venerdì 28 dicembre 2018

02.02.2020. La notte che uscimmo dall'euro

di Sergio Rizzo, Feltrinelli

Che cosa succederebbe se alle elezioni europee del 2019 il partito sovranista, ex partito del Nord, al governo insieme al succube partito populista, arrivasse a raccogliere il 72% delle preferenze? Tra fantascienza e preveggenza, catastrofismo e lungimiranza, Rizzo immagina la cronaca di due morti annunciate: quella dell'euro come moneta nazionale e quella dell'Italia come membro dell'Unione Europea.

Sergio Rizzo, vicedirettore del quotidiano "Repubblica", vincolando strettamente immaginazione a dati incontrovertibili di realtà, prova a raccontare in questo libro quale storia avrebbe l'Italia se alle elezioni europee del 2019 il partito sovranista risultasse primo con più del 70% dei voti. Ipotesi plausibile, il tentativo di mantenere la promessa fatta da Matteo Salvini nel 2016: "Se la Lega va al governo, usciamo dall'euro", aveva detto. Dunque, dichiarazione di uscita unilaterale dalla moneta unica, con l'approvazione benevola della Russia, l'appoggio di Donald Trump e dei paesi del blocco di Visegrad, Ungheria in testa. La deriva ipotizzata da Rizzo è spread alle stelle, debito pubblico oltre il 150%, le banche sull'orlo del fallimento, aziende che chiudono, disoccupazione inarrestabile. Passerà, è un fuoco di paglia, dicono i sovranisti cercando di rassicurare il presidente della Repubblica, l'unico argine alla marea sovranista. Inizia a circolare la Nuova Lira che non vale niente, file ai bancomat vuoti, il sito archeologico di Pompei dato in concessione ai Russi, in vendita le isole di Pianosa, Asinara, Montecristo...
Un libro inquietante, da distribuire porta a porta se non fosse che la maggioranza degli Italiani – più del sessanta per cento, stima il Censis – sono analfabeti di ritorno o analfabeti funzionali, comunque non in grado di comprendere un testo complesso come un libro...

Giudizio sintetico: Militante

mercoledì 26 dicembre 2018

Bontà

di Walter Siti, Einaudi

Più che un romanzo, un racconto lungo articolato su più registri narrativi, impostato sulla necessità del protagonista di fare i conti con una vita vissuta quasi in sordina. La vicenda è calata in una dimensione affettiva particolare, nella quale è difficile immedesimarsi, ma offre spunti di riflessione interessanti, anche se talvolta sviluppati con uno stile nominale a tratti quasi evocativo.

Ugo è un anziano direttore editoriale, acido e introspettivo, eccessivo nelle sue passioni e spietato nella vita professionale. Pensa di valere molto di più degli autori che è chiamato a valutare e gestire, ma sa che non avrebbe mai potuto diventare uno di loro. Lavora non per necessità – è ricco di famiglia e potrebbe già essere in pensione – ma perché ama il mondo della cultura e vuole rimanere attivo, consapevole di non poter trovare un'alternativa sociale alla vita professionale. Gay da sempre, vive la propria sessualità con distacco e ricercando una bellezza che non riesce ad essere altro che pura manifestazione estetica. Nei suoi pensieri una visione del mondo e una considerazione degli altri fredda e sarcastica, a tratti sprezzante, ma mai ovvia e superficiale, esaltata da uno stile narrativo che sembra ricercare volutamente il termine ermetico e la frase ad effetto in grado di comunicare la giusta distanza tra il freddo e spietato, ma onesto, Ugo e la società falsa e buonista che lo circonda.

Giudizio sintetico: Editoriale

giovedì 20 dicembre 2018

I colori dell'incendio

di Pierre Lemaitre, Mondadori

Se con Ci rivediamo lassù Lemaitre aveva vinto il prestigioso Goncourt, bisogna ammettere che con questo secondo episodio dell'annunciata trilogia non si riescono a raggiungere le stesse vette, ma resta tuttavia il piacere di una lettura autonoma (non ancorata al primo libro) e piacevole, dotata di una trama interessante, con un capovolgimento di fronte meno spiazzante di quelli cui ci ha abituato l'autore francese. In questo caso la storia è imperniata su un personaggio femminile, Madeleine, l'erede dei Péricourt, che dovrà trovare la forza interiore necessaria a trasformare con decisione un destino che sembra ineluttabilmente perfido.

Parigi, 1927. Durante il funerale del patriarca Marcel Péricourt accade una disgrazia inspiegabile che segnerà per sempre non soltanto il destino della figlia Madeleine, erede di un impero bancario, ma anche del potentato parafamiliare che il patriarca manteneva unito. La donna, fino a quel momento poco indipendente, si troverà in poco tempo a dover combattere una guerra personale contro il suo destino e contro chi, dalle sue disgrazie, vede l'occasione per trarre vantaggi personali. Una storia "alla Lemaitre", altalenante tra le due facce della vicenda intima di intrighi, passioni e feroci macchinazioni e del quadro storico del periodo di pace tra le due Guerre, in una Francia fragile e indolente che assiste, tra scandali e corruzione, al riarmo della Germania nazista, ingombrante vicino che di lì a poco dipingerà (appunto) dei colori dell'incendio l'intera Europa.

Giudizio sintetico: Spietato

Parlarne tra amici

di Sally Rooney, Einaudi

Presentato come un caso letterario, tradotto in molti Paesi,questo romanzo presenta una figura femminile non priva di qualche spessore psicologico ma, nel complesso, abbastanza scontata, tanto da indurre a credere che il successo dell'opera sia legato alla giovane età della sua autrice e all'idea che possa essere una promessa della nuova letteratura.

Dublino, giorni nostri. Frances, una ragazza di 21 anni, si è resa autonoma dai genitori dai quali si sente diversa, a causa anche del livello culturale superiore della ragazza che studia e scrive poesie. Una giovane insicura, Frances, e il rapporto con l'amica Bobbi – con cui ha avuto una relazione sentimentale – mette in luce e amplifica la sua sensazione di inadeguatezza. Bobbi è non solo più ricca di lei, ma, ai suoi occhi, molto più bella e soprattutto, in ogni occasione, più spigliata e capace di affrontare il mondo. Le due ragazze incontrano una coppia sposata di intellettuali trentenni: il marito Nick, attore affascinante, è attratto da Frances e tra i due nasce un rapporto, complesso e contraddittorio, basato sulle debolezze di entrambi.
Una storia – in cui pare di cogliere tracce autobiografiche dell'autrice – poco coinvolgente a cui non giova la scarsa simpatia dei personaggi, ma narrata con una scrittura pulita e non trasandata che si avvale di dialoghi veloci e vivaci.

Giudizio sintetico: Esordiente

lunedì 10 dicembre 2018

Curarsi con i libri

di Ella Berthoud e Susan Elderkin, Sellerio

Curare le ferite del corpo e i dolori dell'anima con i libri. Un paradosso. Ma a volte i rimedi contengono più verità del più logico dei pensieri razionali. "Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella vostra filosofia" dice lo shakespeariano Amleto di fronte allo stupore dell'amico Orazio per gli strani avvenimenti appena accaduti. Nulla è impossibile dunque nell'universo che abitiamo, l'inimmaginabile può essere dietro l'angolo.

Curarsi con i libri non ha la forma del romanzo e non aspira a considerarsi un saggio, quanto piuttosto un "prontuario medico" o – meglio – un manuale di Pronto Soccorso, di quelli che si tengono sottomano e servono per curare un po' tutto, dagli attacchi di panico alla febbre da fieno, dai disturbi della vista alla diarrea, dalla depressione al mal di schiena. Un manuale di seicento pagine che suggerisce delle terapie molto originali, sicuramente inattese. Mal di denti? Il dolore va aggredito con la lettura di Anna Karenina di Lev Tolstoj. Se non fosse sufficiente, cura rinforzata con Tempo di uccidere di Ennio Flaiano. Intestino irritabile? Di sicuro sono utili le pagine di Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh. La pressione alta richiede, a scelta, Il rosso e il nero di Stendhal, Moll Flanders di Daniel Defoe o Le onde di Virginia Woolf.
Uno scherzo? Un gioco? Niente di più serio per le autrici di questo libro, che da una decina di anni hanno aperto a Londra un servizio ufficiale di biblioterapia che ha clienti in tutto il mondo. Un paradosso che per curare i reumatismi ci voglia il Marcovaldo di Italo Calvino? Chissà. Per non sbagliare ripensiamo a quello che il principe di Danimarca dice all'incredulo Orazio di Shakespeare, Comunque un libro per scoprire altri libri che coinvolge l'amante della lettura e lo invita al gioco.

Giudizio sintetico: Medicalalternativo

L'artista del coltello

di Irvine Welsh, Guanda

Torna Frankie Begbie, lo psicotico violento di Trainspotting, questa volta però nei panni di un grande artista che non vuole assolutamente ricadere nelle sue manie omicide. La necessità di dominare il desiderio di violenza permea tutto il libro, dall'iniziale rifiuto di una difesa – quasi – legittima, a tutto quanto gli accade in seguito nella sua città di origine. 

