venerdì 29 dicembre 2017

Una vita come tante

di Hanya Yanagihara, Sellerio 

Un romanzo di più di mille pagine per raccontare un'esistenza, una vita che, a differenza dell'enunciato del titolo, non è come le altre, segnata com'è da esperienze di violenza e dolore straordinari. Un romanzo che si insinua pian piano nella coscienza del lettore suscitando commozione, rabbia, rifiuto, sentimenti che inducono a continuare una lettura comunque "scomoda".


New York, giorni nostri. Protagonisti, all'inizio del romanzo, quattro amici che hanno frequentato lo stesso college, Malcom, JB, Willem e Jude. Poi il solo vero protagonista diventa Jude, un uomo dal fisico e dall'animo segnati da cicatrici profonde e indelebili, destinate a non guarire mai, lasciandogli un perenne desiderio di autodistruzione. Tra passato e presente si scopre, pagina dopo pagina, che Jude è stato vittima da bambino della violenza e della crudeltà di uomini senza scrupoli e pervertiti, che l'hanno condannato  a non avere più fiducia negli esseri umani e nella propria capacità di meritare amore. Eppure Jude affascina comunque le persone "normali", che colgono e apprezzano le sue doti di intelligenza, sensibilità e capacità di ascolto. Così Jude vive l'esperienza della vera Amicizia, fatta di accettazione dell'altro e di generosità, di solidarietà e di rispetto.
Un romanzo tutto al maschile (mancano personaggi femminili di rilievo) che, pur con qualche eccesso descrittivo, non pesa nonostante la mole della lettura e costituisce una rappresentazione (quasi un affresco si sarebbe detto per un romanzo ottocentesco di dimensione simile) della società americana dei nostri tempi.


Giudizio sintetico: Inno all'amicizia


mercoledì 20 dicembre 2017

Corruzione

di Don Winslow, Einaudi

Noir di qualità, questa discesa all'inferno del poliziotto più temuto di Manhattan, un nuovo anti-eroe che non ci fa certo rimpiangere i terrificanti narcos messicani de Il potere del cane e de Il cartello, ma che incarna ancora una volta la capacità di Winslow di ritrarre con precisione estrema le falle e le assurdità di un'America controversa, in questo caso descritta attraverso le scorribande di un detective "maledetto" che gestisce da padrone una squadra priva di regole (The Force, il titolo originale) in una New York alla Scorsese.

Danny Malone è finito in carcere, accusato di corruzione e di un'altra serie di reati che per il più autorevole e temuto poliziotto dell'unità di élite della NYPD significano non soltanto la prigione, ma molto peggio. Ripercorreremo la carriera poliziesca (e no) di un leader indiscusso che naviga in un mondo criminale che disprezza, ma dal quale trae la forza che gli permette di essere punto di equilibrio e di incontro tra le varie anime della città (razziale, politica, giudiziaria, criminale), governandone i destini e soffrendone gli squilibri, allo stesso tempo odiato e necessario. L'anima thriller di Winslow anche in questo caso lascia ampio spazio alla critica sociale, sottolineando come anche la Grande Mela possa essere molto pericolosa, soprattutto se hai un distintivo sul petto e vari pesi sulla coscienza.

Giudizio sintetico: Corrotto

mercoledì 13 dicembre 2017

La città interiore

di Mauro Covacich, La nave di Teseo

Libro interamente dedicato a Trieste e alla difficile - quasi impossibile si direbbe - convivenza tra le varie anime della città giuliana e delle zone dell'ex Jugoslavia che ne rappresentano il nucleo fondante. Con un viaggio culturale e semi-autobiografico, Covacich attinge da una costellazione di ricordi di famiglia, episodi storici e confronti letterari per rendere conto della difficoltà di coesistere di anime tanto diverse da essere destinate a finire per scontrarsi sempre, nonostante le intenzioni.

Trieste città delle mille anime, dove lo stesso io narrante di Covacich si interroga sull'assenza di un'appartenenza chiara e univoca sia del proprio ambiente che di sé stesso (lo scrittore dal nome slavo che però ha come lingua madre solo la lingua italiana). Cercando tra le anime letterarie della città, prime tra tutte quelle di Svevo, Saba e Tomizza, ma anche di anime culturali "altre", come Morris e Bibalo, Covacich sembra girovagare tra i mille rivoli etnici, storici, culturali, familiari che costituiscono la struttura narrativa di questo libro, interrogandosi continuamente sul senso di questo melting pot involontario che le vicende storiche hanno imposto ad una città e a una regione europea che, in assenza di una radice propria storicamente consolidata, ne ha assorbite troppe altrui, finendo poi per non riconoscersi davvero in nessuna. E di questa mancanza di un punto di riferimento risente purtroppo anche il libro, che rende conto di mille fatti con una lingua eccellente, ma senza dare al lettore un messaggio che lo appassioni davvero, viaggiando continuamente su un livello di astrazione tanto elevato da risultare poco coinvolgente.

Giudizio sintetico: Triestino

Hot kid

di Elmore Leonard, Einaudi

Un romanzo americano di bulli e pupe, in un Sud degli USA proibizionista degli anni '30 in cui si muovono come macchiette dei poliziotti che hanno da poco dismesso cavallo e stella da sceriffo, e dei criminali che interpretano la delinquenza come una american way of life alternativa ma praticabile. Anche i dialoghi, solitamente caratteristica esemplare dello stile di Leonard, in questo caso risultano artificiali e sottotono.

