mercoledì 25 dicembre 2019

Istruzioni per diventare fascisti

di Michela Murgia, Einaudi

"Fascista è chi il fascista fa" evoca nel sottotitolo il Forrest Gump che campeggia sulla copertina di questo piccolo ma appassionato libro, ironica guida che spiega le caratteristiche del successo della nuova estrema destra dei giorni nostri.

Raccontato come un'ironica apologia del fascismo da un'autrice convintamente democratica, in realtà il libro è un vero e proprio saggio politico che pone interrogativi non banali sull'avanzata politica delle nuove destre, senza fare sconti né ai nuovi "fascisti", né agli intellettuali di sinistra che – almeno nelle intenzioni dichiarate – si propongono di rappresentarne l'alternativa.
Basta una rapida scorsa all'indice e a qualche pagina del testo per capire quanto l'analisi dei nuovi fascismi sia precisa e attuale, dipinta con uno stile propedeutico estremo che sottolinea come la vera ironia sia raccontare le opinioni dell'altro con la sua stessa lingua, facendo in modo che siano le sue stesse parole ad evidenziarne le contraddizioni. Tuttavia, un livello più profondo emerge da un esame più attento: a scavare nell'inconscio, forse tutti sono un po' fascisti, e la vera scaltrezza del nuovo corso della destra è proprio quella di riuscire a portare alla luce il "cuore nero" di ognuno, un'anima che a dispetto delle dichiarazioni più politically correct viene messa a nudo con fredda evidenza dal curioso "fascistometro" che chiude il libro e che lascia dubbioso e stupefatto anche il lettore di sinistra più sicuro delle proprie convinzioni politiche, tanto da spingere l'autrice a fornire un'interpretazione guidata dei risultati.

Giudizio sintetico: Antifascista... o no?

venerdì 20 dicembre 2019

Persone normali

di Sally Rooney, Einaudi

Protagonisti di questo romanzo due adolescenti come tanti, Marianne e Connell. Come altri adolescenti, avvertono la difficoltà di crescere trovando uno spazio, una dimensione che rispetti il proprio modo di essere in rapporto agli altri. E come tanti, sentono il bisogno di diventare "persone normali" attraverso l'accettazione di sé. A volte i ragazzi hanno la fortuna di vivere amicizie o amori che aiutano a far emergere il lato migliore del proprio io e acquisiscono un po' più di sicurezza che facilita il loro cammino di vita.

In un paese dell'Irlanda Marianne e Connell frequentano lo stesso liceo. Lei proviene da una famiglia benestante con rapporti affettivi conflittuali, lui è figlio di una ragazza-madre, domestica della madre di Marianne. Estrazione sociale diversa, caratteri diversi: lei sensibile, poco inserita tra i coetanei da cui è spesso evitata, lui bello, ammirato e stimato anche per le sue capacità calcistiche. Eppure tra i due nasce un'amicizia intensa, anche se inizialmente nascosta agli altri, che continua anche negli anni del college, a cui Connell è ammesso grazie ai suoi meriti scolastici.
Una storia normale quella dei due giovani, una storia di amicizia e amore fatta di passione, allontanamenti, tradimenti. riunificazioni. Un percorso complesso, legato alla difficoltà di riuscire a fidarsi dell'altro, cosa che presuppone l'aver acquisito stima e considerazione di sé.
Scritto in una prosa piana e facile, il romanzo – definito "caso editoriale dell'anno" – può essere una lettura interessante, anche se rimane poco comprensibile il grande successo ottenuto.

Giudizio sintetico: Gioventù


venerdì 13 dicembre 2019

Nelle mie vene

di Flavio Soriga, Bompiani

Un romanzo sul senso di appartenenza ai luoghi, tanto più difficile da trovare quanto più il protagonista si trova a doversi dividere tra la sua isola natale, la Sardegna, e le metropoli più grandi d'Italia. A sottolineare il suo essere sempre e comunque un sardo – anzi, un cagliaritano della provincia – una patologia prettamente mediterranea che lo accompagna per tutta la vita e che gli scorre nelle vene come una spada di Damocle, senza tuttavia impedirgli di vivere una vita interessante, grazie soprattutto ad una famiglia allargata dalle imprevedibili risorse.

Come il cugino, un simpatico istrione di pochi anni più grande, anche Aurelio Cossu è nato talassemico, in un paesino – Uta – di poche migliaia di abitanti a cavallo tra la città, Cagliari, e un Campidano piatto e lontano dal mare nel quale nei mesi invernali essere sardi non è facile. Aurelio altalena la voglia di fuggire alla nostalgia delle origini, dividendosi tra un lavoro come autore televisivo che lo costringe a passare periodi lunghi a Roma e Milano e dinamiche familiari che lo vedono figlio, padre, figlioccio, sempre con qualcosa di nuovo da osservare e da scoprire.
Con una lingua non facile, una cascata di parole nella quale spiccano inversioni tipiche di un registro regionale evidente e musicalmente connotato, Soriga ci porta in una Sardegna diversa sia dagli stereotipi sulla chiusura sociale dei paesi dell'interno che dalla banalità alla moda delle mete turistiche più note, tracciando un quadro estremamente realistico di una generazione allo stesso tempo insulare e cosmopolita che vuole trovare una propria strada, pur non sapendo ancora districarsi tra tradizione e modernità.

Giudizio sintetico: Blues cagliaritano


venerdì 6 dicembre 2019

Notte a Caracas

di Karina Sainz Borgo, Einaudi

Il tradimento di una rivoluzione latinoamericana che sfocia in una guerra civile, tragedia mai avvenuta in Venezuela nei termini raccontati nel libro, ma costruita con una verosimiglianza che la rende più vera del vero. Un romanzo che potrebbe essere la cronaca di uno dei ribaltamenti politici di una qualsiasi delle nazioni del continente sudamericano, e nel dramma di una donna che cerca di sopravvivere alla barbarie dilagante si possono ritrovare la paura e la disperazione di tutte le vittime di ogni guerra civile.

Adelaida è una donna appartenente a quella piccola borghesia che nel Venezuela della ripresa economica e del mercato libero si era costruita un piccolo mondo confortevole: qualche amicizia, un lavoro intellettuale, la compagnia domestica di una madre anziana in parte da accudire. Ma la crisi politica e finanziaria ha purtroppo precipitato il Paese nella corruzione e nella violenza, la madre si è ammalata gravemente, a stento si riescono ancora a trovare i generi di prima necessità e i medicinali necessari. Per sfuggire al dilagare dell'abbrutimento sociale e riuscire a sopravvivere, Adelaida dovrà abbandonare ogni legame, ogni ricordo, facendo appello agli unici valori che in un conflitto sociale riescono a garantire la sopravvivenza: assenza di scrupoli e freddezza.
Un romanzo scritto con forza, passione e con un impressionante realismo, che è anche un canto disperato per un paese travagliato che non riesce a trovare una propria stabilità e nel quale sembra che solo i soggetti peggiori riescano a prosperare.

Giudizio sintetico: Sopravvivenza

martedì 3 dicembre 2019

Qualcosa c'inventeremo

di Giorgio Scianna, Einaudi

Un romanzo sugli adolescenti e per adolescenti, una storia che ci riporta alla difficoltà di crescere e di accettare regole e divieti che a volte appaiono incomprensibili. Una storia che gli adulti potrebbero discutere con i ragazzi, magari a scuola, per confrontare i punti di vista e trovare insieme più valide modalità di comunicazione tra generazioni. Una prosa scorrevole e pulita rende la lettura facile e veloce.

Due fratelli – Mirko, diciassette anni, Tommaso, undici anni – vivono da soli. I genitori sono morti in un incidente e loro sono rimasti nella loro casa di Milano, aiutati e seguiti dallo zio Eugenio, che ne ha la tutela e amministra con attenzione i loro beni e tiene i rapporti con i docenti, assicurandosi che il profitto dei nipoti sia positivo. Lo zio abita a Pavia con la moglie, la zia Marghe, e progetta di far trasferire i ragazzi nella sua città in modo da poterli avere vicino.
Ma cosa pensano Mirko e Tommaso? Gli adulti, pur attenti alle loro esigenze materiali e pratiche, gravati dalla responsabilità della loro crescita, non riescono a mettersi in comunicazione con loro.
Così Mirko non riesce a convincere lo zio ad anticipargli i soldi destinati alle vacanze estive per assistere con i suoi amici alla finale di Champions League al Santiago Bernabeu di Madrid, dove si sfideranno Inter e Bayern Monaco; quella trasferta potrebbe anche essere l'occasione per trascorrere la notte con la bella fidanzatina Greta, che fa parte del gruppetto dei tifosi. Mirko vuole procurarsi in qualsiasi modo il denaro. Non riesce a comprendere le conseguenze che il contatto con certi tipi loschi, disposti a dargli la somma necessaria, potrà provocare. Il senso di onnipotenza tipico degli adolescenti gli fa pensare di poter facilmente risolvere le cose. Non sarà così.