Frankie Begbie dopo aver scontato la propria condanna ha trovato una pace interiore e una vita familiare "quasi" normale, con una moglie bellissima (la psicoterapeuta che lo ha curato in prigione) e due figlie che adora. Ha perfino cambiato nome e ora si fa chiamare Jim Francis: le sue psicosi lo hanno portato a diventare un grande artista, che produce ritratti scultorei di personaggi famosi orrendamente mutilati, e questo incanala la sua indole violenta in una direzione che lo ha reso ricco e celebre. Ma deve tornare ad Edimburgo per il funerale del figlio che ha abbandonato, morto di morte violenta, e nella città scozzese tutti lo ricordano soprattutto per quello che era, Frankie Begbie, e si aspettano una truce vendetta. Frankie non intende affatto rinnegare la sua redenzione, ma le circostanze sembrano spingerlo in una direzione diversa mentre cerca di capire cosa sia successo al figlio. Difficile dimenticare che in fondo si tratta del soggetto più brutale tra quelli messi in scena dall'autore scozzese al suo esordio: riuscirà un tale personaggio a frenare il suo lato oscuro, quando tutte le circostanze gli remano contro?

Giudizio sintetico: Post-trash

Triste, solitario y final

di Osvaldo Soriano, Einaudi

Un tributo ai tradimenti del cinema hollywoodiano e nello stesso tempo un omaggio a Raymond Chandler e al suo personaggio più anarchico, quel Philip Marlowe che per primo ha traghettato il genere noir verso il cinema. In un romanzo breve e parodistico, lo stesso Soriano fa da spalla all'ormai invecchiato detective, in un turbine di parodie cinematografiche che vedranno coinvolte molte icone del cinema degli anni 50-60 in ruoli quanto meno improbabili.

Tutto nasce dal desiderio di un anziano Stan Laurel di capire perché nessuno lo faccia più lavorare: quasi privo dei mezzi necessari per sopravvivere e conscio della morte imminente, il vecchio comico si affida all'ormai più che maturo Marlowe per scoprire cosa lo renda tanto inviso ai produttori di Hollywood. Sulle tracce di questo improbabile incontro si troverà qualche anno dopo anche l'autore Soriano, che sempre con Marlowe si troverà invischiato in un turbine semidelirante di avvenimenti anche violenti, in cui troveremo un John Wayne che capeggia un gruppo di pistoleri-picchiatori, un Chaplin rapito due volte, un gatto che incarna il desiderio dei due protagonisti di una vita libera dai condizionamenti di una società autoritaria e tutti gli ingredienti classici e meno classici dei primi noir. Con vari sberleffi narrativi alla polizia e ai cliché cinematografici più consueti del genere.

Giudizio sintetico: Paradossale

martedì 4 dicembre 2018

Piccoli esercizi di sopravvivenza familiare

di Alda Bruno, Sellerio

Breve, poco più di un racconto, ma molto acido e vendicativo, ci racconta di una famiglia allargata nella quale non c'è nessun posto emotivamente adatto per la minore delle figlie di un uomo già alla terza moglie. Una bambina che crescendo tra insensibilità e disamore, matura verso i familiari un odio solo in parte temperato da una comoda eredità. Freddo ed eccessivo, fa sperare sia poco verosimile anche nelle peggiori realtà.

Quasi nessun nome in questo breve libro, ogni membro della famiglia viene sempre indicato solo con il grado di parentela: il padre, la madre, la sorella maggiore, il fratellastro, la sorella germana. Tutti familiari di una bambina, poi di una ragazza e di una donna, che nutre per loro solo l'odio e il dispetto che sente di aver ricevuto da piccola. Su tutto, un'eredità che va tutelata e mantenuta integra, unico simbolo di unità in una rosa di rapporti umani privi di ogni empatia, quasi che per la fredda protagonista il denaro sia l'unico elemento degno di una qualche valenza affettiva.

Giudizio sintetico: Avido

Negli occhi di chi guarda

di Marco Malvaldi, Sellerio

Una commedia noir ambientata in Maremma, in una splendida tenuta che rappresenta il microcosmo di una serie di personaggi molto caratterizzati. La trama si snoda tra un carosello di battute dal sapore fortemente toscano alternate alle indagini su una misteriosa morte. Un classico a cui Malvaldi ci ha abituato ormai da tempo.

Poggio alle Ghiande è una tenuta "più grande della provincia stessa", un paradiso in cui i boschi si specchiano nel mare, proprietà di due gemelli che più diversi non potrebbero essere. Attorno a loro, una serie di personaggi molto particolari, lavoranti e affittuari estivi, che sono ormai di famiglia e che non vedono certo di buon occhio il desiderio di uno dei gemelli di vendere la tenuta ad un tour operator cinese per farne un villaggio vacanze esclusivo. In questo ambiente già così eterogeneo, si muovono anche una bella filologa, un genetista atletico, un agente immobiliare spregiudicato, un architetto antipatico e un colonnello della forestale. In un Cluedo articolato in chiave maremmana, il racconto si snoda tra fatti di sangue e dialoghi sarcastici alla ricerca di un colpevole e di un Ligabue scomparso fino alla svolta finale, che sembra lanciare il principale protagonista verso nuovi episodi.

Giudizio sintetico: Malvaldiano

L'ultimo ballo di Charlot

di Fabio Stassi, Sellerio

Un racconto a metà tra immaginazione pura e biografia, con un Chaplin iconografico che riesce a ingannare, con la forza di una risata, perfino la Morte. Ripercorrendo i primi anni del '900, seguiamo il piccolo vagabondo in un viaggio attraverso gli Stati Uniti, da Est a Ovest, fino all'esordio cinematografico che lo destinerà al successo planetario che tutti gli riconoscono.

Anni '70: Charlie Chaplin, in una vigilia di Natale, riesce a far ridere anche la Morte, che è venuta a prenderlo come gli era stato predetto già nel 1910. Divertita, poiché non aveva mai provato l'ebbrezza del riso, questa decide di lasciare al grande attore ancora un anno di vita, dandogli un appuntamento per l'anno successivo, con il patto che se anche in quell'occasione riuscirà a farla ridere ancora, potrà rimandare di un ulteriore anno la sua dipartita. Per 7 anni Chaplin riuscirà a evitare di morire, raccontando nel frattempo per iscritto, al figlio minore Christopher, un'avventura semi-immaginaria della sua vita, svoltasi  nei primi anni del secolo breve e che vedono la nascita della sua grande fortuna, dalla miseria in Inghilterra allo sbarco negli Stati Uniti, con la conseguente ascesa da piccola comparsa di spettacoli di periferia a grande mito del Cinema di tutti i tempi. Con una forza descrittiva che riesce a mettere su carta le pose, i movimenti, la mimica di Charlot, si riesce quasi a credere al racconto del piccolo "vagabondo", anche grazie ad una serie di circostanze realmente accadute che riescono a disorientare il lettore spingendolo a chiedersi dove finisca il romanzo e dove cominci la biografia.

Giudizio sintetico: Fantastorico

mercoledì 28 novembre 2018

L'anno dello straniero

di Sebastiano Mondadori, Codice Ed.

Nell'adolescenza, l'attrazione esercitata dai personaggi che incarnano l'ideale del "leader" può trasformare la vita, anche se rimangono i dubbi sulla possibilità di riuscire a costruire davvero una propria personalità, se l'immagine pubblica è quella di un gregario. In un romanzo di formazione classico, con finale tutt'altro che scontato, si ripercorre la fine degli anni'80 e l'entrata nella vita adulta di un ragazzo che incappa in una possibilità difficile da rifiutare.

Milano, 1989, il Milan di Sacchi sta facendo incetta di vittorie e trofei internazionali e Filippo Degani è il centrocampista della mediocre squadra del liceo, fianco a fianco con l'amico di sempre, Claudio. Nei suoi sogni piccolo-borghesi, un futuro da avvocato, qualche exploit sul campo e qualche flirt con le compagne di scuola, inavvicinabili al momento. A stravolgere la routine, l'arrivo dello "Straniero", Robert Horowitz, bellissimo e ricchissimo, poliglotta, capace sul campo di numeri da campione, che trascina la squadra in un successo dietro l'altro e che sembra possedere qualsiasi capacità la vita possa assegnare ad un essere umano. Robert sceglie proprio Filippo, il "buon Degani", come compagno delle sue scorribande adolescenziali: come non sfruttare l'occasione, anche se questo può mettere in crisi le amicizie consolidate, i principi morali e le certezze fino a quel momento maturate? Una sudditanza dorata, ma che sembra aprire le porte più misteriose, offrendo possibilità prima impensabili. Comunque, un rapporto che segna la vita di Filippo al di là di ogni previsione.

Giudizio sintetico: Adolescenziale

lunedì 26 novembre 2018

Istruzioni per un'ondata di caldo

di Maggie O'Farrell, Guanda

La famiglia, luogo di affetti profondi, viscerali, ma anche di segreti, bugie, equivoci. Un evento drammatico riunisce i componenti di una famiglia e fa esplodere le contraddizioni sollevando i veli su eventi del passato all'origine di incomprensioni e fratture. La vita poi non sarà più la stessa.

