricordi sono confusi, ma i capi di questa nuova Babele hanno deciso di soccorrerlo e curarlo, per farne il responsabile della sicurezza dell'eterogeneo caos sociale delle Zattere, negandogli gli strumenti minimi per la propria funzione (non dispone di armi, né di un'auto), ma imponendogli una terapia fisica e psicologica della quale è incaricato un medico strano ma capace. Alcuni atroci delitti, dei quali sono state vittima anche alcune ragazzine, costringono Stokar a rispolverare le proprie capacità poliziesche, addentrandosi in un mondo a cavallo tra l'ambiente dei clandestini e quello dei potentati economici locali, indagine che lo porterà a confrontarsi con il proprio passato per cercare di ristabilire un ordine delle cose che gli sia accettabile nel presente. 

Thriller anomalo, complesso nella trama e ricco di colpi ad effetto e citazioni letterarie e politiche, nonostante il contesto molto particolare, riesce a coinvolgere a sufficienza sia dal punto di vista della narrazione che da quello sociale, sebbene il protagonista e l'ambientazione risultino eccessivamente estremizzati per generare una vera e propria empatia.

Giudizio sintetico: Estremizzato

mercoledì 23 settembre 2020

Una donna normale

di Roberto Costantini, Longanesi

Dopo la fortunata serie dedicata al commissario Balistreri, Costantini propone un nuovo personaggio a cavallo tra Italia e mondo arabo: è una donna, in questo caso, madre occupatissima e funzionaria dei servizi segreti, che divide la propria vita tra una famiglia molto impegnativa e la caccia ai terroristi che si infiltrano in Italia. Ne nasce il ritratto di una persona che stenta a dividere in due la propria esistenza, integerrima in ambito familiare, ma che nel lavoro ha la necessità di scendere a compromessi per ragioni di Stato.

Aba Abate è una mamma e una moglie con un grigio impiego al ministero delle Finanze, che si dedica ai figli adolescenti e al marito aspirante scrittore con dedizione. Ma Aba, in realtà, è anche Ice, una funzionaria dei servizi segreti che si occupa del reclutamento e dei contatti con gli infiltrati nei nuclei di fanatici islamici che ruotano attorno alle moschee italiane, un compito delicato che viene sconvolto quando uno di questi infiltrati è ucciso in circostanze singolari. La conseguenza di questa morte è la possibilità che un terrorista suicida riesca ad entrare in Italia per farsi esplodere. Ice è quindi costretta ad intervenire anche sul campo, collaborando con un superiore e un agente arabo che non stima e con i quali deve condividere scelte difficili, mentre le incombenze familiari le piovono addosso e le rubano molto del tempo che servirebbe a concentrarsi sul caso.
Anche se il soggetto potrebbe ricordare la Paola Cortellesi del film "Ma cosa ci dice il cervello", in realtà il personaggio di Costantini è ritratto in modo molto più approfondito dal punto di vista professionale, dove soggiace alla gerarchia e all'arte del compromesso che caratterizzano i rapporti tra i servizi segreti dei vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ne nasce una storia complessa, a tratti declinata anche dal punto di vista sociale e politico, che sembra destinata a un seguito anche per alcune figure, come quella dell'amica Tiziana, che lasciano prevedere sviluppi futuri.

Giudizio sintetico: Doppio


lunedì 21 settembre 2020

L'ora incerta tra il cane e il lupo

di Hans Tuzzi, Bollati Boringhieri 


Un giallo ambientato a Milano, un'indagine affidata al commissario Melis e ai suoi uomini che, partendo dal ritrovamento del cadavere di una donna sfigurata, arrivano alla soluzione del caso. Il lettore segue la vicenda non con il fiato sospeso, ma incuriosito dalle particolarità della narrazione. 

Marzo 1985. A poca distanza da Milano, vicino all'abbazia di Chiaravalle, viene trovato il cadavere di una giovane donna, identificato poi con quello di Elisabetta Crimoli, giovane giornalista di origine siciliana. Una donna affascinante, ambiziosa, che aveva ottenuto nel giornale per cui lavorava una rubrica fissa, Il bel paese, un'intera pagina di arte, natura, problemi sociali dell'Italia. Per la donna,  anche un ex fidanzato e un nuovo compagno, e contatti con il mondo dell'alta finanza milanese. 
Le indagini si svolgono in una settimana, dal 20 al 27 marzo. Il clima è invernale e la città, e soprattutto la campagna intorno, portano ancora tracce della storica nevicata del gennaio 1985. Le vie di Milano, i locali come la Belle Aurore, dipingono l'ambiente in cui si svolge la storia e suggeriscono l'accostamento ai gialli di Simenon, citato peraltro dal narratore stesso. Tuttavia la psicologia dei personaggi, al contrario di quanto avviene nei libri dell'autore francese, è appena abbozzata e lo stesso Melis è poco caratterizzato. 
La narrazione, in cui è inserita talvolta qualche riflessione esistenziale, presenta inserimenti di varie citazioni e di frasi dialettali, non solo milanesi, che forse appesantiscono un po' la lettura. 