Giudizio sintetico: Adolescenziale

domenica 24 novembre 2019

Dove un'ombra sconsolata mi cerca

di Andrea Molesini, Sellerio

Romanzo di formazione ambientato nella laguna veneta durante la Seconda Guerra Mondiale, un periodo in cui per un ragazzo nato nel 1930 crescere in fretta non era una scelta, ma una necessità. All'ombra di un padre dal carattere imponente e nel ricordo di una madre scomparsa che "annusava la vita" per capirla, Guido passa dalla scuola al contrabbando come se il passaggio fosse naturale, nelle corde di un tempo e di un luogo inospitale ma affascinante come la gente che lo abita. 

Il Comandante è un ufficiale di Marina dal carattere forte e con la passione per i mappamondi. Concreto e calcolatore, si affida ai numeri per interpretare le rotte e navigare nella vita. Tutto il contrario della moglie, una donna elegante che si affida ai sensi (soprattutto udito e olfatto) per capire il mondo e la gente. Il loro unico figlio, Guido, naviga con leggerezza tra queste due visioni così diverse, passando dall'infanzia all'adolescenza mentre attorno a lui si attraversa una guerra totale. Con la scomparsa della madre e il suo arruolamento nelle fila di un gruppo partigiano diretto dal padre e dedito soprattutto al contrabbando, il confine tra l'essere bambino e diventare adulto sembrerebbe completamente superato, tuttavia alcuni fatti nuovi costringeranno Guido ad una nuova, dolorosa, crescita.
Con una prosa forte ed evocativa, a tratti ai limiti del barocco, Molesini ci conduce con salti temporali continui alla ricerca del momento in cui un ragazzo diventa uomo, consapevole che spesso questo momento coincide con un passaggio profondamente doloroso.

Giudizio sintetico: Lagunare

martedì 19 novembre 2019

La regola dei pesci

di Giorgio Scianna, Einaudi

Un romanzo sui giovani e quindi anche sugli adulti con i quali i ragazzi vivono, in particolare genitori e insegnanti. La storia vede una frattura profonda tra i due mondi. Ragazzi angosciati dal vuoto interiore, dall'assenza di prospettive e sogni e di visioni del futuro; adulti inconsapevoli del disagio adolescenziale e talvolta incapaci di far loro da guida. Una narrazione che dà un quadro cupo senza muovere accuse, con lo sguardo di chi vuole capire mettendosi nei panni di alcuni giovani.

Giorni nostri, una località non lontana da Milano. Quattro ragazzi: Ivan, Roberto, Anto e Lorenzo, in alcune parti il narratore della storia, progettano un viaggio estivo, un classico giovanile, una vacanza in Grecia. Ma dal 22 luglio, data prevista di termine del loro viaggio, "spariscono". Non danno più notizie, non sono rintracciabili né su Facebook, né sui cellulari. Angoscia delle famiglie. A settembre il liceo Tommaseo, frequentato dai ragazzi, riprende regolarmente le lezioni ma i quattro banchi restano vuoti.
Poi Lorenzo ritorna, ma è molto cambiato. Non parla, non dà spiegazioni ai genitori, che lo controllano assiduamente senza riuscire a aprire un dialogo con lui. Medesima situazione con i suoi docenti. L'inchiesta poliziesca in corso ipotizza un'associazione terroristica a cui i ragazzi avrebbero aderito.
Al centro del romanzo il gruppetto di amici, in cui ogni ragazzo si riconosce e si muove seguendo il movimento degli altri, come i pesci. Non importa se a guidare il gruppo è un "ideale" sbagliato, distruttivo, reso magari affascinante dai video che circolano su internet.
Un romanzo coinvolgente, scritto in modo scorrevole e facile, che i ragazzi potrebbero apprezzare. Una storia che ci riporta all'analisi di Umberto Galimberti, a quell'ospite inquietante, vale a dire al nichilismo dei nostri tempi, distruttivo soprattutto per gli adolescenti.

Giudizio sintetico: 18 anni


domenica 17 novembre 2019

Tokyo Blues

di Haruki Murakami, Feltrinelli

Una storia sentimentale e di formazione priva di fronzoli, adatta sia al pubblico femminile che a quello – soprattutto – maschile. Ambientato nel più lontano dei mondi rispetto al lettore europeo, il Giappone della fine degli anni '60, il romanzo riesce comunque a toccare tutti i temi propri dell'esistenza a tutte le latitudini: come a sottolineare che passioni giovanili, speranze, vita, morte vengono affrontate in tutto il mondo con lo stesso difficile approccio in barba a qualsiasi differenza etnica, storica o geografica.

Tokyo, fine anni '60. Watanabe è uno studente ospite di un collegio maschile rigoroso ma non eccessivamente. Alle spalle ha una perdita grave, che ha lasciato il segno nel suo vissuto lasciandogli anche un sentimento contraddittorio e spaesante nei confronti della bella Naoko, ragazza smarrita e distante. Come in altri romanzi dello scrittore giapponese, la storia non presenta avvenimenti eclatanti o cambi narrativi rapidi e sconvolgenti, tuttavia riesce a catturare il lettore fino alla fine soprattutto grazie alla precisa ed elegante descrizione di personaggi tipici molto verosimili e interessanti: il metodico Sturmtruppen, la frizzante e intrigante Midori, il cinico e disinibito Nagasawa, la saggia e problematica Reiko solo per citare i più caratteristici. Come cornice, una colonna sonora ricca di brani e autori pop, rock e jazz e diversi piatti della cucina giapponese non casuali che fanno passare in secondo piano la descrizione poco definita di una città che avrebbe meritato maggiore attenzione e che viene invece data per scontata. Da notare anche che il livello di immedesimazione tra narratore e protagonista è tanto stretto che è impossibile non vedere una certa similitudine tra alcuni fatti narrati e la biografia dell'autore, nonostante il poco convinto post-scriptum neghi in parte la cosa.

Giudizio sintetico: Emozionale

lunedì 11 novembre 2019

Tutto sarà perfetto

di Lorenzo Marone, Feltrinelli

La riconciliazione forzata di un figlio, chiamato ad assistere il padre malato per pochi giorni, si trasforma in una fuga a due verso un mondo di ricordi, rimpianti e nuove occasioni. Lo scontro tra due diversi modi di vivere, di pensare, di vedere l'altro, descritto con ironia da un autore che riesce a smuovere macigni di significato con parole leggere come farfalle.

Andrea Scotto è un fotografo di moda abituato ad una vita disordinata e assolutamente priva di obiettivi a lungo
termine. Tutto il contrario di sua sorella Marina, che invece si impone regole rigidissime e che si occupa del padre malato, un ex comandante di navi che per i due figli è stato sempre piuttosto assente a causa degli imbarchi di lunga durata. Chiamato a sostituire la sorella, che deve allontanarsi per cause di forza maggiore, Andrea si trova a combattere non solo con il padre, verso il quale ha sempre provato risentimento, ma anche con un perfido bassotto e con un decalogo di ossessionanti regole lasciatogli dalla sorella. Sfinito, acconsentirà ad assecondare il Comandante in un piano di fuga che lo porterà a ripercorrere la propria infanzia reinterpretando i ricordi da un punto di vista nuovo.
Romanzo leggero nella forma ma intenso nei significati, affronta il tema del rapporto padri e figli con molta ironia ma senza fare sconti né alla rigidità di un genitore incapace di farsi benvolere, né alla mancanza di responsabilità di un figlio che nell'assenza del padre ha trovato un comodo alibi per giustificare la propria estrema leggerezza. Sullo sfondo, teatro letterario per eccellenza, quella Procida da sempre considerata "l'isola che non c'è".

Giudizio sintetico: Familiare

Il mio anno di riposo e oblio

di Ottessa Moshfegh, Feltrinelli

Considerato da alcuni famosi giornali americani uno dei libri più belli del 2018, il romanzo è la storia di una giovane e bellissima donna, di cui non conosciamo il nome, che vive nell'Upper Side di Manhattan, in una casa acquistata grazie ad un lascito dei genitori, entrambi defunti. Rimasta senza lavoro, licenziata dalla Galleria d'arte per cui lavorava, mette in atto il programma, lucidamente concepito, di estraniarsi dalla realtà con un lungo sonno di un anno.

Una storia particolare, grottesca, ambientata all'inizio del XXI secolo, narrata in prima persona dalla protagonista, che per liberarsi dai suoi pensieri e resettare la propria vita passata decide di entrare in un letargo della durata di un anno. Si fa aiutare da un'improbabile psichiatra, la dottoressa Tuttle, che le prescrive farmaci tranquillanti e ipnotici in quantità straordinaria. L'isolamento della ragazza è interrotto talvolta dalle visite, in verità poco gradite, di Reva, la sua migliore amica, per la quale esce momentaneamente dall'isolamento partecipando al funerale della madre.
Pagina dopo pagina si capisce che la scelta della protagonista di staccarsi dal mondo nasce dal fallimento del rapporto con Trevor, uomo affettivamente immaturo, e soprattutto da un'infanzia segnata dalla mancanza di genitori, falliti come coppia e incapaci di amarla.
La conclusione del romanzo, che rimane aperta all'interpretazione dei lettori, collega la disgregazione individuale a quella della società occidentale.
Un romanzo di non facile lettura, non divertente come definito in quarta di copertina, che stimola alla riflessione sulla realtà dei nostri giorni.