Londra, luglio 1976. Un'ondata di caldo straordinaria, che si protrae a lungo, mette a dura prova la capacità di mantenere in equilibrio la propria vita portando ad "ebollizione" le tensioni. Una mattina Robert, pensionato di origini irlandesi, sposato con Greta da tanti anni, con figli già grandi ormai autonomi, esce di casa e non fa ritorno. Anzi si scopre che ha preso con sé il passaporto e prelevato dal conto molto denaro. Intorno alla madre si riuniscono i tre figli: Michael Francis, in grave crisi coniugale, Monica, risposatasi con un divorziato le cui figlie non l'accettano, e la trasgressiva Aoife, che nasconde un doloroso segreto fin dall'infanzia e che si è trasferita a vivere a New York, il più lontano possibile dalla famiglia di origine.
Eventi del passato mai chiariti, colpe attribuite agli altri – a torto o a ragione – diventano il nucleo di giornate tese a capire dove sia andato il capofamiglia e il motivo della sua fuga.
Un romanzo sulla famiglia, intenso e non superficiale, scritto in modo diretto e incisivo senza retorica; al termine del viaggio dei protagonisti emerge, come avviene spesso nei film e nei romanzi su questo argomento, che l'interpretazione dei comportamenti degli altri risulta spesso inadeguata o addirittura del tutto sbagliata rispetto alla realtà.

Giudizio sintetico: Conciliatorio

giovedì 22 novembre 2018

Human punk

di John King, Guanda

Saga punk che si snoda dagli anni '70 al nuovo millennio. Protagonista, un ragazzo proveniente da un sobborgo londinese che vive tutte le contraddizioni di un periodo contrassegnato dalle mode distruttive e dall'ascesa prima del tatcherismo e poi di una borghesia laburista che ha venduto l'anima al capitale. Pur con una colonna sonora ben connotata e una storia a tratti interessante, è comunque una lettura difficile da apprezzare, a causa del registro linguistico troppo orientato al parlato, dove la studiata mancanza dei molti congiuntivi e l'eccesso di alcol che si risolve in monologhi a cascata calano certo il lettore nell'ambiente, ma risultano comunque difficili da metabolizzare. 

Un racconto in tre parti: si inizia dalla fine degli anni '70, in un sobborgo londinese operaio in cui si muovono bande di ragazzi smarriti che tra anfibi e magliette senza maniche cercano di trovare un proprio posto nel mondo, rivolgendosi alla nascente ideologia punk, tra contrasti anche violenti con bande rivali e fughe in città alla ricerca di musica e pub sempre nuovi. L'amicizia è per questi ragazzi l'unico legame affidabile, una catena che tiene uniti anche a distanza: nel secondo step temporale, a cavallo tra una Cina emergente e la lunga odissea della transiberiana, il viaggio del ritorno del protagonista porta il marchio di un desiderio di ritrovare i compagni di sempre, gli stessi che alla vigilia del nuovo millennio potrebbero riuscire a dare un senso compiuto ad una vita che altrimenti ti prende a calci con un paio di Doctor Marten's.

Giudizio sintetico: Punk

venerdì 16 novembre 2018

Io sono, io sono, io sono

di Maggie O'Farrell, Guanda Editore

Questo romanzo comprende 17 racconti corrispondenti ad altrettanti incontri con la morte vissuti dalla narratrice, 17 episodi in cui la partita a scacchi con la nera donna armata di falce si conclude con la vittoria della protagonista, che può gridare con esultanza, riprendendo i versi di Silvia Plath,: "Io sono, io sono, io sono".

Se la malattia colpisce una bambina di 8 anni e la porta a un passo dalla morte, se questa bambina, scampata per miracolo, si deve sottoporre ad una durissima riabilitazione, la sua esistenza non potrà non rimanerne segnata. Avrebbe potuto vivere con prudenza, cercando di evitare situazioni pericolose. Invece, considerando il suo essere ancora al mondo un dono inaspettato e prezioso, ha scelto di assaporare fino in fondo le occasioni e le avventure che la vita le ha concesso, al limite dell'incoscienza, sfidando il destino e "guardando la morte in faccia". Ora, a quasi 50 anni, la protagonista ripercorre con la memoria, s
enza seguire un ordine cronologico, fluttuando da un periodo all'altro della propria esistenza, queste esperienze drammatiche e personali, con sottili richiami tra una vicenda e l'altra e instaurando, pagina dopo pagina, un rapporto sempre più confidenziale con il lettore. Così i due racconti finali svelano le sofferenze più intime e profonde e danno senso ai capitoli precedenti.
Narrato in prima persona in modo intenso grazie ad una prosa asciutta, pulita, con un'aggettivazione assai scarna così da non cadere mai in un registro melodrammatico, il romanzo diventa un vero inno alla vita da dedicare ai propri figli.

Giudizio sintetico: Bergmaniano

La lettrice scomparsa

di Fabio Stassi, Sellerio

Possono i libri costituire una cura per il male di vivere? E noi, amanti della lettura, come possiamo consigliare ad altri i libri giusti per loro, dato che ognuno di noi legge un libro diverso, anche se sulla pagina le parole sono le stesse? Nei dialoghi con le donne di questo romanzo, il protagonista non manca mai di offrirci eleganti riflessioni sulla letteratura, sulla vita e sulla ricerca del rapporto giusto con gli altri, cercando nel frattempo di risolvere – attraverso la letteratura, ovviamente – il giallo che dà il titolo al libro.

Vince Corso è un uomo riflessivo, ex professore precario, bilingue per caso, con una storia finita male lasciata alle spalle e un problema economico davanti: come sbarcare il lunario? Problema serio, soprattutto se tutte le finanze vengono investite in libri, la vera passione di cui si nutre questo amante della musica francese con una memoria ferrea per tutto ciò che legge. La soluzione saranno le sue stesse letture: Vince si inventa un lavoro in cui consiglia i libri giusti alle persone che soffrono dei vari mali del vivere ma che amano leggere e non temono di chiedergli aiuto – come prevedibile, tutte donne. Alternando i colloqui con le sue "pazienti" all'indagine su una sconosciuta vicina di casa scomparsa misteriosamente e che il protagonista tenta di ritrovare basandosi solo sulle letture della donna, il libro si snoda piacevolmente tra analisi letterarie, psicologiche e poliziesche, complici alcuni interessanti comprimari come il misterioso portinaio dello stabile romano teatro della vicenda e un libraio per il quale la cultura vale più di ogni altra cosa.

Giudizio sintetico: Biblioterapico

sabato 10 novembre 2018

Resistere non serve a niente

di Walter Siti, Rizzoli

Vincitore del Premio Strega 2013, racconta di un mondo, quello della nuova finanza, in cui gli intrecci tra capitalismo, criminalità e politica sembrano obbedire ad una logica di potere assoluto in mano ad una oligarchia tanto intraprendente quanto dominata da una generazione di giovani squali emergenti che solo nel potere del denaro trovano le emozioni che servono a dare un senso alla vita.

Tommaso è un ragazzino obeso ed emarginato, bravissimo in matematica, che nel cibo trova le uniche soddisfazioni di una vita marginale, con una madre assorbita dal lavoro di portineria e un padre molto spesso assente perché coivolto in affari poco puliti. Quando i problemi della famiglia diventano insormontabili, dal nulla appare uno "zio" che come un deus ex-machina risolve in un lampo sia i problemi fisici che quelli sociali di Tommaso, proiettandolo in un mondo in cui nel giro di pochi anni il ragazzo riesce a diventare un uomo molto ricco, gestore di un fondo che macina un successo finanziario dietro l'altro. Parallelamente, Tommaso affronta anche un rapporto strano con una modella indipendente e poco incline agli affetti e gli anni del crack dell'economia, misurando le sue capacità con il crollo dei giganti di oltre oceano. Ma è tutto davvero così trasparente? Scoprirlo toccherà all'autore del libro, lo scrittore voce narrante a cui Tommaso ha affidato il racconto della sua ascesa straordinaria e dei suoi crolli emotivi, attraendolo e corrompendolo in un turbine che alterna introspezione, cronaca finanziaria e sesso in una commistione tagliata su misura per l'ambiente dei protagonisti, molti dei quali facilmente riconoscibili nel mondo reale.

Giudizio sintetico: Post-edonista

venerdì 9 novembre 2018

Benedizione

di Kent Haruf, NN Editore

Lo scorrere della vita, i rimorsi e i rimpianti, più evidenti al momento del bilancio finale, quando la morte ormai prossima mostra con chiarezza l'impossibilità di tornare indietro e di "riavvolgere il nastro" per correggere comportamenti che hanno avuto conseguenze dolorose. Questo è il crepuscolo dell'esistenza di Dad, protagonista del romanzo, confortato però dall'amore e dalla dedizione di moglie e figlia.

