sabato 29 febbraio 2020

Bianco

di Bret Easton Ellis, Einaudi

Saggio autobiografico feroce e americanissimo sull'omologazione del pensiero democratico nell'epoca di Internet. Bersaglio della critica l'imposizione della condivisione del pensiero nei social, che impone di mettere i "Mi piace" alle pagine più politically correct bersagliando di insulti e mettendo alla gogna mediatica chi la pensa diversamente, e l'incapacità di accettare la realtà da parte di quella sinistra che non ha saputo accettare la sconfitta politica conseguente all'elezione di Donald Trump alla presidenza degli USA.

Un racconto autobiografico privo di pudore, quello di Ellis, che usa la narrazione di sé stesso per un'analisi critica senza scrupoli del pensiero politico e della cultura statunitensi degli ultimi 20-30 anni. Filo conduttore, il fastidio provato per l'intransigenza degli intellettuali democratici che dall'elezione di Trump hanno messo in atto una furiosa Resistenza fatta di un misto di ipocrisia e rifiuto della realtà, comportamenti che grazie ai social hanno finito per diventare epidemici condizionando l'intero mondo di cinema, TV, Internet e social media al quale l'autore appartiene da sempre.
Controcorrente e dichiaratamente NON politically correct, lo sfogo di Ellis offre sicuramente numerosi spunti di riflessione sul destino del pensiero contemporaneo, tuttavia al lettore italiano può apparire distante e privo di collegamenti con il vissuto, a causa dell'aspetto autobiografico imperniato su attività editoriali, pubblicazioni, personaggi pubblici, programmi TV e poadcast non sempre abbastanza noti al di fuori degli Stati Uniti, ad eccezione di quelli firmati da Ellis stesso. Nel complesso, rimangono comunque sempre apprezzabili lo stile e l'ironia dell'autore di American Psycho, almeno in questa efficace traduzione di Giuseppe Culicchia.

Giudizio sintetico: Anticonformista

Carnaio

di Giulio Cavalli, Fandango

Romanzo grottesco dai toni blandamente ironici e dal ritmo incessante, in cui il confine tra la critica sociale e l'eccesso teatrale dei monologhi dei protagonisti appaiono talvolta in conflitto. Il libro racconta la storia impossibile di una catastrofe misteriosa e incomprensibile che colpisce un piccolo paese costiero, trasformando dal punto di vista sociale e individuale tutti gli abitanti. Macabro e quasi privo di punteggiatura, richiama alla mente un tracollo politico di tipo orwelliano, ma senza la stessa forza critica.

DF è un piccolo paese immaginario della costa italiana, caratterizzato dalla presenza di alcune tipologie umane proprie della realtà di una piccola comunità: il sindaco "eterno", che sopperisce al limite dei mandati candidando il figlio, la vamp appassita che ancora attrae tutti i maschi del paese, il conduttore istrione di una rete locale ammirato dalle casalinghe, il ricchissimo imprenditore, i pescatori che annaspano per sbarcare il lunario ecc. Ed è proprio un pescatore a trovare tra gli scogli il cadavere di un uomo dalla pelle scura vestito di pochi stracci ormai fatti a pezzi dai pesci. Sembrerebbe l'ennesima tragedia frequente sui litorali italiani, ma il tentativo di archiviazione dello svogliato commissario della locale stazione dei Carabinieri è contraddetto da altri ritrovamenti di cadaveri, che iniziano a ripetersi fino a quando il fenomeno assume una dimensione tale da costringere tutti gli abitanti a cambiare le proprie abitudini e i limiti della propria umanità.
Profetizzando un mondo tragico in cui la morale comune cede il passo alle dinamiche politiche ed economiche più spietate, il romanzo porta volutamente all'eccesso alcune caratteristiche tutte italiane, come la capacità di affrontare le emergenze con fantasia e capacità imprenditoriale, gli scrupoli che vengono abbandonati non appena il sentire comune li rende obsoleti, lo scarico delle responsabilità politiche nei momenti di crisi, la voglia di affidarsi all'uomo forte nei momenti più difficili. Tuttavia la miscela di satira e horror, complice una forma narrativa "a cascata", i cui i periodi sembrano precipitare gli uni sugli altri, pur rendendo veloce la lettura, non riesce comunque a convincere del tutto.