Giudizio sintetico: Letargico

giovedì 31 ottobre 2019

I giorni del giudizio

di Giampaolo Simi, Sellerio

Legal-thriller e nello stesso tempo romanzo di costume e di denuncia sociale, ma soprattutto una storia di uomini, donne ed emozioni in cui persone diverse vengono riunite a forza con un compito di enorme responsabilità, che le costringerà a cambiare le loro vite e i loro diversi modi di affrontare la realtà, trasformandole profondamente.

Una giuria molto eterogenea viene nominata per giudicare un ricchissimo uomo d'affari accusato di aver ucciso la moglie e il giovane amico di lei in modo molto efferato. I giurati – una ex-miss benestante, una bibliotecaria femminista e punk, un recensore di videogame, un pensionato precisissimo e arrabbiato col mondo e una precaria insicura – provengono da ambienti, luoghi e generazioni diverse, ma dovranno convivere e confrontarsi sull'unica ragione che li accomuna: decidere se Daniel Bonarrigo, proprietario e manager rampante di una multinazionale dell'italian food, ha ucciso o meno la moglie Esther e il giovane restauratore Jacopo Corti in un impeto di gelosia. Ma chi sono in realtà i giurati, quali ragioni li spingono a orientarsi, nelle varie giornate di udienza, verso la colpevolezza o l'innocenza dell'imputato? Con tutte le loro paure e i misteri che nascondono, diventano a turno protagonisti di una storia appassionante che si sviluppa sul doppio binario del dibattimento in aula e del difficile rapporto con gli altri, mentre gran parte della società li tiene sotto la lente implacabile dei media e i due giudici togati tentano in ogni modo di costringerli ad un necessario rispetto della forma per non invalidare il processo.
Romanzo gradevole e non banale, offre uno spaccato di varie problematiche umane e nello stesso tempo riesce a coinvolgere  con la suspence di un legal thriller.

Giudizio sintetico: Processuale 

I tempi nuovi

di Alessandro Robecchi, Sellerio

Nuovo episodio giallo della fortunata serie dedicata a Carlo Monterossi, autore di successo di format televisivi della tv commerciale. Un autore che non ne può più di essere quello che è, nauseato dai programmi che ha creato e che non condivide. Ma i "tempi nuovi" sembrano andargli incontro: basta con i programmi gridati che portano alla ribalta le miserie della gente comune, serve un segnale tranquillizzante, meno roboante ma non per questo meno pericoloso.

Mentre viene sollecitato a porre un freno alla conduttrice del programma tv di sua creazione, un rotocalco che sfrutta i peggiori aspetti della cronaca per fare audience, Carlo Monterossi viene trascinato dal misterioso amico Oscar Falcone in un'indagine che coinvolge, su più fronti, tutti i personaggi dei precedenti libri della serie: Falcone, Ghezzi, Carella e altri comprimari. Su tutti, spicca una donna bella e misteriosa che è alla ricerca del marito scomparso, mentre la polizia indaga su un omicidio inspiegabile in qualche modo legato al riciclaggio e alcuni criminali si ritrovano ricattati da un misterioso personaggio che sembra sempre sapere tutto.
Con la consueta ironia che ha caratterizzato anche le disavventure precedenti di questo autore di successo suo malgrado, Robecchi costruisce un giallo corposo e piacevole nel quale il protagonista lascia questa volta molto spazio ai comprimari, molto caratterizzati e in movimento in una Milano che si abbina perfettamente ai loro caratteri, culla di una politica e una criminalità sempre più potenti e raffinate, ma sempre meno visibili.

Giudizio sintetico: Milanoir

mercoledì 30 ottobre 2019

Cose più grandi di noi

di Giorgio Scianna, Einaudi

Un romanzo coinvolgente, adatto a lettori giovani che possono conoscere un momento critico della storia italiana, quello degli "anni di piombo", attraverso le vicende della protagonista, la diciottenne Margherita Carpani, condannata per fiancheggiamento alle attività delle Brigate rosse. Un periodo drammatico che si conclude anche grazie alla legge sul pentitismo che permette alle forze dell'ordine di smontare l'organizzazione terroristica. Ma chi parla, agli occhi dei compagni, è un "infame".

Milano 1980. Margherita, detta Marghe, esce dal carcere di San Vittore dopo aver trascorso in cella tre mesi. Le sono stati concessi gli arresti domiciliari per aver collaborato con la giustizia, dissociandosi dall'organizzazione terroristica, e per aver fornito informazioni, consigliata dal proprio avvocato, sua madre. Marghe si è sentita costretta ad accettare la linea difensiva materna, tant'è che ha poi scelto un altro avvocato e ha iniziato a nutrire una sorta di rancore nei confronti della donna. Sconta pertanto gli arresti domiciliari con il padre, un medico molto stimato e amato dai suoi pazienti, in una casa a 300 metri da quella familiare, in cui ora abitano la madre, la sorella e il fratellino quattordicenne Martino, con cui la ragazza ha un rapporto di forte intesa.
Un romanzo che si legge con facilità grazie alla prosa fluida e scorrevole, con personaggi ben delineati. Le tematiche, oltre a quelle legate al particolare momento storico e sociale, sono quelle dei ragazzi di ogni epoca: i rapporti con i genitori e quelli con i fratelli, vissuti con minore o maggiore difficoltà in rapporto alla somiglianza dei caratteri e dei modi di pensare, il sentirsi inadeguati ad affrontare problemi che sembrano talvolta troppo grandi.

Giudizio sintetico: Anni di piombo

L'ora senz'ombra

di Osvaldo Soriano, Einaudi

Profondo e naïf allo stesso tempo, un romanzo con una favola tanto irrealistica da essere verosimile, dove il racconto fa solo da pretesto per far dipingere a Soriano una galleria di personaggi sconclusionati ma dal cuore profondo, apparentemente perduti ma capaci di comprendere la vita e le sue contraddizioni.

Argentina, tra gli anni '80 e '90. In un periodo non ben specificato, uno scrittore in crisi assillato da una strana forma di acufeni va alla ricerca del padre, fuggito da un ospedale nonostante sia un malato terminale. Nel tentativo di ritrovarlo e, nello stesso tempo, di ritrovare anche la propria vena creativa, il protagonista vaga per i luoghi in cui il padre ha vissuto i momenti cruciali della propria vita, in particolare quelli che ne hanno caratterizzato l'amore per la bellissima modella Laura, madre dello scrittore e che diventa il filo narrante cui aggrapparsi per ritrovare il fuggiasco. In questo viaggio in cui si altalenano ricordi, avvenimenti della storia politica della nazione, emozioni, elementi biografici della madre, si incontra soprattutto una galleria di personaggi improbabili e dai sentimenti forti, incredibilmente pronti a manifestare sia le proprie debolezze che una vena interiore capace di condensare in poche frasi secoli di dissertazioni filosofiche.

Giudizio sintetico: Argentissimo




domenica 20 ottobre 2019

Il lato fresco del cuscino

di Vittorio Zucconi, La Repubblica ed.

Libro postumo uscito poco dopo la scomparsa del giornalista, può essere considerato come un lascito che riunisce i principali avvenimenti storici e familiari che ne hanno influenzato l'esistenza e l'attività professionale. Con il caratteristico stile che lo ha sempre contraddistinto, Zucconi riesce a raccontare la società e i grandi avvenimenti storici partendo da piccole esperienze personali, in questo caso ancora più private di quelle raccontate in passato.

Gli oggetti, i personaggi, gli avvenimenti degli ultimi 60 anni scorrono in questi brevi ma intensi ricordi di un giornalista che ha avuto diverse vite. Si va dall'ottimismo degli anni '50-'60, evidenti nel ticchettio della "Lettera 22", la macchina per scrivere resa famosa da Indro Montanelli e che ha scandito le sere dello Zucconi bambino – abituato a sentirla ogni sera prima di addormentarsi sotto le dita del padre giornalista –, all'elmetto indossato da una Oriana Fallaci che anche in guerra non rinuncia alla sua consueta acidità con un collega più giovane; dagli aerei presi al seguito di diversi presidenti USA – eletti e non – e tratteggiati nelle loro caratteristiche più umane che politiche, all'amore per le auto e i pericoli che ne conseguono; e ancora, la trasgressione delle videocassette betamax nella Russia sovietica, l'impegno richiesto dall'avere un cane e molto altro. Come un mosaico, piccoli e grandi oggetti ed esperienze che nel loro insieme concorrono a raccontare la storia di un uomo che ha vissuto in tre continenti ma che li ha girati tutti, e del quale mentre ci descrive il mondo riusciamo a intravedere anche la parabola familiare da figlio a padre, a nonno, in un percorso sempre condizionato dal "destino da giornalista" profetizzato a un piccolo visitatore da un linotipista attento quando ancora la stampa dei quotidiani odorava di piombo fuso.