A Holt, cittadina del Colorado, vivono Dad, un anziano, affetto da un tumore incurabile allo stadio terminale, e la moglie Mary. Rientra a casa la figlia Lorraine per assisterli in questo momento doloroso e trascorrere con il padre l'ultima fase della sua vita. Intorno alla famiglia la comunità di Holt e alcuni personaggi in particolare, ciascuno con il suo carico di sofferenze, di sogni e di illusioni spezzate. Eppure ogni persona sembra incapace di relazionarsi davvero con gli altri, di essere tollerante e di accettare ciò che non sembra "normale". Dunque la solitudine diventa la condizione esistenziale di tutti. Qualche personaggio, soprattutto femminile, sembra tuttavia in grado di autentica dedizione e cura dell'altro, che apre spiragli di speranza.
Il narratore segue con occhi imparziali, pare non esprimere mai giudizi e racconta in modo pacato, preciso e asciutto la vita che si compone come in un quadro iperealista di Hopper, ma con tinte più tenui e spente che comunicano un senso di malinconia e di rimpianto.

Giudizio sintetico: Americano

mercoledì 7 novembre 2018

Castigo di Dio

di Marcello Introna, Mondadori

Noir storico corale ambientato a Bari durante la Seconda Guerra Mondiale, caratterizzato dall'assenza di un vero protagonista, se si esclude il caseggiato popolare teatro delle vicende, un palazzo-bordello realmente esistito e che è difficile non associare ai quartieri degradati dei giorni nostri descritti dalle inchieste televisive. Il libro naviga tra romanzo storico e fiction noir senza riuscire a prendere una posizione che coinvolga, tuttavia offre interessanti spunti su un territorio e una fase bellica poco sfruttati dal punto di vista letterario.

Il castigo di Dio del titolo è Amaro, il boss della "Socia", un palazzone-bordello a più livelli realmente esistito, che si configura come un Inferno dantesco al contrario e nel quale salendo i vari piani aumenta la gravità delle attività criminali che vi si svolgono. Attorno al rapimento di una ragazzina figlia di un proprietario terriero ruotano vari personaggi: una prostituta letterata, ex maestra costretta a vendersi, un fabbro carismatico, un giornalista a caccia di scoop, due bambini orfani e sfruttati, un prefetto fascista colluso, ma soprattutto una Bari vittima prima del giogo fascista, poi dell'occupazione alleata. La Socia diventa la costruzione-ghetto dove confinare la prostituzione di basso livello, i più disperati e gli umiliati, rendendoli subalterni di una banda criminale senza scrupoli che li sfrutta in modo brutale e che approfitta della Guerra per arricchirsi. La mancanza di un protagonista vero lascia comunque orfano il libro dell'empatia necessaria a farlo decollare, sebbene le premesse di originalità e struttura narrativa ci siano tutte.

Giudizio sintetico: Acerbo

martedì 30 ottobre 2018

Il libro nero

di Orhan Pamuk, Einaudi

Un libro oscuro e disordinato, imperniato sulle riflessioni di un protagonista che vaga smarrito in una Istanbul caotica e viva, vero nucleo narrante e unico filo conduttore di una vicenda che fa solo da blando collante per riflessioni psicologiche sull'essere se stessi. L'ambientazione in una città simbolo del passaggio tra Oriente e Occidente, in un periodo storico di forte movimento sociale (gli anni '60/'70), rendono ancora più difficile seguire il Nobel turco in questa Odissea cittadina estremamente confusa.

Tutta Istanbul viene prima o poi tracciata e battuta da Galip, giovane avvocato alla ricerca della moglie-cugina che lo ha abbandonato con un breve messaggio di sole diciannove parole, scritto con una biro verde. Biro verde che è anche la nota distintiva del fratellastro di lei, un noto editorialista di costume che risulta scomparso lo stesso giorno. Proprio rileggendo gli articoli scritti dal cognato-cugino e rivoltando la città come un calzino, Galip spera di ritrovare la moglie, man mano riflettendo con una serie di circonvoluzioni eterogenee: sull'Io, sul desiderio di farsi apprezzare dagli altri, sul desiderio di essere diversi da quello che lo specchio ci rimanda. Nei vari personaggi che incontra, sui loro volti, il protagonista tenta di leggere una qualche traccia che gli permetta di ritrovare i due scomparsi, ma finisce per rigenerare soprattutto se stesso, attraverso lo sguardo proprio, degli altri, e della città dei due mondi. Complesso e non di facile lettura, fa attendere a lungo un epilogo che sembra non arrivare mai.

Giudizio sintetico: Ermeneutico



lunedì 29 ottobre 2018

Utopie minimaliste

di Luigi Zoja, chiarelettere

Ernesto Che Guevara, un mito del secolo passato, un eroe che porta a compimento il suo destino quando trova la morte sulle montagne della Bolivia mentre prova ad accendere anche in quel paese la fiamma della rivoluzione. Cambiare tutto con la violenza, dal basso: è davvero questa la strada per arrivare ad una società più giusta e ad un uomo nuovo?

Sovvertire con la violenza un ordine sociale ingiusto coltivando il sogno di riuscire a dar vita ad un  "uomo nuovo", per approdare invece ad una società altrettanto ingiusta e manchevole uccidendo, e per sempre, ogni sogno utopico e ogni speranza in un mondo più giusto e solidale. Questo il risultato di ogni rivoluzione massimalista, sostiene in maniera convincente lo psicanalista junghiano Luigi Zoja in Utopie massimaliste, un libro di qualche anno fa assolutamente non invecchiato; anzi, visto come va il mondo, di strettissima attualità. Cambiare il modello sociale dimenticandosi però dell'individuo, illudersi, attraverso il processo collettivo della rivoluzione, di mettere le basi di un mondo nuovo, è "una contraddizione in termini" scrive Zoja. E dunque il nostro inevitabile destino è quello di non poter mai trasformare nulla, di essere costretti a vivere per sempre in questo mondo ingiusto? L'unica possibilità, secondo lo psicanalista autore del libro, è quella di cambiare prima l'uomo potenziando ciò che ha già dentro, cioè, in altre parole, dando vita al minimalistico processo di "individuazione". Cambiare se stessi per poter cambiare il mondo, un percorso inverso rispetto a quanto avvenuto nel comunismo reale che si è illuso che fosse sufficiente cambiare il modello economico per trasformare il modo di essere dell'uomo.

Giudizio sintetico: Rivoluzionario

mercoledì 24 ottobre 2018

Prigionieri del presente

di Giuseppe De Rita e Antonio Galdo, Einaudi

In che mondo viviamo? Viene da chiedersi, se ai nostri giorni i versi di Orazio " Carpe diem, quam minimum credula postero" siano tradotti con la frase "Acchiappa tutto fin che puoi, fregandotene degli altri, tanto non sai se domani ci sarai ancora". Che mondo è questo, in cui non esiste più alcuna etica e i valori sono pallidi fantasmi considerati retaggio del passato?

Giuseppe De Rita, presidente del Censis e autore, qualche anno fa, di L'eclissi della borghesia, un testo fondamentale per comprendere la storia dell'Italia repubblicana dall'ultimo dopoguerra ad oggi, nell'ultima opera si confronta, sempre insieme al giornalista Antonio Galdo, con importanti problematiche di carattere antropologico, economico e politico. Assolutamente consigliabile leggere i capitoli dedicati alla morte del tempo inteso come divenire di una continuità. Nel t
empo liquido di oggi infatti non ci sono più né passato né futuro, siamo entità autocentrate costrette a vivere istante dopo istante nell'eterno presente del mondo digitalizzato e di un sapere frammentato. Una situazione irreversibile? L'unico antidoto è mantenere vivo il senso critico, attaccato però da ogni lato dall'omogeneità digitale.

Giudizio sintetico: Resistenziale

Canto della pianura

di Kent Haruf, Rizzoli

Un canto americano al cento per cento, in un Colorado noioso e piatto, teatro di una capacità narrativa che riesce a rendere interessante anche il nulla del narrato. Storie semplici, che hanno come unico filo conduttore la stessa appartenenza geografica e niente altro, ma che riescono comunque a far arrivare il lettore all'ultima pagina con un tocco intimista leggero e ben calibrato.

Tre storie, tre protagonisti quasi per nulla collegati tra loro, ad eccezione del fatto che vivono nello stesso piccolo paese – inventato – del Colorado e che in parte sono della stessa famiglia: Tom Guthrie, insegnante e fattore, reduce da una separazione e preso di mira dai genitori ignoranti e iperprotettivi di uno studente indisciplinato; i suoi due figli Ike e Bobby, gemelli mancati, che si muovono silenziosi in un paese desolato e arido come un paesaggio di Cormack Mc Carthy; Victoria, un'adolescente incinta che, scacciata di casa, si trova a dover convivere con due fratelli solitari che nella vita hanno solo accudito il loro bestiame. Un mondo che trascina la quotidianità di un'attività rurale che ruota attorno alle stagioni, in un'America profonda che affronta la contraddizione di un mondo che cambia aggirandosi in un territorio che invece sembra non cambiare mai. Saranno i gesti d'amore dei protagonisti a dare un senso e un legame a queste storie-non storie.