Giudizio sintetico: Cadaverico

giovedì 27 febbraio 2020

La vedova scalza

di Salvatore Niffoi, Adelphi

Tanto difficile quanto affascinante, questo romanzo storico ci introduce in un mondo autarchico, la Barbagia del periodo fascista, attraverso la musicalità di una commistione tra italiano e dialetto che riesce non soltanto a comunicare passioni, colori e durezza di un contesto rurale fatto di emozioni forti e sangue, ma anche i rumori e gli odori di un ambiente dominato da animali e piante nel quale gli umani si muovono e si scontrano con rapporti sociali, regole e abitudini arcaiche ma autentiche.

Nella Barbagia degli anni tra le due Guerre mondiali si compie il destino di Mintonia Savuccu, giovane vedova del latitante Micheddu, ucciso in modo cruento dopo una vita passata per buona parte alla macchia. Il dolore e la rabbia di Mintonia esplodono nel primo capitolo con un lungo monologo che traccia la linea lungo la quale si muove il resto del romanzo, una lunga lettera scritta a caldo e spedita alla nipote dall'America Latina mezzo secolo dopo, perché il ricordo non muoia con i protagonisti di una vicenda in cui la rabbia e il carattere hanno deciso della vita e del futuro di vittime e colpevoli.
La scelta di Niffoi di servirsi del dialetto per tracciare con maggiore musicalità il terreno delle vicende, inizialmente lascia il lettore non sardofono alquanto perplesso e attonito, tuttavia dopo il primo capitolo – davvero spiazzante – il registro cambia a sufficienza da permettere una comprensione maggiore del racconto, storia della vita e della sete di vendetta di una donna combattiva che non riesce ad accettare il destino che il suo paese sembra averle assegnato.

Giudizio sintetico: Balente

venerdì 21 febbraio 2020

Una domenica

di Fabio Geda, Einaudi

Non accade molto in questo romanzo, descrizione dell'incontro della solitudine di un uomo diventato vedovo da poco e di una giovane donna che ha perso la voglia di far fronte alle difficoltà della vita. La voce narrante esterna, la figlia dell'uomo, marca ancora di più la difficoltà di riuscire a rendere reciproci pensieri ed emozioni dei due protagonisti, per i quali trovare una vera confidenza è difficile nonostante il loro animo glielo suggerisca con forza.

Torino. Il padre della voce narrante è un tecnico esperto di ponti che ha girato il mondo e che una volta in pensione si è ritrovato vedovo a causa di un incidente stradale occorso alla moglie. Sebbene inesperto in cucina, con pazienza e ostinazione ha deciso di preparare un luculliano pranzo domenicale per la famiglia di un'altra figlia, così da passare la domenica con le nipotine che vede raramente. Ma la caduta da un albero di una delle due piccole fa saltare l'incontro e il pensionato si trova con una tavola imbandita e nessuno con cui dividerla. Amareggiato – e preoccupato per la nipotina che non può raggiungere –, decide quindi di uscire a piedi e incontra casualmente Elena e Gaston, una madre e un figlio che sembrano ancora più soli di lui. L'invito che ne consegue si offre come spunto per conoscere la vita, le emozioni, i segreti e le difficoltà di interazione interne agli affetti familiari dell'uomo, la cui storia è emblematica di una generazione ricca di speranze e conscia del proprio valore, messa a confronto con le disillusioni della generazione successiva, che ha perso troppo in fretta le prospettive per il proprio futuro ma il cui spirito non è ancora spento.

Giudizio sintetico: Generazionale

Tracce dal silenzio

di Lorenza Ghinelli, Marsilio

Thriller riminese in cui si mischiano gli ingredienti più tipici del genere: l'omicidio, una misteriosa vicina di casa, un parco buio e pericoloso, due fratelli trascinati loro malgrado nel mistero di un delitto avvenuto vicino alla nuova casa in cui sono andati ad abitare. Per chi non conosce questa autrice di noir, sicuramente un'occasione per scoprirne le caratteristiche.