Giudizio sintetico: Biografico

sabato 12 ottobre 2019

I tredici passi

di Mo Yan, Einaudi

Una delle prime opere del Nobel cinese, ripubblicata da Einaudi a distanza di trent'anni. Una commedia nera dalla vena profondamente surrealista, nella quale i personaggi ruotano attorno ad una truccatrice di cadaveri che riesce a trasformare vivi e morti cambiando loro i connotati. L'ambiente ristretto, una piccola cittadina dello Shandong, il periodo storico – di poco precedente i fatti della piazza Tienanmen –, ma soprattutto le caratterizzazioni a tinte forti dei personaggi principali rendono il romanzo una vera e propria pièce teatrale messa in prosa, che nei voli pindarici del racconto trova solo il pretesto per tratteggiare sarcasticamente le emozioni e la complessità dei rapporti sociali di una Cina oggi probabilmente scomparsa.

Tre personaggi, tre caratteri molto diversi tra loro, raccontati da una voce narrante anomala, che divora gessetti restando su un trespolo e che mischia continuamente le coniugazioni verbali riuscendo a passare nello stesso periodo dalla prima, alla seconda e alla terza persona. La confusione regna in questo piccolo spicchio di Cina comunista, nel quale due insegnanti che condividono la stessa scuola e sono anche vicini di casa si trovano proiettati in una favola onirica in cui uno muore apparentemente, e dopo il risveglio finisce accidentalmente a casa dell'altro, la cui moglie decide di cambiargli i connotati per creare una copia del proprio marito, in modo da poter raddoppiare le entrate di casa. La donna, esperta truccatrice di cadaveri e chirurgo plastico a tempo perso, è forse il perno attorno al quale ruota tutta la surreale vicenda: disinibita, decisa, capace, avida, sembra incarnare l'esatto contrario dell'ideale femminile della propaganda comunista, e non a caso si contrappone alla moglie del "morto", che oltre che essere russa e procace come il migliore simbolo dell'opulenza sovietica, piange continuamente e lavora in una fabbrica di carne conservata senza farsi condizionare emotivamente dalle crudeltà che deve commettere sugli animali dei quali si occupa. Chi volesse individuare nelle figure principali e secondarie, o negli avvenimenti fantastici narrati una metafora della società cinese o della sua controparte Occidentale troverà abbondante materiale per le proprie argomentazioni. Di sicuro, rimangono il disordine narrativo e l'estremizzazione di racconto e personaggi, non facili anche per il lettore più aperto.

Giudizio sintetico: Necroscopico

Ogni piccola cosa interrotta

di Silvia Celani, Garzanti

Un romanzo di formazione in cui la protagonista – Vittoria –, una ventenne romana, comprende la necessità di ricucire i pezzi del suo passato per riuscire a formare la propria identità. Un percorso faticoso per accettare le proprie cicatrici interiori e farne un elemento di forza. Così il carillon della sua infanzia, ritrovato in cocci, con la tecnica giapponese del kintsugi può tornare intero e diventare, grazie ai ricami d'oro della colla, più bello e prezioso di prima.

Una storia che ha le sue radici nell'infanzia della giovane protagonista. Una ragazza bella, brava negli studi, con tanti amici, una vita molto agiata. Ha perso il padre quando era bambina, vive con la madre con cui ha un rapporto freddo e formale. È solo al ritrovamento del carillon rotto, risalente alla sua infanzia, che riaffiorano confusi ricordi del padre. Vittoria inizia a soffrire di crisi di panico, le manca il respiro, ricorre alla dottoressa Rosario, che nelle sedute di psicoterapia la guida a trovare la forza e la fiducia in se stessa per affrontare le verità della sua famiglia.
La protagonista racconta in prima persona la propria ricerca del passato, con una prosa lieve ma poco incisiva. Il romanzo risulta un po' scontato e il carattere degli altri personaggi, ad esempio quello della madre silenziosa e scostante, e quello del ragazzo moldavo Ion, da poco conosciuto, che le sta vicino e la sostiene nel suo percorso, risultano poco approfonditi così che i loro comportamenti si rilevano ma non si spiegano nella naturale complessità.

Giudizio sintetico: Adolescenziale

mercoledì 2 ottobre 2019

Eileen

di Ottessa Moshfegh, Mondadori

Un romanzo centrato sulla storia di una donna, un "tranche de vie", raccontato con crudo realismo, con minuziose descrizioni di ambienti e personaggi. Una narrazione lenta che accelera solo nel sorprendente finale, in cui suggestive immagini aprono alla fiducia nella possibilità di riscattare comunque la propria vita.

1964, X-ville. Eileen Dunlop, una ventiquatrenne scialba, spigolosa, con un viso segnato da cicatrici da acne, goffa, convinta di essere brutta e incapace a vivere, abita in una trasandata casa colonica con il padre, un ex poliziotto alcolizzato, affetto da manie di persecuzione. Un' infanzia difficile alle spalle perché anche la madre, morta quando Eileen aveva 19 anni, non l'ha mai amata.
La ragazza lavora come segretaria in un riformatorio per adolescenti maschi, ma i casi difficili di questi giovani la lasciano indifferente, presa com'è a pensare alla propria infelicità e al modo di sfuggirne. L'idea fissa di Eileen è quella di andarsene, di lasciare il padre e la sua vita disgraziata.
L'arrivo nel riformatorio della nuova direttrice pedagogica, Rebecca Saint John, fa da catalizzatore dei suoi propositi confusi e la prepara alla fuga. Rebecca è bella, bionda dagli occhi azzurri, elegante, dai modi propri di chi conduce una vita agiata. L'amicizia e la considerazione che dimostra nei confronti di Eileen rendono quest'ultima più forte e decisa.
La vicenda narrata dalla protagonista a distanza di 70 anni, mescola i piani temporali, dando al lettore qualche informazione sulla vita di Eileen dopo quei 7 giorni cruciali che hanno preceduto la sua fuga. Una lettura non facile, a tratti un po' noiosa. Si apprezza comunque la capacità della narratrice di rendere in modo efficace una vita squallida e grigia, il gelo affettivo e la luce di un riscatto esistenziale.

Giudizio sintetico: Claustrofobico

sabato 28 settembre 2019

Spooner

di Pete Dexter, Einaudi

Romanzo americano di formazione, tenero, ironico e spiazzante, traccia la parabola di un giovane nel quale pochi confidano, soprattutto a causa della sua specialissima caratteristica di sapersi infilare in situazioni pericolose anche quando non è necessario. Su di lui, una famiglia con una madre sempre sofferente e un patrigno molto in gamba e dal quale Spooner è molto amato. 

Dagli anni '60 alla fine del millennio, si respira nel romanzo un apparente spirito autobiografico, evidente soprattutto nelle personalissime emozioni di Spooner e del suo patrigno Calmer, che sembrano tanto personali da apparire quasi come confessioni. In una famiglia con tre fratelli vicini alla genialità e un gemello nato morto a causa del suo cordone ombelicale, Spooner è costretto fin dall'infanzia ad un'indipendenza forzata, dovuta soprattutto ad una madre assente, travolta da un'asma continua e dall'incapacità di dare al secondo marito – Calmer – l'affetto che meriterebbe. Calmer, pratico ed eclettico, rimane quindi per Spooner l'unica figura di riferimento, anomala e con un ruolo genitoriale difficile da gestire. Oltretutto Spooner per tutta la vita e nelle diverse parti degli Stati Uniti in cui si trova a vivere, mantiene l'innata capacità di infilarsi in guai molto più grandi di lui, pur conservando nella sua incoscienza una vena ironica difficilmente ignorabile. È quindi con rassegnazione e un muto sorriso di comprensione che Calmer si trova di volta in volta a raccogliere i pezzi del suo figlioccio più scapestrato, la cui energia vitale è impressionante, e particolarmente evidente nell'incredibile capacità di riprendersi ogni volta dopo ogni crollo con un'aumentata voglia di vivere. E di ricacciarsi di nuovo nei guai.

Giudizio sintetico: Parentale



Di sangue e di ghiaccio

di Mattia Conti, Solferino

Romanzo imperniato sulla situazione dei manicomi a fine '800, nel periodo in cui le teorie di Lombroso sembravano offrire una facile soluzione all'analisi e alla cura dei "mentecatti", spesso solo poveri cristi che le famiglie internavano per levarseli di torno. 

Lecco, fine 1800. Ranocchia è un ragazzo poco più che adolescente, gracile e balbuziente, che la famiglia ha lasciato andare via di casa e che sopravvive grazie all'aiuto di Bandini, un capocomico che ha indovinato le enormi capacità teatrali del giovane – che sul palco si trasforma smettendo di balbettare e recitando con potenza –, dotato oltretutto di una memoria prodigiosa. Un giorno tuttavia Ranocchia sembra impazzire, e viene ripescato nudo dal fiume gelato mentre vaneggia. L'unica soluzione apparente è quella di ricoverarlo al San Martino, l'ospedale dei "mentecatti", al quale è da poco arrivata anche Bianca, la Maestrina che a Ranocchia ha insegnato a leggere e scrivere.
Romanzo storico solo in parte, poiché l'ambientazione è circoscritta alla struttura ospedaliera di Como e ai dintorni di Lecco, l'odissea di Ranocchia e la sua ricerca da parte di Bandini si leggono soprattutto per la curiosità di "sapere come va a finire", anche se a volte la commistione tra il registro colloquiale-regionale e ricercate forme evocative lascia un po' perplessi.