Giudizio sintetico: Poetico

mercoledì 17 ottobre 2018

Homo stupidus stupidus. L'agonia di una civiltà

di Vittorino Andreoli, Rizzoli

Una riflessione colta e impegnativa sull'agonia di una civiltà, la nostra, in cui l'uomo da sapiens sapiens diventa stupidus stupidus.

Immaginiamo di essere sul lettino di uno psicanalista. Uno importante, famoso, di cui ci fidiamo. Siamo lì per parlare del nostro disagio esistenziale, un disagio profondo, che ci impedisce di vivere bene. Raccontiamo fatti, parliamo di sentimenti, facciamo domande. Vorremmo stare meglio, essere rassicurati e curati. Pendiamo dalle sue labbra. Quando lo psicanalista inizia il suo discorso, siamo presi dallo sconcerto: Platone, Gesù Cristo, l'Umanesimo e poi Giambattista Vico, Charles Darwin, Karl Marx, Sigmund Freud, cioè la summa della cultura e del sapere dell'Occidente. Ecco, questo è Homo stupidus stupidus di Vittorino Andreoli, una lunga seduta psicanalitica in cui il lettore, nel ruolo di paziente, trova nelle parole del libro le spiegazioni al suo disagio.
Diviso in tre parti, intitolate rispettivamente La distruttività, La caduta dei principi, L'uomo senza misura, il testo di Andreoli annuncia, senza acrimonia ma con malinconia, la fine della nostra civiltà, iniziata circa duemilacinquecento anni fa in Grecia. Ad ucciderla una sola cosa: la stupidità umana.

Giudizio sintetico: Filosofico

Un romanzetto lumpen

di Roberto Bolaño, Adelphi

Lumpen: nell'accezione più diffusa, "sottoproletariato". E proprio in questo ambiente depresso e senza speranza si muove una protagonista smarrita ma dotata di grande carattere, che si lascia scorrere addosso la vita senza aspettarsi nulla. Un raccontino breve e pietoso, imperniato su un gruppo di non adulti ancora in grado di stupirsi davanti ad un quiz televisivo e che ricorda molto alcune ambientazioni pasoliniane.

Un romanzo breve commissionato allo scrittore argentino nell'ambito di una collana sulle principali città del mondo: Bolaño scelse Roma per ambientare la storia dell'adolescenza di Bianca, che poco più che ragazzina deve abbandonare la scuola per mantenere sé stessa e il fratello, improvvisamente rimasti orfani a causa di un incidente in cui hanno perso entrambi i genitori. Trovato lavoro in un negozio di parrucchiere, Bianca dopo qualche tempo si trova in casa anche due amici del fratello, con i quali instaurerà un rapporto distaccato, alternandoli nel suo letto ma non dando loro quasi nessuna confidenza. Saranno i due uomini a proporle di commettere, tutti assieme, un crimine ai danni di un divo dei film peplum ormai cieco, Maciste, con il quale Bianca instaura il rapporto forse più complesso che abbia mai avuto con un altro essere umano e che la obbliga a compiere delle scelte
. Ultimo scritto dell'autore prima della sua morte, rimane comunque un valido assaggio dell'opera di questo particolare narratore sudamericano.

Giudizio sintetico: Pasoliniano

Pronti a svanire

di Roger Hobbs, Einaudi

Seconda e ultima avventura del personaggio "ombra" inventato dallo scrittore americano morto prematuramente nel 2016. Leggermente più appassionante del precedente ("L'ombra"), è un noir tutto imperniato sulla capacità del protagonista criminale, e della sua particolare maestra, di alterare postura, abbigliamento e carattere per ingannare i propri avversari. Location asiatica e particolare attenzione ai dettagli, è piacevole solo per gli amanti del genere.

Questa volta Jack deve lasciare la sua nuova copertura di giocatore professionista per correre in aiuto di Angela, la sua mentore, che è rimasta invischiata in una rapina finita male: il carico di zaffiri di contrabbando cui dava la caccia è sparito insieme ad un bottino ancor più impegnativo, qualcosa che rende pericoloso solo conoscerne l'esistenza. Ed è un killer spietato a dare la caccia ad Angela, che per sparire può contare solo sull'unico individuo di cui si possa fidare e che lei stessa ha addestrato: Jack, appunto. Una trama classica nel genere, ma declinata con una certa verosimiglianza e una buona cura del dettaglio, nonostante alcune iperboli narrative (come la procedura di riconoscimento in macchina) proprie del genere.

Giudizio sintetico: Camouffage

venerdì 12 ottobre 2018

Come una famiglia

di Giampaolo Simi, Sellerio

In questo secondo libro con protagonista Dario Corbo, l'ex giornalista deve indagare su una serata tragica di cui è stato partecipe il proprio figlio, accusato di un episodio di rara violenza. Anche se ormai la famiglia - almeno nel senso più tradizionale del termine - sembra essersi disfatta, sono molti i richiami del libro a vincoli culturali e affettivi di tipo para-familiare: la squadra di calcio, la fedeltà al lavoro, l'amicizia dopo la fine di una vita di coppia per il bene dei figli. Un noir complesso con un'indagine strana che vede riaffiorare come comprimarie molte figure già conosciute ne "La ragazza sbagliata".

In Versilia, Dario Corbo ha lasciato la sua attività di giornalista per assumere l'incarico di addetto stampa (ma non solo) di una fondazione che si occupa delle misteriose opere d'arte di un artista famoso ormai defunto. Non ha più una famiglia, ma ha ancora un legame con l'ex-moglie grazie all'affetto che entrambi riversano sull'unico figlio, una promettente stella del calcio che sembra sul punto di compiere il grande salto verso un'attività professionistica di livello. Di colpo, tutto gli crolla addosso quando il ragazzo viene accusato di aver stuprato e quasi ucciso di calci e pugni una ragazza su una spiaggia, durante una festa per una vittoria importante. Il giovane nega tutto, ma molti indizi portano a lui e impongono al padre di attivarsi per cercare di capire cosa sia veramente successo e perché una ragazza dal volto distrutto insista a dire che a rovinarla e ad abusare di lei sia stato quel figlio con il quale Corbo pensava di avere un rapporto leale e responsabile e che invece sembra tacere troppe cose.

Giudizio sintetico: Responsabile

martedì 2 ottobre 2018

Fai piano quando torni

di Silvia Truzzi, Longanesi

L'incontro di due donne molto diverse per età, estrazione sociale, livello culturale, è l'inizio di un percorso di trasformazione di entrambe e di crescita per la più giovane delle due. Un tema non originale, per un romanzo di formazione al femminile.

Margherita, trentaquatrenne avvocata di Bologna, viene ricoverata  in ospedale in seguito ad un grave incidente stradale. Anna, più che settantenne, è la sua compagna di camera. Una conoscenza fortuita in un momento in cui Margherita non ha voglia di stabilire contatti con nessuno. In realtà non ha voglia di vivere. Ha perso il padre da otto anni ma non ha superato il lutto, è stata lasciata da poco dal fidanzato, Francesco, di cui è ancora innamorata. Forse lo stesso incidente, motivo del suo ricovero, non è stato poi casuale. La voglia di vivere di Anna, la sua storia di una vita di lavoro e di fatiche, la corrispondenza che ha mantenuto con un grande amore del passato, la coinvolgono e la spingono a guardarsi dentro e a fare i conti con se stessa.
Una storia un po' scontata, a tratti, soprattutto nella seconda parte dell'opera,  non lontana da quei romanzi Harmony più volti citati nel romanzo, che tuttavia si fa leggere per l'ironia e la leggerezza dello stile e per un'attenzione al dato psicologico non approfondita ma comunque coinvolgente.

Giudizio sintetico: Resiliente

domenica 30 settembre 2018

Due cuori a Parigi

di Caroline Vermalle, Feltrinelli

A dispetto della copertina e del titolo ammiccante, non è – solo – una storia d'amore destinata al pubblico femminile, questo libro breve e scanzonato imperniato sulle vicende di un protagonista (maschio) che non si ritrova più nella sua città, nel suo lavoro, nei suoi affetti, ma che proprio in seguito alla ripresa di un'attività tanto assurda quanto impossibile ritrova molte delle sue speranze, complici una città e delle amicizie che sono già – da sole – una storia d'amore.

Guillaume è una guida professionista che la sera del suo compleanno riflette con gli amici di sempre su quanto sia diventato difficile presentare Parigi come i turisti vorrebbero apparisse, la metropoli con un cuore che batte pulsante tra spensieratezza e joi de vivre. Su tutti i suoi clienti sembra infatti aleggiare la "Sindrome di Parigi", una forma di depressione che avvilisce il turista per la delusione di non trovare nella realtà quanto idealizzato nelle fantasie precedenti il viaggio. Complice una serie di strane coincidenze e guidati dalla bella e frizzante Edie, che ha deciso di dare alla città l'ultima chance prima di abbandonarla per sempre, Guillaume viene coinvolto nel pazzo tentativo di mettere in scena per un'importante blogger giapponese in visita un teatrino delle migliori caratteristiche parigine, facendo leva su un mix di stereotipi e autentiche sorprese che lascino la giovane orientale fortemente e positivamente impressionata. Un racconto scanzonato tra amore per
Parigi e amore fine a se stesso, ma che non perde l'occasione di offrire qualche interrogativo sul destino che potranno avere le peculiarità nazionali in un mondo sempre più fragile e globalizzato.