Carlos Webster e Jack Belmont sono due ragazzi ricchi dell'Oklahoma che in barba alla vita agiata cui sarebbero destinati imboccano senza conoscersi due strade opposte – rispettivamente U.S. marshal e rapinatore di banche –, seguendo un istinto che li porterà in breve tempo a cercare la gloria uno nell'eliminazione dei criminali incalliti, l'altro nella scalata alla graduatoria dei nemici pubblici. A cavallo tra un Far West non ancora completamente declinato e uno sviluppo economico e industriale di là da venire, i due si incontreranno e lotteranno tra loro in un racconto poco coinvolgente, simile ad un fumetto di Dick Tracy, con donne facili e fatali, e sparatorie alla "OK Corral" più adatte ad una sceneggiatura cinematografica pulp che non ad un romanzo.

Giudizio sintetico: Gangster story

mercoledì 6 dicembre 2017

La sottile linea scura

di Joe R. Lansdale, Einaudi

Una rivisitazione "alla Lansdale" del Tom Sawyer di Mark Twain, ma ambientato nel 1958 – manco a dirlo – nel Texas orientale. Gli ingredienti tradizionali del romanzo di formazione americano si fondono in questo racconto con i dialoghi caratteristici dell'autore texano e con la sua personale forma di stigmatizzazione del razzismo USA. Un mix divertente, senza troppe pretese, destinato soprattutto agli estimatori di questo autore, che vi troveranno molti dei temi ricorrenti nella sua scrittura, persino un drive in.

Stanley Mitchell vive in una famiglia tradizionale, ma non troppo, degli anni '50, proprietaria di un piccolo drive in. Nella piccola cittadina in cui vive, si ritrovano tutti i cliché della narrativa adolescenziale americana e dei temi della perdita dell'innocenza: amici che passano il tempo andando a zonzo, adulti bacchettoni e violenti, una divisione feroce tra bianchi e neri, una casa misteriosa, degli omicidi insoluti, e tutta una serie di personaggi che si muovono in un mondo povero e sporco ma rispettoso della struttura sociale e capace di grandi generosità. In poco, pochissimo tempo, Stanley passa dallo scoprire con stupore fanciullesco come nascono i bambini, a dover affrontare un mistero pericoloso e cupo che arriva dal passato, affrontando coraggiosamente le difficoltà e le discriminazioni sociali e razziali caratteristiche del periodo storico in cui si muove.

Giudizio sintetico: Sawyerista



martedì 5 dicembre 2017

Effetti collaterali dei sogni

di Guglielmo Brayda, Voland ed.



L'amore, i sogni e le neuroscienze, lati di un ipotetico triangolo all'interno del quale vive e si sviluppa la trama di questo romanzo. Un triangolo dalla forma irregolare, tutto inclinato com'è sul lato dell'amore, il vero centro narrativo della storia. L'amore in primo piano, le neuroscienze sul lato corto del triangolo, relegate al ruolo di comparse e il mondo onirico a combattere per rubare spazio agli eventi dell'amore. Tre mondi coesistenti nella mente del protagonista, che a turno strizzano l'occhio al lettore.

Raccontata in prima persona dal protagonista, un neurologo a cui non interessa la pratica clinica ma la ricerca sul cervello, la storia di questo romanzo si sviluppa su piani diversi. Mentre insegue storie d'amore spesso dal risvolto drammatico e nel contempo molto appaganti, incontra un universo fatto di sogni di vita e di morte tanto forti da apparire più veri della realtà stessa. "Il mondo dei sogni mi stanca e mi spaventa" dice il protagonista che non ne può più di subire sensazioni che non provengono dal mondo reale, per le quali non sa darsi spiegazioni e che non può in nessun modo evitare. Il romanzo a tratti ci parla anche di fisiologia del cervello e di ricerca scientifica, velocemente, deludendo la curiosità del lettore. Forse, infatti, più interessanti delle storie d'amore con Sara, Nina o Anouche sono le indagini che il protagonista compie per individuare le aree del cervello che si attivano negli scrittori durante il processo creativo.
Nel complesso un romanzo che si fa leggere, anche grazie ad una scrittura semplice, diretta, senza appesantimenti retorici o lessicali.

Giudizio sintetico: Neurologico


sabato 2 dicembre 2017

Parigi è un desiderio

di Andrea Inglese, Ponte alle grazie

È una marea montante di parole, questo atto d'amore per la capitale francese e per le sue abitanti, dalla chiarissima impronta autobiografica, anche se non apertamente dichiarata. Già la Jean Seberg maliziosamente occhieggiante dalla copertina lascia intendere quale sarà il tema dominante: la scoperta della città francese attraverso l'esperienza del fascino delle donne e la perdita delle "abitudini", ingombrante zavorra che lo scrittore di origine milanese si lascia alle spalle.

Una scrittura difficile e ipotattica, che scava a fondo nell'anima dell'io narrante, ma che non manca di lasciarsi andare a divagazioni oniriche come a riflessioni profonde sull'esistenza in generale. Motivo trainante, il trasferimento prima temporaneo, poi definitivo, del giovane Andrea, in fuga dalla "abitudinarietà" di Milano. Nella capitale francese il giovane italiano assaporerà la leggerezza della "pariginità", maturando svagato tra amori complessi o stravaganti, calato in un mondo che fa della propria originale interpretazione della città il manifesto della sua stessa esistenza. Riflettendo continuamente sulla ricerca del proprio posto nel mondo e sulla vita in generale, Andrea Inglese mette in scena sé stesso con una prosa martellante e a tratti ironica, comunque mai banale, tra episodi goliardici e crisi esistenziali e affettive, talvolta eccessivamente autoriflessive o particolarmente agganciate all'esperienza personale.

Giudizio sintetico: Parisienne