Giudizio sintetico: Psichiatrico

martedì 24 settembre 2019

Greco cerca greca

di Friedrich Dürrenmatt, Einaudi

Commedia in prosa, recita il sottotitolo di questo breve e famoso romanzo evocativo, ambientato in un luogo non facilmente individuabile in un tempo ancor meno definito. Nella velocissima e vertiginosa ascesa economica e sociale di un oscuro impiegatuccio di infimo livello, aleggia il mistero di una donna bella e misteriosa incontrata tramite il più improbabile degli annunci.

Arnolph Archilochos è una delle ultime ruote del carro, in senso assoluto: fisicamente inadeguato, socialmente inattivo, professionalmente inutile, è un timido impiegato di un oscuro settore periferico di una multinazionale. Abita in una pensione molto economica e ha stilato una sua propria graduatoria di personaggi-modello cui ispirarsi, basata su un ideale borghese di rispetto sociale molto rigido. Spinto dalla proprietaria della pensione, che ne ha pietà, mette un annuncio su un giornale – quello che dà il titolo al libro – incontrando una donna attraente che lo prende in simpatia e della quale Arnolph si innamora perdutamente. Da quel momento, la sua ascesa prende un ritmo vertiginoso e il successo inizia ad arridere al fortunato travet, che vedrà comunque crollare il castello sociale cui si è ispirato fino a quel momento.
Con un occhio alla commedia e uno spirito fortemente teatrale, Dürrenmatt costruisce un racconto onirico nel quale la generosità della realtà sembra sconfiggere un'idea di piramide sociale avvilente e che sembra destinata a restare immutabile per sempre, a meno che non intervenga un deus ex-machina molto singolare.

Giudizio sintetico: Iperbolico


sabato 21 settembre 2019

Il pianto dell'alba

di Maurizio De Giovanni, Einaudi

L'ultima ombra per il commissario Ricciardi, sottotitolo del romanzo, indica il calare del sipario sul commissario dagli occhi verdi. Occhi carichi di dolore come quelli di sua madre, dalla quale ha ereditato anche la terribile condanna di "vedere" i defunti nei luoghi in cui è avvenuta la loro morte violenta e di sentirne le ultime parole, quelle precedenti il loro spirare. Ultima puntata, dunque, anche se lo spuntare dell'alba con cui si chiude il romanzo può far pensare a una futura continuazione, magari con cambiamenti netti rispetto a questa serie che si chiude.

Luglio 1934, Napoli. Il fascismo mostra in modo sempre più evidente il suo essere violento e oppressivo, avvicinandosi alla Germania, in cui Hitler, preso il potere, ha appena organizzato la notte dei lunghi coltelli con l'eliminazione dei capi delle SA. A queste tragiche vicende si collega la trama gialla di questo romanzo: il maggiore Manfred von Brauchtssch, l'uomo che aveva corteggiato in passato Enrica, ora moglie di Ricciardi, viene ucciso e la messa in scena del delitto induce a ritenere colpevole Livia, vedova Vezzi, da tempo innamorata disperatamente di Ricciardi. Il commissario sta vivendo finalmente un periodo di vita felice accanto ad Enrica, sposata da poco più di un anno, ora prossima a diventare madre, ma, pur con i rischi che sa di correre data la natura politica del delitto, si sente di dover intervenire per aiutare Livia. Le nuove responsabilità, quella di marito e di prossimo padre, le parole di Enrica "Non dimenticarti di noi", provocano in Ricciardi una paura finora sconosciuta "Se hai qualcuno che ami, se qualcuno dipende da te, la paura è diversa. Cambia colore." L'indagine condotta dal Commissario, dal fedele brigadiere Maione e dal dottor Modo, fiero antifascista, accompagnato sempre dal suo cane, porta alla soluzione del caso. Il romanzo, ancora più dei precedenti, unisce ai caratteri del genere giallo una forte vena lirica, è un canto all'amore, segnato dal dolore.
Bel finale della serie, che si chiude con una nota di intensa malinconia.

Giudizio sintetico: Triste final

lunedì 16 settembre 2019

Ogni riferimento è puramente casuale

di Antonio Manzini, Sellerio editore

Sette racconti incentrati sulla scrittura e sulle attività redazionali, pillole grottesche che deridono il mondo della narrativa e i suoi protagonisti. Sullo sfondo, l'amarezza per un mondo culturale che va deteriorandosi, svilito dalle logiche commerciali del moderno marketing e dall'abbandono della lettura da parte dell'utente medio italiano. Tra il disperato e il faceto, la consapevolezza di appartenere ad un settore in pieno naufragio, ma del quale il mondo non può ancora fare a meno.

Uno scrittore smarrito, un critico in crisi di coscienza, un'esperta di marketing alle prese con un autore importante, uno scrittore autoesiliatosi sul Gennargentu, un libraio senza clienti, la corvée delle firme con dedica e il problema dei ringraziamenti sono i protagonisti di questi – più o meno brevi – racconti  interamente dedicati al mondo dell'editoria. Nonostante gli aspetti più ironici e grotteschi, dalle pagine di tutte le storie qui messe in scena dall'ideatore di Rocco Schiavone emerge un unico grido di aiuto, quello di chi vorrebbe un ritorno alla purezza e all'originalità di una narrativa libera dalle logiche di mercato, ma che è ben consapevole che quelle logiche sono indispensabili, a meno di non uscire dal mercato e finire nel dimenticatoio (testimone ne è la presenza costante dell'autore ai primi posti delle hit di vendita ad ogni sua nuova pubblicazione).

Giudizio sintetico: Metaeditoriale

giovedì 12 settembre 2019

M. Il figlio del secolo

di Antonio Scurati, Bompiani

Romanzo storico cronachistico molto corposo, che analizza a fondo la nascita e lo sviluppo del fascismo incentrandosi sulla figura di Mussolini. Alla base, una ricerca storica immensa e una forma romanzata che non tralascia di descrivere emozioni, passioni, scaltrezza non soltanto del dittatore, ma anche dei personaggi che hanno caratterizzato i sei anni dalla fine della Grande Guerra all'assunzione in Parlamento della responsabilità politica del delitto Matteotti. Una grande lezione di storia, ricca di documenti e testimonianze, che si legge in scioltezza come un racconto di fiction. Vincitore del Premio Strega 2019.

Mussolini è già il direttore de Il Popolo d'Italia, quando davanti ad una platea di poche centinaia di reduci capisce che la fine della Grande Guerra ha profondamente cambiato la politica e la società italiana e dà l'avvio al Fascio di combattimento, un gruppetto di personaggi, in prevalenza Arditi, che lui stesso per molti versi disprezza ma dei quali non rinuncia a servirsi. La vittoria mutilata, l'abitudine dei reduci alla violenza e l'assenza di una classe politica adeguata al nuovo secolo sono il terreno fertile in cui un uomo dal carattere prorompente e dall'ambizione smisurata può farsi strada facilmente, cavalcando il malcontento e sfruttando la caparbietà di una generazione, quella sopravvissuta alla guerra, che si sente tradita e che vuole prendersi con la forza un'intera nazione. La lotta contro i socialisti nel "biennio rosso" sarà l'occasione di sviluppo di una politica aggressiva e violenta, in cui si fanno notare uomini e donne poi passati alla Storia: dipinti con passione, ma sempre con estremo rigore documentale, si incontrano tutti i protagonisti degli anni da 1919 al 1925, da D'Annunzio a Turati, da Margherita Sarfatti a Matteotti, piccoli e grandi personaggi che hanno partecipato, lottato, vinto e perso una lotta per il potere combattuta con ogni mezzo e che ha visto prevalere l'uomo che più degli altri incarnava il "sentire" del nuovo secolo.
Un libro importante ma non pesante, ottima lezione di una Storia che a 100 anni di distanza, se dimenticata, potrebbe ancora correre il rischio di ripetersi.

Giudizio sintetico: Eziologico

martedì 10 settembre 2019

Vuoto

di Maurizio De Giovanni, Einaudi

Nuovo capitolo della serie che ha per protagonisti i Bastardi di Pizzofalcone, poliziotti mandati "per punizione" in questa zona difficile di Napoli per aver compiuto, nella loro carriera, degli errori. In questa puntata si aggiunge al gruppo ormai consolidato un nuovo personaggio, Elsa Martini, giovane vicecommissario di notevole bellezza, dal carattere spigoloso, proveniente dal Piemonte. Vuoto per i Bastardi, che attraversano una fase critica della loro vita personale e Vuoto perché, questa volta, devono affrontare il caso della misteriosa scomparsa di un'insegnante.