Giudizio sintetico: Spensieratour



martedì 25 settembre 2018

L'ombra

di Roger Hobbs, Einaudi

Thriller tradizionale americano alla Cormac McCarthy, con un protagonista capace di trasformarsi in qualsiasi individuo in pochi secondi, alterando postura, voce, persino età. La sua ossessione per lo scomparire dalla scena è la ragione per cui si trova coinvolto in una rapina finita nel sangue alla quale non ha partecipato, ma è anche l'obiettivo cui tendere per salvarsi allo scadere delle 48 ore entro le quali deve terminare la sua missione.

Un protagonista che non ha nemmeno un nome, perché come un Petrolini criminale sa trasformarsi rapidamente in qualsiasi individuo voglia diventare, mimetizzandosi con pochi cosmetici e molto talento per scomparire velocemente. Per mestiere, risolve problemi senza porre limiti alla propria autonomia, e per questo viene incaricato da un boss con il quale è in debito di ritrovare un bottino scomparso e di provenienza federale, frutto di una rapina finita nel sangue. Unico limite, 48 ore, dopo le quali il denaro diventerà inservibile perché verrà distrutto da un sistema automatico, un misto di esplosivo e inchiostro indelebile. Appena arrivato ad Atlantic City, teatro della rapina, inizia un carosello di agenti FBI, delinquenti e trafficanti che ruota attorno al protagonista e gli lascia poco spazio per agire come vorrebbe, un'Ombra che si muove lontano da sguardi indiscreti. E su tutto, il sospetto che l'incarico sia legato a sospesi del passato. Coinvolgente per gli amanti del genere, con una narrazione tesa che offre anche interessanti spunti tecnici non ovvi.

Giudizio sintetico: Dileguato

sabato 22 settembre 2018

Lamento di Portnoy

di Philip Roth, Einaudi

Nell'anno della morte dello scrittore americano, è sorprendente riscoprire il suo libro più famoso e che suscitò il maggiore scandalo, un lungo monologo immaginario sul divano dello psicanalista che dal 1969 - anno della sua pubblicazione - non ha ancora perso nessuna delle caratteristiche che lo rendono ancora oggi moderno e godibile, quasi che l'antisemitismo, il rapporto con la famiglia e la brama di avventure sessuali non si fossero mai modificati di una virgola in mezzo secolo di storia e di rivoluzione sessuale.

Alexander Portnoy è sul lettino dello psicanalista, e all'età di trentatre anni si racconta a partire da quando era bambino, un bambino ebreo in un quartiere ebreo, in una famiglia ebrea con una madre ebrea che lo manda in una scuola ebrea. L'appartenenza rigida a questo mondo che ruota intorno ad un ombelico semitico ristretto, nell'America che ha appena scoperto l'olocausto, fa da filo conduttore alle vicende di un ragazzo che sembra non aver mai superato il complesso di Edipo e che non riesce a pensare ad altro che al sesso, con un'attrazione irresistibile per le donne non ebree. Lo scandaloso rapporto di sesso, potere e discriminazione che lo lega alla Scimmia, donna bellissima e ignorante, è l'emblema dichiarato dello smarrimento irrisolto di un eterno adolescente che non riesce a venire a patti con la propria coscienza e non sa assumersi le responsabilità che un rapporto maturo con l'altro sesso gli richiederebbe.

Giudizio sintetico: Freudiano

venerdì 21 settembre 2018

Mi chiamo Lucy Barton

di Elizabeth Strout, Einaudi

La storia di Lucy, una donna con un'infanzia dolorosa e solitaria, raccontata in prima persona da lei stessa diventata scrittrice. Una storia che racconta il passato, attraverso episodi brevi e intensi, con pochi accenni al presente e la consapevolezza che il suo immaginario letterario si nutrirà sempre e solo di questi ricordi. 

La storia di Lucy si snoda intorno a un episodio centrale, avvenuto negli anni '80: la donna, ricoverata in un ospedale di New York, riceve la visita della madre con cui ha interrotto i rapporti da tempo. La madre si ferma ad assisterla per cinque giorni e cinque notti, esprimendo con la sua presenza e la fatica delle ore trascorse su una sedia un amore mai comunicato a parole. Le due donne parlano, ma non di sé o del passato. La madre racconta vicende di persone che Lucy ha conosciuto quando abitava ancora con la famiglia ad Amgash, nell'Illinois, prima di lasciare i genitori e i fratelli per andare a vivere a New York. Non parole su un'infanzia di miseria e solitudine, non sul padre da cui i figli non sono stati difesi. Violenze di cui il lettore intuisce la gravità da pochi accenni.L'incontro con la madre è la chiave della sua vita, che le permette di prendere decisioni coraggiose.
Un bel romanzo, scritto con uno stile secco ed essenziale, senza retorica, in cui aleggia un'atmosfera malinconica, un senso di vuoto che molto dice sulle privazioni affettive vissute dalla protagonista, sulla difficile accettazione di rapporti imperfetti, ma comunque d'amore.

Giudizio sintetico: Viscerale

domenica 16 settembre 2018

Un giorno quasi perfetto

di Mareike Krugel, Mondadori

Tutto in ventiquattr'ore, un comune venerdì. La protagonista, una donna di quarantanni, moglie e madre di due figli, affronta i suoi impegni quotidiani, cercando di conciliare il proprio lavoro, i problemi dei figli, il rapporto con il marito in attesa di un tranquillo fine settimana. Ma a volte i progetti si scontrano con la realtà e giunge il momento di guardarsi vivere e riprendere in mano la propria storia.

Lubecca, giorni nostri. Katharina, affronta con coraggio la giornata. Deve allontanarsi di corsa dal lavoro e andare a prendere a scuola la figlia, sofferente di disturbi comportamentali, che ancora una volta ha un'emorragia dal naso, che lei stessa si è procurata. Poi aiutare il vicino che si è ferito con il tagliaerba, conoscere la nuova fidanzata del figlio, prepararsi ad un fine settimana senza il marito che si fermerà anche nel fine settimana a Berlino, dove lavora. Esigenze degli altri. Corse da una parte all'altra che le impediscono di pensare, anche al male – un tumore al seno – che cova dentro di lei. Ma questo venerdì il pensiero della malattia, di cui non ha parlato a nessuno, e il ricordo dei momenti critici del passato muovono la sua mente alla ricerca di un senso da dare alle scelte compiute e  di un modo di affrontare  un domani incerto e doloroso.

Giudizio sintetico: Ventiquattr'ore

venerdì 14 settembre 2018

La prima verità

di Simona Vinci, Einaudi

Una storia vera di disinteresse e violenze su persone sottomesse, che dal passato viene rielaborata in forma di romanzo per ricordare che anche solo dimenticarsi di un problema, allontanarlo, relegarlo in un'isola sperduta può portare ad enormi sofferenze. Il tema è la tragica esperienza dell'isola di Leros in Grecia, sede di un ospedale psichiatrico utilizzato al tempo della dittatura militare anche come confino per alcuni dissidenti e che alla fine degli anni '80 balzò agli onori della cronaca per le condizioni di crudele degrado in cui venivano tenuti gli "ospiti" della struttura. Una voce, quella dell'autrice, che pur improntata alla pietà per le vittime riesce ad orchestrare un coinvolgente racconto di denuncia civile. E non soltanto della vicenda Leros.

Angela è una ragazza che ha trovato un'attività umanitaria che le permette di ultimare la tesi rendendosi utile. È da poco scoppiato il caso dell'ospedale-lager di Leros, denunciato dalla stampa britannica, e sono molti i volontari che da tutto il mondo sbarcano sulla sperduta isola del Dodecanneso per prestare aiuto alla struttura psichiatrica. Ma la realtà in cui Angela si imbatte è oltre ogni più nera previsione: una piccola violazione delle regole la farà imbattere in una serie di documenti sconosciuti che raccontano di vite dimenticate e violenze rimaste impunite, dove non si riesce più a distinguere tra vittime dell'Uomo e vittime del Potere, in un carosello di disperazione dove non c'è più molta differenza tra i "normali" e gli "altri". Le vite di Stefanos, dissidente confinato, della disgraziata Teresa, che dorme solo negli angoli, del bimbo muto Nikolaos/Temistocles, che conosce l'isola come le sue tasche, saranno per Angela il biglietto di ingresso in una dimensione che ne condizionerà il presente e il futuro.

Giudizio sintetico: Psichiatrico 

mercoledì 12 settembre 2018

Souvenir

di Maurizio De Giovanni, Einaudi

Nuovo episodio della serie di romanzi con protagonisti i Bastardi di Pizzofalcone, poliziotti resi famosi anche dalla omonima serie televisiva. Un gruppo coeso in grado di investigare in équipe, formando una sorta di famiglia le cui vicende personali si sviluppano nel corso dei casi affrontati in ciascun romanzo della serie. 