Giudizio sintetico: Meneghino

lunedì 14 settembre 2020

Un terribile amore

di Catherine Dunne, Guanda 

L'autrice di questo romanzo ha un ampio pubblico femminile già da tempo, dal grande successo de "La metà di niente" del 1997. I suoi libri narrano storie di donne tradite, oggetto di violenza psicologica o fisica, secondo una mentalità, a volte condivisa dalle donne stesse, per cui il sacrificio di sé e il potere maschile sono dati per scontati. Anche in questo romanzo le protagoniste, Calista e Pilar, vivono esperienze drammatiche conseguenze di "amori terribili".

Il romanzo segue in parallelo le storie di due donne, cui dedica capitoli intitolati ora all'una, ora all'altra, dagli anni '60 alla fine degli anni '80, con un breve epilogo nel 2015. Calista, una ragazza irlandese, di famiglia benestante; Pilar, spagnola, di una povera famiglia contadina, originaria dell'Estremadura. Quest'ultima ha nutrito, fin da ragazzina, il desiderio di andare via dal luogo di origine, spinta dalla madre che, morendo, l'ha drammaticamente esortata a fuggire dalla casa familiare per non finire a fare da serva al padre e ai fratelli. Un destino a cui, almeno lei, doveva ribellarsi. Calista a 17 anni incontra Alexandros, trentenne affascinante, di una ricca famiglia cipriota, di cui si innamora. Per lui lascia la propria famiglia, la sua terra, sposa e segue l'uomo a Cipro. Un ambiente diverso, una lingua diversa dove il suo sogno d'amore, pur arricchito dalla nascita di due figli, si spegne, soffocato dalla violenza e dal tradimento. Anche Pilar, nel suo sforzo di crearsi una sicurezza economica e di crescere come persona responsabile, vive un amore da cui scaturisce il dramma della separazione da un figlio non voluto. Vicende tragiche, sentimenti forti, fallimenti, esigenza di riscatto, presenza costante del dolore per l'assenza dell'amore vero. Tuttavia, nonostante la scorrevolezza della scrittura e l'efficacia della caratterizzazione dei personaggi, il romanzo non è del tutto convincente: le storie a tratti appaiono forzate e poco convincenti, alla ricerca di coincidenze improbabili e facili reazioni emotive... 

Giudizio sintetico: La douleur

domenica 13 settembre 2020

Lo specchio delle nostre miserie

di Pierre Lemaitre, Mondadori

Terzo e attesissimo libro della trilogia dedicata al periodo tra le due Guerre Mondiali – trilogia solo per il legame storico, senza collegamenti narrativi degni di nota – questo romanzo non riesce tuttavia a soddisfare appieno il lettore, rimanendo nei binari di un racconto storico molto circostanziato ma appassionante solo a tratti. Anche il caratteristico ribaltamento narrativo cui Lemaitre ha abituato i suoi ammiratori, in questo caso si limita solo a piccole trasformazioni dello spessore morale dei personaggi.

Parigi, 1940. Louise è una maestra elementare che ha appena perso la madre e che per arrotondare serve anche in un ristorante sotto casa. Un anziano cliente le fa un'offerta imbarazzante ma molto ben pagata, che Louise accetta, anche se perplessa, proiettandosi in una vicenda che le farà mettere in crisi la sua vita personale e familiare. La ragazza si troverà così ad incrociare le vicende parallele sia di Raoul e Gabriel, soldati dalla natura diversissima accomunati da un destino beffardo, sia di Désiré, un incredibile millantatore dal fascino magnetico e dalla proverbiale spudoratezza, sia, infine, di Fernand, una guardia che cerca solo di non farsi travolgere dagli eventi. Sullo sfondo, l'invasione della Francia da parte dell'esercito tedesco e l'esodo di parigini diretti a Sud in fuga dall'occupazione nazista.
Scritto con un'attenzione storica precisa, il romanzo si muove alternativamente tra le vicende dei vari protagonisti, ma così perde in parte la capacità di coinvolgere empaticamente il lettore proprio a causa della profonda diversità dei personaggi. Come sempre, Lemaitre si conferma un autore di spessore, ma il racconto risente del confronto con i primi due romanzi della trilogia, lo splendido Ci rivediamo lassù e il meno importante, ma comunque intrigante, I colori dell'incendio.