Commissariato di Pizzofalcone. Si presentano il vicepreside e una docente di matematica di un Istituto Tecnico, una scuola difficile di Napoli, a causa di un'utenza spesso afflitta da problematiche familiari e sociali. I due informano i poliziotti della scomparsa di una collega, Chiara Firmiani, docente di Lettere, donna molto tranquilla e riservata, che da qualche giorno non si è presentata a scuola senza neppure avvertire, lei sempre puntuale e presente anche in caso di malattia. Chiara è sposata con Marcello Baffi, importante industriale, impegnato anche in attività politiche, che non ha sporto denuncia della scomparsa della moglie. La collega di matematica, amica e confidente della Firmiani, è molto preoccupata: già nei giorni precedenti la sparizione Chiara non sembrava più lei, si mostrava inquieta, ben diversa dalla persona serena che è sempre stata.
I Bastardi avviano l'indagine. Collabora anche la nuova arrivata, Elsa Martini, che sta sostituendo il vicecommissario Pisanelli, ricoverato in ospedale in condizioni precarie di salute, assistito con affetto quasi filiale dall'agente Aragona. Mentre l'indagine si snoda, svelando il mistero e i lati oscuri dell'animo umano alla base di comportamenti apparentemente inspiegabili, proseguono le vicende personali degli agenti ed emergono le difficoltà che ciascuno di loro deve affrontare per cercare di colmare i vuoti della propria esistenza.
Il romanzo, narrato con la prosa piana e a tratti lirica tipica dell'autore, conferma la gradevolezza della serie, risultandone forse uno dei capitoli più riusciti.

Giudizio sintetico: Abissi dell'anima

Le stelle di capo Gelsomino

di Elvira Serra, Solferino

Romanzo diviso in tre parti, centrate sulle tre protagoniste: Lulù, la nonna; Marianna, la figlia; Chiara, la nipote. È quest'ultima che ripercorre la storia della famiglia, narrando in prima persona momenti ed episodi della loro vita per arrivare a comprendere un passato familiare intessuto di segreti e non detti, che hanno guastato i rapporti tra la nonna e la madre.

Chiara vive a Milano con la madre Marianna, famosa ginecologa, separatasi dal marito Enea, padre molto presente e attento alla crescita e ai sentimenti di Chiara. Fin da piccola, Clarita – come la chiama il nonno Vittorio – trascorre le estati con i nonni in Sardegna, a Capo Gelsomino, vicino ad Olbia, nella villetta che Lulù, bravissima ostetrica, e Vittorio hanno acquistato come casa di vacanza e hanno poi trasformato in dimora abituale. Il fascino di quelle estati, il mare, il senso di libertà rendono così felice Chiara da farle desiderare per tutto l'anno il ripetersi di quelle esperienze. Soprattutto il rapporto con la nonna, donna elegante in ogni occasione, affettuosa e in grado di comprendere profondamente la nipote, è un punto di riferimento essenziale per la ragazza, che non riesce a capire perché tra sua madre e la nonna ci sia invece freddezza e incomprensione. Marianna sembra sempre critica e infastidita dalla presenza e dal comportamento di Lulù. Chiara, spinta dal desiderio di comprendere, inizia a raccontare la storia della famiglia sui quaderni che le ha regalato la nonna, facendo di lei una scrittrice. Giunge a scoprire i segreti familiari e a capire le donne fondamentali della sua esistenza.
Romanzo narrato con una prosa scorrevole e aggraziata, mai leziosa, che nella rievocazione di luoghi e personaggi, quello della nonna in particolare, trasmette una nostalgia forse autobiografica.

Giudizio sintetico: Isola dell'infanzia

giovedì 29 agosto 2019

Le solite sospette

di John Niven, Einaudi

Più che un romanzo, questa potrebbe essere la sceneggiatura di un film hollywoodiano comico-grottesco, soprattutto per le descrizioni in presa diretta delle iperboliche gesta di quattro donne avanti negli anni che decidono per cause di forza maggiore di svaligiare una banca. Nella loro rocambolesca fuga, troviamo gli ingredienti di molti film di genere, compreso il poliziotto presuntuoso e inetto e la riscoperta di una voglia di "vivere alla grande" che si credeva perduta.

Una vedova londinese si trova di colpo a fare i conti con una spiacevole eredità (il totale tracollo economico) lasciatale dal marito, morto improvvisamente in circostanze molto imbarazzanti. Con altre tre – più o meno anziane – conoscenti, anche loro in situazioni disperate, decide quindi di rapinare una banca e, incredibilmente, il colpo riesce. La fuga rocambolesca le porta in Francia, dove le avventure delle ex-ragazze si faranno via via sempre più improbabili.
Leggero e grottesco, il libro segue un filone che ormai sta diventando un vero e proprio genere, il racconto comico-thriller che al posto di giovani protagonisti predilige arzilli vecchietti (in questo caso, tutte donne) fortemente caratterizzati e che ne combinano di tutti i colori. In questo caso la nota dominante è comunque il taglio decisamente "cinematografico" della scrittura, che sembra quasi il soggetto di un film.

Giudizio sintetico: Criminonne

mercoledì 21 agosto 2019

Io Khaled vendo uomini e sono innocente

di Francesca Mannocchi, Einaudi

Il dramma delle migrazioni visto da un punto di vista difficilmente accettabile, quello di un trafficante che organizza la traversata del Mediterraneo dalla Libia alle coste siciliane. Con un tono asciutto e cinico, Khaled, protagonista che non disdegna la violenza ma che non vi indulge inutilmente, sopravvive si arricchisce in una Libia distrutta e incapace di risollevarsi, dove le uniche sicurezze sono date dalle armi, dai soldi e dai migranti, i nuovi schiavi considerati come bestiame da sfruttare fino all'estremo e poi abbandonare in mare al loro destino.

Khaled è un ex rivoluzionario libico che ha visto traditi gli ideali di libertà che lo avevano portato, giovanissimo studente, ad imbracciare le armi per rovesciare Gheddafi e la sua dittatura, un regime che ha prostrato il paese e nel quale suo padre ha navigato tra lodi e infamie per garantire alla famiglia una sopravvivenza dignitosa. Ed è proprio alla dignità che Khaled ha rinunciato, entrando a far parte – prima da gregario, poi da organizzatore – della catena che gestisce la lucrosa attività di sfruttamento dei migranti provenienti dal Sud: nella tragedia degli eritrei, dei nigeriani, dei siriani, persino dei libici che a lui si rivolgono per raggiungere l'Italia, Khaled vede lo specchio del disastro sociale in cui naviga, adattandosi alla crudeltà che lo circonda e ragionando da uomo d'affari suo malgrado. È la disperazione nichilista di un uomo che ha visto crollare tutti gli ideali e che vende l'anima alla realtà per sfruttare una disperazione più grande della sua.
Con un taglio da vero romanzo, l'autrice (che è una giornalista esperta del mondo di cui parla) crea un drammatico reportage sul caos libico e sull'atroce condizione dei migranti, sottolineando l'ineluttabilità dello sfruttamento dei "negri" da parte di uomini senza speranze che li "usano come bancomat" per garantire la sopravvivenza economica delle milizie, unico strumento di difesa in un paese in cui l'altro importante sfruttamento, quello dei giacimenti di carburante, è esclusivo appannaggio dello stesso Occidente che tenta inutilmente di fermare gli sbarchi.

Giudizio sintetico: Libicinico


Non sono stato io

di Daniele Derossi, Marsilio

La necessità di una rinascita, con le premesse peggiori possibili e nel luogo più improbabile, dopo una separazione e un trasloco che hanno completamente cambiato la vita di una donna e del suo bambino. Con una lingua che alterna dialoghi infantili in forma di discorso diretto a brani brevi in seconda persona, si snoda una storia tutta italiana, allo stesso tempo allegra e malinconica, che forse mette insieme troppi generi e risulta eccessivamente segmentata ma che riesce comunque ad agganciare il lettore fino alla fine.

In un paese di poche anime sepolto in val di Susa ai piedi di un castello in rovina, si trova all'improvviso Ada, una madre separata che ha appena lasciato casa e marito pachistano a Londra. Originaria del paese, è stata costretta a ritornarvi suo malgrado e stenta a ricostruirsi una vita psicologicamente attiva, con gli ovvi problemi che comporta riannodare vecchi rapporti con le vecchie conoscenze. Ancora più difficile è l'ambientamento per suo figlio Giacomo, un bambino chiuso che ha rapporti sociali solo con Robi, un amico che inventa solo giochi pericolosi e dall'anima imprudente e ribelle. Come se non bastasse, in paese succedono cose strane, piovono pettegolezzi e aleggia lo spirito di un antico negromante, l'antico signore del castello.
Un libro da leggere velocemente, che attrae e incuriosisce, ma che avrebbe dovuto avere uno sviluppo più articolato, perché sono troppi gli aspetti appena accennati che avrebbero meritato più spazio: la difficoltà di reinserirsi nel paese natale, la psicologia femminile da rivista illustrata, i pettegolezzi della vita di paese, persino il disagio e lo smarrimento dei genitori di fronte ai figli "difficili". Tra il dramma e la commedia, una fiaba leggera, ma non troppo.

Giudizio sintetico: Liofilizzato

martedì 20 agosto 2019

L'amore che dura

di Lidia Ravera, Bompiani

Una storia d'amore, quella di Emma e Carlo, iniziata da ragazzi in un'età ricca di passioni e sogni. Con il tempo il grande amore sembra finito e, a vent'anni dalla fine del loro matrimonio, i due, ormai ultracinquantenni, decidono di rincontrarsi. Nella borsa di lei, che si avvia all'appuntamento con Carlo, i quaderni con i diari della loro storia passata.