Napoli, Pizzofalcone. È il mese di ottobre. Le giornate di sole illudono di essere ancora in estate. Basta però un po' di vento o di pioggia perché si precipiti nel rimpianto e nella malinconia. Un nuovo caso per i Bastardi. Un uomo è rinvenuto nel cantiere della metropolitana in stato di incoscienza e in gravissime condizioni. Si scopre essere un americano, figlio di una diva, attrice famosissima degli anni '60, che ha girato un film, "Souvenir", a Sorrento nel 1962. L'uomo è tornato con la madre e la sorella nello stesso hotel in cui aveva soggiornato l'attrice. Ai Bastardi il compito di capire il motivo di un'aggressione così brutale e trovare i colpevoli. Questo comporta comprendere anche i motivi veri del soggiorno degli americani a Sorrento e l'intreccio dei fatti del passato con quanto accaduto ora.
Questa vicenda si intreccia con la vita di ciascuno dei Bastardi, il vero cuore narrativo dei romanzi di questa serie. Pochi colpi di scena e una certa prevedibilità della trama fanno sì che l'interesse del lettore si rivolga soprattutto a seguire le storie del commissario Lojacono e del magistrato Laura Piras, dell'agente Aragona che si crede Serpico, dell'agente omosessuale Di Nardo in perpetuo conflitto con il padre e di Romano e di Pisaniello e di Ottavia, gli altri Bastardi.

Giudizio sintetico: Ottobrino

domenica 9 settembre 2018

Betibù

di Claudia Piñeiro, Feltrinelli

Piacevole giallo leggero e scorrevole, ironico quanto basta per dimenticare che è imperniato su un delitto particolarmente efferato compiuto in un quartiere iperprotetto, una zona esclusiva dell'hinterland di Buenos Aires. La protagonista, involontario perno di un'indagine priva di mezzi, risulta subito capace di accattivarsi le simpatie dei lettori e soprattutto delle lettrici, anche grazie ad un entourage di comprimari particolarmente animato. Se l'ambiente, i protagonisti, il carattere latino possono ricordare vagamente i libri della Bartlett, lo stile narrativo paratattico investe invece i lettori come una cascata di mille riccioli dialogici, quasi fosse un taglio di capelli – appunto – alla Betty Boop.

Nurit Iscar è una scrittrice di romanzi gialli in crisi, costretta a fare la ghost writer da quando, con esiti disastrosi, ha deciso di cambiare genere letterario. Il suo ex, noto direttore di un quotidiano, per il quale ha sofferto molto e al quale deve il soprannome Betibù, la ricontatta improvvisamente per mandarla in un quartiere esclusivo, nel quale è stato trovato sgozzzato  un uomo molto conosciuto perché in passato coinvolto nella morte misteriosa della moglie. Il suo incarico sarà quello di raccontare da un pusto di vista narrativo, non giornalistico, l'ambiente, le indagini, i misteri che stanno dietro il ritrovamento del cadavere. Spinta più dal portafoglio che dal cuore, Betibù si trova immersa in un indagine che la vede affiancata, per circostanze strane e imprevedibili, da due giornalisti che più diversi non potrebbero essere, per ragioni generazionali e culturali. Un racconto piacevole con spunti ironici eleganti e un finale decisamente originale, molto argentino.

Giudizio sintetico: Giustapposto

domenica 2 settembre 2018

Il senso della lotta

di Nicola Ravera Rafele, Fandango

Una ricerca familiare sul proprio passato che proietta un giornalista – abbastanza giovane da essere un precario ma abbastanza maturo da non nutrire più troppe illusioni – alla ricerca dei propri genitori, ex terroristi morti in Francia all'inizio degli anni '80. Un viaggio a ritroso negli anni della contestazione, poi della lotta armata, infine della perdita dei valori e delle convinzioni, che si mischia con lo smarrimento di un ragazzo di una generazione diversa, alle prese con le proprie incertezze e – forse – tradito dalla propria storia. Impossibile non notare i probabili ri-scontri generazionali autobiografici, visti i natali dell'Autore, che si rivela comunque una penna molto valida.

Un lavoro precario ma continuato al Corriere delaa Sera di Roma, una fidanzata colta e sicura di sé, una famiglia di intellettuali di sinistra simpatici e disponibili, una sorella sposata negli Stati Uniti. Sembra un quadro apparentemente caldo e confortevole per un più che trentenne, senonché un piccolo incidente sanitario con uno strascico imprevedibile proietta Tommaso Musso, classe 1979, in una ricerca a ritroso nel tempo sulle orme dei genitori, morti in clandestinità dopo averlo affidato alle cure della zia, che lo ha cresciuto come un figlio da quando aveva quattro anni. Una ricerca che lo porterà a perdere molto e a riconsiderare la propria storia e quella delle persone che lo hanno cresciuto, ma che lo proietta anche nella galassia di una generazione del passato che ha tanto creduto alle proprie idee da arrivare ad usare le armi. Un libro corposo ma appassionante, alla ricerca di quel momento in cui "la terra promessa si è spostata dietro le spalle".

Giudizio sintetico: Generazionale


giovedì 30 agosto 2018

Il dio di Gotham

di Lyndsay Faye, Einaudi

Primo libro di una trilogia di gialli storici, ha il pregio di descrivere con ricchezza di particolari un periodo della storia di New York poco familiare, almeno al pubblico italiano: la prima metà del XIX secolo. La storia si incentra su un protagonista che nonostante veda le sue speranze andare in fumo in più di un'occasione, non perde mai la propria intraprendenza e affronta un'indagine complessa nella quale è stato coinvolto da circostanze fortuite, e che lo porterà a cambiare radicalmente la propria vita.

New York, 1845. Una città che ha visto quasi decuplicare i suoi abitanti in meno di 50 anni, e che ancora non si è dotata di un Corpo di Polizia. Timothy Wilde è un oste con un sogno d'amore nel cassetto, un fratello pompiere prepotente e lanciato in politica, un passato da lasciarsi alle spalle. Dopo che l'ennesimo incendio gli porta via tutto ciò che ha, non gli resta che accettare il lavoro che gli propone il fratello, entrare nel neonato Corpo di Polizia della città, fortemente contestato dagli abitanti, che ne vedono l'istituzione come il tentativo di privarli delle libertà civili. Senza alcuna apparente capacità investigativa, senza armi, senza casa, senza neanche l'appoggio degli abitanti di una città in preda a una lotta politico-religiosa che vede opporsi i nativi inglesi protestanti ai cattolici nuovi immigrati irlandesi, Timothy si troverà ad investigare su una misteriosa catena di orribili omicidi, indirizzato da una prostituta bambina verso i bassifondi di una città che sembra impossibile possa essere diventata la megalopoli odierna.

Giudizio sintetico: Far East 

venerdì 24 agosto 2018

La ragazza con la Leica

di Helena Janeczek, Guanda

Romanzo biografico imperniato sulla breve vita della fotografa Gerda Taro, compagna del più famoso Robert Capa, morta durante la guerra di Spagna in un tragico incidente. Racconto corale, diviso tra tre personaggi che hanno condiviso con la protagonista una parte importante della loro vita e che ne tracciano un ritratto fotografico, inquadrato per singoli momenti che non riescono tuttavia a coinvolgere il lettore in un quadro di insieme sufficientemente appassionante da dare calore ad un racconto che rimane sostanzialmente freddo. Il libro ha vinto il Premio Strega 2018.

Parigi, seconda metà degli anni Trenta. Tra i profughi tedeschi di origine ebrea che hanno trovato rifugio nella capitale francese spicca una giovane donna, bella, affascinante e allegra, che le tre voci narranti – una per ogni parte del libro – inquadrano come istantanee in piccoli momenti di una parabola di vita tanto interessante quanto breve. Gli amori, la vitalità, la frenetica passione per la fotografia, alimentata anche dall'unione con Robert Capa, il fotografo di guerra che diventerà il più noto del secolo, rendono Gerda Taro (al secolo Gerda Pohorylle) una donna eccezionale, che tutti ammirano ma che sembra sfuggire ogni tentativo di capirne veramente lo spirito, anche da parte del lettore. Più caratterizzati i tre narratori, il servile Bassotto, l'amica Ruth, il passionale Georg, che orbitano intorno alla coppia di fotografi come pianeti, vivendo di luce riflessa, ma suscitando maggiore empatia di quanto non riescano a fare i due protagonisti.

Giudizio sintetico: Fotografico




lunedì 20 agosto 2018

Fiori sopra l'inferno

di Ilaria Tuti, Longanesi

Paesaggio delle Dolomiti, roccia, boschi, neve. Qui si cela un mistero che ha le sue radici in un passato di violenza. Un thriller che richiama alla mente i thriller dei paesi del nord Europa in cui il gelo e il bianco della neve fanno da sfondo a storie di crudeltà e sadismo.