Una ragazzina di dieci anni che è diventata sorda dopo un incidente inizia a sentire una misteriosa musica, proprio mentre nel parco vicino alla sua nuova casa un ragazzo, compagno di scuola del fratello maggiore, viene ucciso. Dopo poco tempo la famiglia di Nina riceve la visita di un'anziana vicina di casa, per la quale la bambina è il ricordo di un passato lontano, mentre il fratello, invaghitosi di una compagna di scuola che vive in una casa-famiglia, inizia un percorso di piccoli sotterfugi per avere l'occasione di incontrarla.
Anche se il finale iperbolico non riesce a stare al passo con la tensione creata dallo sviluppo del racconto, si tratta comunque di un noir piacevole e dalla lettura veloce, soprattutto grazie alla caratterizzazione della famiglia dei protagonisti, un mondo particolare i cui membri presentano vizi, pregi e difetti della gente comune, mantenendo comunque un sodalizio di fondo anche nei momenti più difficili.

Giudizio sintetico: Acustico


giovedì 20 febbraio 2020

L'invisibile

di Giovanni Floris, Rizzoli

Un romanzo sull'identità e sull'importanza della visibilità nel mondo dei media. La storia di due vite che più diverse non potrebbero essere e che si incrociano per caso: da un lato un uomo con il desiderio di emergere nel mondo digitale, dall'altro una persona nota che ha la necessità di mantenere un profilo basso per tutelare affari e reputazione.

Roma, oggi. Un giornalista e blogger free lance che si arrangia con piccoli lavoretti – Antonio – incontra per caso un noto imprenditore di successo – Fausto – nel negozio di un barbiere di periferia. L'imprenditore è un uomo schivo che sfugge la notorietà e, anche per questo, rappresenta un importante punto di riferimento per il "mondo che conta": si dice persino che potrebbe diventare il nuovo sindaco della Capitale. Sospettando che stia nascondendo qualcosa di losco, il giornalista fiuta lo scoop e si mette alle calcagna di Fausto per scoprire quali siano le manovre oscure che l'uomo ha in mente. Gli avvenimenti travolgeranno entrambi, portandoli in una spirale di sospetti e illazioni che la scomparsa del barbiere renderà ancora più misteriosi.
Romanzo a due voci nel quale si alternano i due diversi modi di vedere il mondo dei due personaggi principali, fino ad un epilogo non proprio all'altezza delle premesse. Interessante comunque soprattutto per il quadro sociale, spaccato di un mondo nel quale la vera natura delle persone tende troppo spesso a coincidere forzatamente con la loro immagine pubblica.

Giudizio sintetico: Who's who

martedì 18 febbraio 2020

Qualunque cosa accada

di Ciro Noja, Astoria

Un romanzo che inizia con un duplice omicidio. Non un thriller o un noir. Si tratta piuttosto di una storia che scava nella psiche della colpevole, Viola, una quindicenne milanese, e in quella di suo padre, Pietro, nei loro rapporti, prima e dopo un evento così tragico. Emergono rapporti familiari complessi, apparentemente normali, sentimenti contraddittori di odio e di amore. Soprattutto emerge la consapevolezza dolorosa del padre di non essere riuscito a conoscere la figlia, pur volendole bene.

Milano, 2015. È la città dell'Expo quella in cui vive una famiglia all'apparenza come tante, anche se si tratta di una famiglia "allargata": Pietro infatti ha perso la moglie Elena, stroncata dalla malattia quando la loro figlioletta Viola aveva solo 6 anni. Dopo i primi anni segnati dal lutto, in cui padre e figlia si sono fatti forza stringendosi l'uno all'altra, pian piano Pietro ha ritrovato fiducia nella vita e ha incontrato Chiara, con la quale ha creato un bel rapporto, che ha portato al matrimonio. Sono stati attenti entrambi a Viola, hanno cercato di coinvolgerla e di avere pazienza, pensando che quell'iniziale ostilità di fronte alla "intrusa" si sarebbe dissolta. Questione di tempo, così pensavano. Poi è nato il loro bambino, Andrea, che hanno messo in braccio a Viola per farglielo sentire come un fratello. La realtà era molto diversa ed è tragicamente emersa quando Viola ha ucciso la matrigna e il piccolo Andrea di 1 anno.
La narrazione è a due voci, quella di Pietro e quella di Viola. Attraverso le loro parole viviamo i fatti precedenti la strage e quelli successivi, i sentimenti dei personaggi, le fragilità talvolta gravissime degli adolescenti, che gli adulti talvolta non colgono e capiscono quando è troppo tardi.