Roma, 2016. Emma, insegnante in una scuola di periferia della città, docente appassionata, coinvolta nell'impegno sociale del suo lavoro di educatrice pronta ad aiutare gli alunni più disagiati, sta per incontrare Carlo, il suo grande amore di gioventù, diventato poi suo marito, con cui, dopo il  divorzio, non ha mantenuto contatti. Ora è sposata con Alberto, hanno una figlia: Carlo sembra appartenere al passato. Lui del resto, regista di fama, vive a New York, ha da poco girato un film sulla propria giovinezza in cui ha messo in scena anche la loro storia. Emma ha stroncato con una critica dura il film. Questo che li attende potrebbe essere un appuntamento chiarificatore. Emma è in bicicletta, sta per arrivare da Carlo, ma finisce sull'asfalto, ferita gravemente nello scontro con un'auto.  Mentre la donna lotta tra la vita e la morte, si snoda la storia d'amore dei due protagonisti, proprio attraverso le pagine di quei quaderni che Emma ha scritto in gioventù.
Un romanzo che si legge facilmente grazie alla fluidità della prosa, che lascia però perplessi e poco convinti.
La difficoltà di vivere nella realtà i sogni e le passioni della giovinezza, la paura di fidarsi completamente dell'altro, le ambizioni personali che a volte sacrificano il rapporto di coppia, i non detti più o meno grandi... tematiche buttate lì, trattate in modo superficiale. Rimane un velo di nostalgia un po' di maniera per un'epoca del passato in cui i giovani sognavano e sentivano che i propri sogni erano condivisi dai propri coetanei.

Giudizio sintetico: Occasione mancata

Hap & Leonard - Sangue e limonata

di Joe R. Lansdale, Einaudi

Siamo ormai abituati a quella saga infinita che sono le avventure dei due strampalati personaggi trash ideati da Lansdale, tuttavia in questo caso l'opera è quasi retrospettiva, imperniata sui racconti dei primi tempi dell'amicizia tra l'adolescente Hap e l'altrettanto giovane Leonard. Nel Texas razzista e ottuso dei primi anni '60, Lansdale sembra abbia voluto coniugare le sue due vene letterarie: la narrativa più impegnata dei suoi romanzi migliori e la vena umoristica pulp dei due investigatori improbabili che lo hanno reso famoso, con un risultato ibrido che non riesce a convincere, ma che ha comunque una sua valenza, almeno per gli ammiratori più convinti dello scrittore texano.

Con un legame esile come un filo, Hap Collins ripercorre con la memoria i primi tempi della sua vita nel Texas orientale, attraverso una serie di brevi racconti sulla sua famiglia, sul primo incontro con quello che diventerà per lui più di un fratello – Leonard – con i primi scontri con le mentalità ottuse e criminali di un Sud ancora razzista e chiuso, incapace di accettare una integrazione razziale che stenta a decollare. In questa realtà così difficile, è impossibile non rimanere affascinati dalla forza vitale di Leonard, un nero che non riesce  a non reagire alle provocazioni e che osa perfino dichiararsi apertamente gay, pur essendo conservatore. Scopriremo dei due ragazzi episodi familiari particolari, come afferma lo stesso Lansdale: "cose che neanche io sapevo di loro". I consueti dialoghi trash, pur accennati, in questo libro lasciano il posto ad una malinconia strisciante per un tempo rimpianto solo perché coincidente con la giovinezza, dove saper pescare poteva rappresentare la differenza tra una serata con o senza cena.

Giudizio sintetico: Texano


martedì 30 luglio 2019

Il cuore e la tenebra

di Giuseppe Culicchia, Mondadori

Dall'autore torinese, una novità che vede l'abbandono della consueta ironia e il confronto con temi familiari e uno stile nuovi. Un padre caduto in disgrazia viene ricordato, con tutto il contesto familiare relativo alla separazione dei genitori, dall'unico figlio che ha con lui mantenuto un blando contatto, anche se sporadico. Sullo sfondo, una passione sconsiderata utilizzata per mitigare una perdita affettiva mai accettata.

Giulio è il minore dei due figli di un direttore d'orchestra famoso morto all'improvviso, dopo un lungo periodo di abbandono dei palchi a causa dell'accusa di simpatie neonaziste. Per Giulio l'uomo era però solo il padre che non ha potuto avere a tempo pieno, ma che non si è mai sottratto al desiderio di stare con i figli nei momenti liberi dal proprio lavoro. Nel suo ricordo, durante un viaggio a Berlino in cui deve occuparsi delle varie incombenze legate alle esequie, Giulio compie anche un viaggio a ritroso tra i ricordi propri e i lasciti paterni, alla ricerca delle radici della separazione dei genitori e di quanto ne è conseguito.
Un romanzo impegnato che tratta di un argomento – le ricadute sui figli dei contrasti tra i genitori – sicuramente di interesse generale, ma che riesce a coinvolgere il lettore solo a tratti, anche a causa della scelta di far entrare nel racconto alcuni aspetti storici del nazismo, del quale si presentano persino testimonianze fotografiche sicuramente interessanti, ma delle quali il rapporto con il contesto non sempre è trasparente.

Giudizio sintetico: Filiale

lunedì 29 luglio 2019

Rosso come una sposa

di Anilda Ibrahimi, Einaudi

L'Albania dall'inizio del XX secolo ai primi anni del XXI è il teatro in cui si rappresentano le vicende di donne di generazioni diverse appartenenti alla stessa famiglia.  Un romanzo che, grazie alla scrittura veloce e leggera, rende un quadro interessante e coinvolgente di un Paese, l'Albania, ricca di tradizioni e credenze risalenti a culture e religioni diverse (Cristianesimo e Islamismo), segnata nel corso di un secolo da profondi sconvolgimenti storici.

Kaltra, sconosciuto villaggio sulle montagne albanesi, prima metà del XX secolo. La giovanissima Saba, vestita tutta di rosso, sposa – per volontà della famiglia – Omer, vedovo di sua sorella maggiore, morta di parto. Saba piange sotto il velo nuziale, ma nessuno se ne accorge. È il suo destino, questo, che si compie. Inizia così la storia di Saba che si collega alla storia dell'Albania. Dalla invasione degli Italiani (i peppini, come venivano chiamati) alla seconda guerra mondiale con l'invasione nazista, dall'avvento del comunismo di Hoxha con la scelta di una politica filosovietica, al ritiro dal Patto di Varsavia. Le vicende storiche non costituiscono tuttavia excursus del narratore, ma si evincono dalle vite delle protagoniste e dalle vicende, spesso dolorose, dei personaggi intorno a loro.
Nella seconda parte del libro la narrazione è condotta in prima persona dalla nipote di Saba, Dora, che ci conduce, con una prosa ironica e talora nostalgica, alle vicende più recenti dell'Albania. La caduta del comunismo, l'apertura del Paese al mondo occidentale e al capitalismo. Dora, conseguita la laurea, lascia l'Albania per andare a vivere in una capitale europea: prima si trasferisce in Svizzera, poi a Roma. Qui ci racconta, in italiano, questa storia.

Giudizio sintetico: Sprazzi di memoria

venerdì 19 luglio 2019

Nebbia e cenere

di Eraldo Baldini, Einaudi

Il racconto dello sviluppo di un'ossessione che condiziona la vita, impedendole di svolgersi secondo una progressione armonica. Anche se nel lavoro e nel coinvolgimento personale nei problemi altrui il protagonista trova una blanda forma di distrazione che lo aiuti a capire se stesso e gli altri, i suoi fantasmi sono perennemente lì a ricordargli quanto sia difficile sfuggire al proprio autolesionismo.

Bassa padana, inizio millennio. Bruno è l'autista dello scuolabus di un piccolo centro sperduto nella pianura, un luogo in cui il maltempo sembra eterno e destinato a riflettere il suo dolore per un amore finito ma non dimenticato. Le vite e i problemi – piccoli e grandi – dei bambini e dei ragazzi che salgono sullo scuolabus e che in Bruno trovano spesso l'appoggio che non hanno a casa si alternano ai ricordi del protagonista, in un crescendo di ironia e dolore che cattura per il suo riuscire ad essere il male di Bruno e di tutti gli sconfitti che non hanno perso la propria allegria apparente, tenera e triste ballata di chi non sa sfuggire ai ricordi e alle passioni sbagliate. Breve e stringato, un racconto che dipinge con i colori della simpatia la strutturazione di una delle tante tragedie che passano – o potrebbero passare – periodicamente in cronaca.

Giudizio sintetico: Eziologico



#Cucitialcuore

di Francesco Cannadoro, Ultra

Diario di un padre fortunato è il sottotitolo di questo libro. Un padre che nell'attesa della nascita del figlio ha immaginato tante cose che avrebbe fatto con lui nel corso della vita, ha nutrito speranze, ha pensato a quello che gli avrebbe insegnato. Ma il piccolo Tommi è nato con una una patologia sconosciuta e degenerativa. Cosa è rimasto di tutti quei sogni?