Travenì, paese (immaginario) delle Dolomiti. Un piccolo centro che sta subendo le trasformazioni che il turismo richiede. Costruzioni di piste da sci con conseguente disboscamento: gli abitanti guardano con ostile diffidenza il cambiamento del loro ambiente, che comporterà l'invasione di estranei, visti già come persone di cui non fidarsi. Qui avviene un delitto orrendo su cui è incaricata di indagare la commissaria Teresa Battaglia, una donna non giovane, dal carattere aspro e dalla battuta tagliente, in grado però di stabilire un rapporto forte con i suoi sottoposti, anche con l'ultimo arrivato, l'ispettore Marini, un quarantenne che fatica ad apprezzare le doti di sensibilità emergenti sotto la dura scorza del suo capo. Teresa conduce l'indagine analizzando il modus operandi dell'assassino, cercando di ricostruire le patologie della sua psiche, collegandosi a eventi del passato che l'hanno condotto al delitto.
Un thriller non tanto originale nella trama, ma apprezzabile per le descrizioni dell'ambiente, per la costruzione della storia – che risulta chiara al lettore – e per l'approfondimento dei personaggi, soprattutto quello della protagonista, di cui si intuisce un passato doloroso in grado di porla in empatia con l'umanità sofferente. Consigliabile agli amanti del genere.

Giudizio sintetico: Dolomitico

Le fedeltà invisibili

di Delphine de Vigan, Einaudi

Un romanzo breve e intenso sui rapporti dolorosi e a volte devastanti tra adulti-genitori e insegnanti e adolescenti. Spiega l'autrice nella prima pagina del romanzo: "Le fedeltà invisibili. Sono fili che ci legano agli altri, (...) parole d'ordine accettate senza averle comprese (...) i valori per cui lottiamo, i principi indecifrabili che ci tormentano e ci imprigionano..". Vincoli che a volte diventano catene, ragnatele che ci avviluppano.

Parigi, oggi. Theo, un ragazzino di 12 anni, ha i genitori separati. Affido condiviso, per cui trascorre una settimana a casa di uno e una settimana a casa dell'altro. La madre detesta l'ex marito e non vuole sapere niente dei giorni in cui il figlio vive dal padre; quest'ultimo, persi il lavoro e la nuova compagna, caduto in una depressione terribile, imbottito di psicofarmaci, chiede al figlio di non rivelare a nessuno le condizioni in cui vive. Pena non poter più stare insieme. Theo, lacerato dalla situazione, cerca di anestetizzarsi bevendo di nascosto quantità sempre maggiori di alcolici. Se ne accorge solo l'amico Mathis, che mantiene una silenziosa complicità. Non i genitori, troppo chiusi nelle proprie difficoltà, né gli insegnanti, che notano solo lo scarso rendimento scolastico. Una sola docente, Hélène, segnata da un'infanzia difficile, intuisce che dietro al comportamento del ragazzo c'è una storia di violenza. Come a dire che a comprendersi sono solo gli omologhi dalle esperienze simili. Gli altri? Indifferenti, estranei e – spesso – giudicanti.
Romanzo teso, scritto con una prosa essenziale e disadorna, con un finale aperto che può dispiacere al lettore desideroso di sapere "come va a finire". Forse l'autrice sa come drammaturgicamente deve concludersi questa dolorosa storia, ma vuole lasciare al lettore la possibilità di salvare il suo personaggio.

Giudizio sintetico: Vischioso

venerdì 10 agosto 2018

Non fa niente

di Margherita Oggero, Einaudi

"La vita è ciò che ti succede mentre fai altri progetti" è la frase di John Lennon posta sull'esergo di questo romanzo. L'esistenza del singolo individuo è segnata dalle vicende storiche che talora travolgono i disegni e la volontà delle persone. Rimangono delle ferite prodotte dalla follia collettiva, insanabili e imperdonabili, come quelle che dagli anni '30 alla seconda guerra mondiale hanno piagato l'Europa.

L'amicizia di due donne, Esther e Rosanna, è il nucleo centrale di questo romanzo. Esther, ebrea di origine tedesca, donna colta ed elegante, ha dovuto lasciare la Germania di fronte al pericolo nazista, trasferendosi prima in Svizzera e poi nel paese del Piemonte di cui è originario il marito Riccardo. Rosanna è una ragazza del popolo, vissuta tra le risaie piemontesi, colpita dalla maldicenza del paese per la sua prorompente bellezza. Le due donne stringono un patto ispirato alla vicenda biblica di Agar e Sara per cui Agar aveva "regalato" un figlio ad Abramo e Sara per l'impossibilità di quest'ultima di concepire. Lo stesso dono che Rosanna fa a Esther,creando una famiglia allargata. Le due donne per tutta la loro esistenza mantengono un'amicizia senza gelosie e senza esclusione degli uomini.
Sullo sfondo la Storia soprattutto italiana, dagli anni '30 alla caduta del muro di Berlino.
Un romanzo scritto con grazia che costruisce due personaggi femminili interessanti e ben delineati. I riferimenti alla storia invece sono superficiali soprattutto dagli anni '50 in poi.

Giudizio sintetico: Femminile

Piccole grandi cose

di Jodi Picoult, Corbaccio

Un legal thriller, un romanzo sui pregiudizi razziali ancora radicati e presenti negli USA della presidenza Obama, violenza diffusa attraverso la rete che diventa strumento di propaganda di un'ideologia prevaricatrice, l'incontro-scontro tra due donne intelligenti e competenti nella loro professione ,l'avvocato e la sua cliente, diverse per la situazione sociale e il colore della pelle. Temi di un romanzo intrigante e scorrevole forse adatto soprattutto ad un pubblico femminile.

Mercy-West Haven Hospital, Connecticut, USA. Un'ostetrica di colore, Ruth, con una carriera ventennale invidiabile, viene allontanata dalla sua caposala dalla puerpera e dal neonato che le erano stati assegnati perché i genitori del bambino, suprematisti bianchi, non accettano che la donna possa venire a contatto con loro. Quando il neonato ha delle complicazioni e nessuna altra infermiera è disponibile in quel momento, cosa deve fare Ruth? Obbedire alla disposizione ricevuta, anche se ingiusta, o soccorrere il bambino? Quando il bambino muore, Ruth diventa il capro espiatorio e dovrà affrontare un difficile processo per omicidio. È difesa dall'avvocato d'ufficio, Kennedy McQuarrie, una donna bianca convinta di essere democratica e aperta, che verrà messa a confronto con le proprie contraddizioni. Anche il lettore, coinvolto nella vicenda, si interroga sulla vita di un Paese in cui immaginava si fosse raggiunta un'integrazione più profonda e, seguendo i punti di vista delle tre voci narranti – Ruth, Kennedy e Turk, il padre del bambino – è costretto a riflettere su qualche aspetto della complessità della società americana.

Giudizio sintetico: Demistificante

lunedì 6 agosto 2018

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di Paul Auster, Einaudi

Una lettura impegnativa, vero e proprio esperimento metanarrativo di quasi 1000 pagine ambientato negli USA nel periodo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli anni successivi  al Vietnam e alla rivoluzione studentesca. Come nel famoso film Sliding Doors, da uno stesso esordio narrativo si aprono 4 storie possibili, 4 destini alternativi raccontati con uno stile classico, ma che mettono in crisi il lettore, chiamandolo a riflettere sull'influenza dell'ambiente e sull'ineluttabilità del destino, sulle scelte di vita, ma soprattutto obbligandolo ad una difficile scelta personale, anche considerate le dimensioni del volume: come procedere nella lettura?

Un libro che si può leggere in molti modi: dopo il necessario prologo del capitolo 1.0, la storia di Archie Ferguson si dipana in 4 sviluppi diversi, che procedono nei capitoli 1.1, 1.2, 1.3, 1.4. Quattro storie che differiscono tra loro, ma nelle quali ricorrono gli stessi ambienti, gli stessi personaggi, lo stesso profilo del protagonista, lo stesso preciso e ben raccontato contesto storico. Procedendo, ognuna delle storie si sviluppa autonomamente (per esempio, il "primo" Ferguson è raccontato nei capitoli 2.1, 3.1, 4.1 ecc; il "secondo" Ferguson procede con 2.2, 3.2 ecc., e così via). Già dopo le prime 100/200 pagine al lettore viene quindi spontaneo chiedersi se leggere tutti i capitoli in parallelo, seguendo i vari Ferguson nelle loro vicende seguendo il principio sincronico stabilito da Auster con l'impaginazione, o se leggere prima tutta la storia del Ferguson 1, poi tutta quella del Ferguson 2, e così via ... oppure, ancora, seguire il/i protagonisti in modo disordinato (scelta non da escludere per le prime fasi), leggendo un periodo iniziando da un Ferguson e nel periodo successivo iniziando da un altro... Sicuramente Paul Auster è un grande narratore, usa uno stile classico ma la struttura stessa del romanzo – anzi, dei 4 romanzi al suo interno – è abbastanza innovativa da far interrogare il lettore sull'ineluttabilità di alcune fasi del destino: tutti i Ferguson sono infatti sportivi, tutti si innamorano della stessa ragazza, tutti studiano e scrivono, tutti – però – lo fanno in modo totalmente diverso, smentendo contemporaneamente sia il più fatalista che il più darwiniano dei lettori.
Da leggere con almeno 4 segnalibri sottomano.

Giudizio sintetico: Modulare