Giudizio sintetico: Fuggitivo

Gli anni al contrario

di Nadia Terranova, Einaudi

Un romanzo che si snoda tra la fine degli anni '70 e la fine del millennio, raccontando come la Storia – quella con la esse maiuscola – possa mettere in crisi l'esistenza di due post-adolescenti che, pur amandosi, non riescono a trovare la propria strada in comune, rischiando continuamente di perdersi, singolarmente, tra loro e nel mondo. Una storia di anni in cui i giovani hanno vissuto l'inquietudine del proprio tempo e forse l'hanno trasmessa in eredità ai propri figli.

Messina, Università di Filosofia. Giovanni e Aurora sono due studenti impegnati politicamente. Provengono da famiglie borghesi. Il padre di lui è un avvocato, il padre di lei, conosciuto come il "fascistissimo", è direttore del carcere cittadino. Forse proprio la reazione all'autoritarismo familiare spinge i due giovani all'impegno politico e al sogno di una società diversa e libera. I due si innamorano, lei rimane incinta e decidono di sposarsi, guidati nella scelta dall'intervento dei padri. Nasce Mara che, molto presto, mette in crisi il rapporto dei genitori. Giovanni è inquieto, sente che Aurora e Mara non possono bastargli, vuole partecipare alla lotta armata, spostarsi dalla realtà provinciale di Messina per entrare nel vivo della politica, andare a Milano, Bologna. Aurora è costretta quindi ad assumersi la responsabilità della crescita della bambina, sotto tutti i punti di vista, rinunciando ai propri sogni e alle proprie ambizioni. Giovanni si assenta sempre più spesso da casa senza neppure riuscire ad inserirsi nelle organizzazioni di lotta armata a causa della propria fragilità, finendo così in una condizione di frustrazione e vuoto esistenziale. Solo Mara nel tempo si rivela per lui un affetto vero e duraturo. 
Un romanzo molto amaro, scritto senza far trasparire giudizi, seguendo, in ordine cronachistico, le vicende dei protagonisti e tenendo sullo sfondo la Storia complessa di quegli anni. In conclusione, tuttavia, si coglie una autentica partecipazione e una traccia autobiografica, che giovano all'opera.

Giudizio sintetico: Malinconico

domenica 6 settembre 2020

Una lettera per Sara

di Maurizio De Giovanni, Rizzoli 

"A Graziella Campagna, morta nel silenzio" è la dedica del libro da parte dell'autore a una giovane di soli 17 anni uccisa dalla mafia nel 1985 per essersi trovata accidentalmente nel luogo e nel momento sbagliati. Il desiderio di ricordare la vittima di un orrendo crimine è forse lo spunto per il terzo romanzo della serie che ha come protagonista Sara Morozzi, detta Mora. Un romanzo avvincente, ben costruito, migliore dei due precedenti. 

Sara è stata un' agente dei Servizi segreti. Massimiliano, il suo superiore in quella squadra di agenti, è stato anche l'amore della sua vita. Per lui ha lasciato marito e figlio, che non l'ha mai perdonata e si è rifiutato di vederla (lo rincontrerà solo dopo la tragica morte del giovane, su un tavolo dell'obitorio). Sara ha svolto il suo lavoro avvalendosi di un talento particolare, la sua capacità di analizzare i più piccoli gesti delle persone e di interpretarli, di leggere le loro labbra, di cogliere le mille sfumature che in genere sfuggono. Lei, una donna poco assai poco appariscente,"invisibile", è riuscita a guardare così attentamente gli altri da carpirne i segreti. Ora è in pensione, Massimiliano è morto stroncato dalla malattia e a Sara, una donna dai capelli ormai grigi pur non essendo anziana, divenuta ancora più anonima, sono rimasti Viola, compagna del figlio morto, il nipotino Massimiliano e l'amico Davide Pardo, ispettore di polizia. Quest'ultimo viene contattato da un suo ex superiore, Angelo Fusco, che gli chiede aiuto per poter far visita a un detenuto in carcere, Antonino Lombardo, gravemente malato, prossimo alla fine, che ha chiesto di vederlo probabilmente per ripulire la propria coscienza. La morte del Lombardo avviene prima che Pardo si muova per fare incontrare i due. Grande è l'ira di Angelo Fusco, che aveva sperato, parlando col Lombardo, di arrivare alla verità sulla scomparsa di una giovane studentessa, avvenuta nel 1990, su cui da trent'anni sta indagando per motivi personali. Sara, mossa anche da vaghi ricordi del passato, legati al suo compagno di vita, dirige l'indagine che – con l'aiuto di Pardo e di Viola – porterà alla verità sul caso. Una storia che si legge volentieri per la scrittura scorrevole e curata e per l'assenza di banalità: la vicenda infatti fa riferimento ad alcuni grandi mali del nostro Paese, servizi deviati, mafia, magistratura corrotta. Pregevole l'approfondimento dei caratteri dei personaggi, soprattutto dei tre protagonisti della serie, che si arricchiscono di sfumature e suscitano empatia nel lettore. 

Giudizio sintetico: Intrigante