Giudizio sintetico: Father & Daughter


martedì 4 febbraio 2020

Cleopatra va in prigione

di Claudia Durastanti, Minimum fax

Un romanzo breve, intenso. Protagonista una giovane, Caterina, che come Cleopatra e altre donne è divisa tra due uomini; Aurelio, il fidanzato di sempre, ora in prigione a Rebibbia per un giro di prostituzione e droga, e un poliziotto, con cui la ragazza ha un rapporto più passionale, impegnato proprio nell'indagine su Aurelio. Un romanzo malinconico, rassegnato e desolante in cui il destino pare immodificabile anche se, a tratti, rispunta una fragile e illogica speranza.

Periferia est di Roma. In un grande palazzo, costruito negli anni '70, vive Caterina con sua madre e una gatta grigia. Il padre si è trasferito altrove, dopo essere stato in carcere per adescamento di minorenni.
Ogni giovedì – dalle tre alle quattro – Caterina va a Rebibbia a trovare Aurelio. Il ragazzo è convinto di essere stato incastrato e coinvolto in presunte attività illecite che si sarebbero svolte nel night club che gestiva con il suo socio Mario. Chiuso il night, Mario scappato all'estero, Caterina lavora in uno squallido albergo in cui non va nessuno. Prima aveva lavorato anche lei nel night come spogliarellista e poi, dopo un infortunio all'anca causato da uno scatto di violenza di Aurelio, come truccatrice. Il sogno di bambina, quello di diventare una ballerina di danza classica, non le è rimasto se non forse in un particolare modo di incedere camminando.
Un romanzo curato, minimalista, privo dei consueti cliché descrittivi della periferia romana ma non per questo meno efficace. La storia, narrata a tratti in prima persona dalla protagonista, a tratti da un narratore esterno, colpisce il lettore per la desolazione delle esistenze dei personaggi ma non lo coinvolge emotivamente, rendendo la lettura, pur scorrevole e facile, non molto piacevole.

Giudizio sintetico: Carcerario

sabato 1 febbraio 2020

Lo stato dell'unione

di Nick Hornby, Guanda

Il sottotitolo, "Scene da un matrimonio" non potrebbe essere più esplicito, per questa ironica pièce teatrale fatta di dieci dialoghi tra un marito e una moglie in crisi, tutti ambientati nello stesso bar alla vigilia di dieci sedute di un ciclo di terapia di coppia. Con il caratteristico humour che lo contraddistingue, l'autore inglese di Un ragazzo e Come diventare buoni mette questa volta a nudo le ferite e i rimpianti di una coppia che tenta in ogni modo di superare le difficoltà della mezza età aggrappandosi ad un matrimonio che sembra fallire.

Louise e Tom: lei gerontologa, lui critico musicale al momento disoccupato. Hanno deciso di rivolgersi ad una terapeuta per superare la crisi che sta annullando il loro matrimonio, e il ciclo della terapia prevede dieci incontri, prima di ognuno dei quali si ritrovano in un pub per parlare, litigare, o comunque fare il punto della situazione. Nei loro battibecchi serrati – ironici e sarcastici – le recriminazioni e le passioni di molte coppie che spesso si aggrappano al vissuto con rabbia o nostalgia, chiedendosi cosa sia più importante per il loro legame, se la diversità o la somiglianza. Il tutto dipinto con un occhio alla Brexit e uno alla capacità di perdonare.
Libro breve, quasi una sceneggiatura, ma capace di coinvolgere i lettori per l'universalità del tema e per lo spirito dei due personaggi.

Giudizio sintetico: Dialogico