Francesco, il padre, e Tommi, il figlio, sono i protagonisti di questo libro. Francesco non ha avuto una vita facile: una madre tossicodipendente, un padre risposatosi con una donna che l'ha escluso dalla loro vita. Infanzia e adolescenza trascorsi in buona parte in istituti per minori. A quasi trent'anni l'incontro della vita con una donna di cui si innamora anche perché avverte che lei sarebbe stata una madre straordinaria (come infatti è).
Francesco racconta tutto il percorso vissuto – ospedali, personale medico e paramedico, esami clinici, terribili "sentenze" sulla condizione di Tommi – dal momento in cui la patologia di Tommi è accertata, pur rimanendo poi priva di diagnosi. La narrazione è toccante, ma mantiene sempre leggerezza e ironia. Certo Francesco non si considera fortunato per il fatto di avere un figlio disabile, ma perché il suo Tommi gli ha insegnato a essere padre, a superare i propri limiti e a trovare la forza per lottare contro il drago (come chiama la malattia). Una lotta durissima che unisce Francesco, Tommi e la sua mamma in un legame di amore senza limiti.

Giudizio sintetico: Coraggioso

mercoledì 10 luglio 2019

Quella metà di noi

di Paola Cereda, Perrone Ed.

Anche nelle esistenze più convenzionali – o in quelle apparentemente più originali – esiste sempre una parte sconosciuta, custodita nel profondo e che condiziona i rapporti che abbiamo con gli altri. In questo romanzo, non a caso di una psicologa, la metà nascosta del vissuto condiziona tutti i rapporti tra i protagonisti, definendone i comportamenti e – soprattutto – i rimpianti.

Torino, oggi. Matilde è una vedova ex maestra elementare che vive una vita grigia e in solitudine, in una periferia dalla quale tutti vogliono allontanarsi, per prima sua figlia che ha cercato in un matrimonio di livello il riscatto da una condizione sociale che la deprimeva ma che ancora conta sull'aiuto materno. Matilde, invece, non si fa problemi a vivere grazie ad un nuovo lavoro, quello di badante di un anziano ingegnere del centro città, un uomo che ha girato mezzo mondo e che ora soffre di una grave malattia invalidante. Con l'uomo, vivono una moglie e una domestica che vivono e combattono un rapporto di amore-odio di lunga data, e nel quale Matilde cerca in tutti i modi di non farsi coinvolgere. La metà segreta del vissuto dei diversi personaggi del racconto è la radice stessa che ne definisce i rapporti, e che determina le loro azioni, apparentemente incomprensibili a chi si rapporta con loro, ma non al lettore.
Quanto sappiamo degli altri, anche quelli più vicini a noi, quanto riusciamo a comprendere davvero le loro azioni, i loro desideri, il loro vissuto? Quale importanza hanno i loro segreti nel determinarne i comportamenti nei nostri confronti? Una serie di interrogativi che questo romanzo solleva snodandosi in modo piatto e pacato, anche se a tratti non mancano alcuni piccoli gioielli narrativi che ne hanno quasi sicuramente determinato la menzione come possibile finalista al premio Strega (poi non avvenuta).

Giudizio sintetico: Comportamentale

Almarina

di Valeria Parrella, Einaudi

Due personaggi femminili al centro di questo romanzo: Elisabetta, docente di matematica, e Almarina, allieva. Il luogo d'incontro è il carcere minorile di Nisida, su un'isola del Mediterraneo, estrema propaggine di Posillipo. Due donne ferite dalla vita e sole, prive di un baricentro che dia loro un equilibrio emozionale e affettivo. Il loro incontro riapre le loro esistenze alla speranza.

Un romanzo breve e intenso. Un carcere minorile, quello di Nisida, con regole e norme rigide. Qui sono rinchiusi minorenni, che non possono mai tuffarsi in quel mare che circonda l'isola. Elisabetta Maiorano varca il cancello e supera il controllo delle guardie tutti i giorni, sentendosi in colpa, quasi avesse costruito lei quella struttura. È una donna di 50 anni che vive il dolore della perdita del marito, morto da tre anni. Ricordi, stati d'animo del passato e del presente si snodano comunicando al lettore la malinconia di un lutto non elaborato. Nel carcere arriva una nuova ragazza, una rumena di 16 anni, detenuta per furto, ma soprattutto per sottrarla ad una vita di violenze e soprusi maschili. Inizia un rapporto affettivo e di maturazione delle due donne, in particolare di Elisabetta che, attraverso le speranze sul futuro – ancora comunque vive in Almarina – si stacca pian piano dal passato e si riapre alla vita.
Una storia forte, di dolore, di resilienza, di drammi personali e collettivi, in cui le vicende sono sfumate per lasciare spazio ai pensieri, agli stati d'animo. La scrittura elaborata e immaginifica rende la lettura a volte non facile, ma contribuisce all'intensità della narrazione.

Giudizio sintetico: Resiliente

venerdì 5 luglio 2019

Tra due mondi

di Olivier Norek, Rizzoli

La "Giungla" è la baraccopoli di Calais, un pozzo di disperazione, oggi raso al suolo ma già in fase di rinascita, in cui si snoda una vicenda accattivante come i migliori noir francesi, ma che rimane soprattutto una testimonianza che sa toccare nel profondo.

Adam è un capitano della polizia siriana che in seguito ad una serie di situazioni pericolose è costretto a far fuggire all'estero la propria famiglia, scappando a propria volta tramite un percorso diverso da quello di moglie e figlia. L'appuntamento è a Calais, nella "Giungla" una baraccopoli sterminata in cui sono confinati migliaia di clandestini e nella quale Adam, mentre cerca disperatamente la sua famiglia, viene presto coinvolto in una brutta storia che ha per protagonista  un bambino abbandonato e dal passato misterioso. Ad aiutarlo, un tenente francese in crisi familiare, a riprova che le vere differenze tra gli uomini non sono quelle etniche e sociali, ma quelle legate all'integrità morale.
Un poliziesco anomalo che ci ricorda il mare di disperazione nel quale la realtà ha costretto sia gli abitanti di Calais, la cui economia è crollata da un giorno all'altro, sia – soprattutto – le migliaia di disperati pronti a rischiare la vita per cercare di raggiungere, con tentativi maldestri e preparazioni tecniche tanto raffinate quanto arrangiate, la tanto agognata "Youké", quell'Inghilterra che con il suo esasperato isolamento rappresenta un sogno irraggiungibile, ma possibile.

Un polar interessante, raccontato attraverso la rabbia e – soprattutto – la rassegnazione sia dei migranti che dei francesi, capace tanto di tenere sul filo il lettore per la trama ben congegnata, quanto di aprire una serie di interrogativi irrisolti sulla difficoltà di garantire sufficienti livelli di legalità, dignità e umanità nella gestione del problema clandestini.

Giudizio sintetico: Clandestinoir

martedì 2 luglio 2019

Un nuovo mondo

di Eckart Tolle, Mondadori

Una guida per "un nuovo mondo", un nuovo modo di sentire che, distruggendo l'ego imperante e limitante, propone un modo diverso per vivere. Vivere liberi dall'inquietudine e da emozioni negative che spesso conserviamo nel tempo, ci schiacciano e possono farci ammalare. Un libro per chi desidera affrontare un cammino spirituale e sente il desiderio di cambiare qualcosa di sé.

Vivere non è facile. Il dolore è un'esperienza che non risparmia nessuno e spesso ci si sente in balia del destino. Eventi e persone sembrano essere in gradi di regalarci la felicità o di negarcela, talvolta per sempre. Eckart Tolle rovescia questo modo di affrontare la vita, invitando a non lasciarsi dominare dal pensiero, dal nostro ego, ma a sentire il nostro essere adesso, in questo momento, liberi da emozioni legate a eventi passati che continuano a inquinare la nostra vita. Sono i corpi del dolore che spesso entrano in collisione con i corpi del dolore altrui, soprattutto nella vita di coppia.
Conoscere se stessi, secondo l'antica sentenza delfica, significa acquisire quella consapevolezza che è liberatoria. Accettare il proprio presente permette di non essere sfiorati dal tempo – ansie e paure – concentrandosi sui passi che si compiono e non sulla destinazione da raggiungere. "Il segreto della felicità è la collaborazione incondizionata con ciò che è" – "Combattere contro la vita genera sprechi inutili della nostra energia".

Un libro interessante, che stimola la riflessione, scritto in una prosa semplice e chiara, da leggere con calma e concentrazione, nel silenzio.

Giudizio sintetico: Spirituale

Il tempo imperfetto

di Francesco Piccolo, Feltrinelli

Come sarebbe un mondo in cui la vita scorre al contrario, in cui ad un difficile esordio come vecchi e malati segue una lenta progressione verso la maturità, poi la giovinezza, poi l'adolescenza? Piccolo ci porta per mano in questo sogno al contrario, in un romanzo breve che lascia aperto il più importante degli interrogativi: ci piacerebbe?

Carlo e Teresa sono i protagonisti di un ciclo biologico al contrario, un ciclo vitale che dopo una breve sperimentazione è diventato la normalità per l'intero genere umano. Grazie alla scienza, si viene generati vecchi e cadenti e progressivamente si acquisiscono le forze e il corpo ringiovanisce inesorabilmente, dando all'essere umano sempre migliori caratteristiche fisiche e possibilità economiche. Per tutti quelli che almeno una volta hanno pensato: "che bello sarebbe se si potesse lavorare da vecchi e godersi la pensione da giovani".

Giudizio sintetico: Ringiovanito