venerdì 29 dicembre 2017

Una vita come tante

di Hanya Yanagihara, Sellerio 

Un romanzo di più di mille pagine per raccontare un'esistenza, una vita che, a differenza dell'enunciato del titolo, non è come le altre, segnata com'è da esperienze di violenza e dolore straordinari. Un romanzo che si insinua pian piano nella coscienza del lettore suscitando commozione, rabbia, rifiuto, sentimenti che inducono a continuare una lettura comunque "scomoda".


New York, giorni nostri. Protagonisti, all'inizio del romanzo, quattro amici che hanno frequentato lo stesso college, Malcom, JB, Willem e Jude. Poi il solo vero protagonista diventa Jude, un uomo dal fisico e dall'animo segnati da cicatrici profonde e indelebili, destinate a non guarire mai, lasciandogli un perenne desiderio di autodistruzione. Tra passato e presente si scopre, pagina dopo pagina, che Jude è stato vittima da bambino della violenza e della crudeltà di uomini senza scrupoli e pervertiti, che l'hanno condannato  a non avere più fiducia negli esseri umani e nella propria capacità di meritare amore. Eppure Jude affascina comunque le persone "normali", che colgono e apprezzano le sue doti di intelligenza, sensibilità e capacità di ascolto. Così Jude vive l'esperienza della vera Amicizia, fatta di accettazione dell'altro e di generosità, di solidarietà e di rispetto.
Un romanzo tutto al maschile (mancano personaggi femminili di rilievo) che, pur con qualche eccesso descrittivo, non pesa nonostante la mole della lettura e costituisce una rappresentazione (quasi un affresco si sarebbe detto per un romanzo ottocentesco di dimensione simile) della società americana dei nostri tempi.


Giudizio sintetico: Inno all'amicizia


mercoledì 20 dicembre 2017

Corruzione

di Don Winslow, Einaudi

Noir di qualità, questa discesa all'inferno del poliziotto più temuto di Manhattan, un nuovo anti-eroe che non ci fa certo rimpiangere i terrificanti narcos messicani de Il potere del cane e de Il cartello, ma che incarna ancora una volta la capacità di Winslow di ritrarre con precisione estrema le falle e le assurdità di un'America controversa, in questo caso descritta attraverso le scorribande di un detective "maledetto" che gestisce da padrone una squadra priva di regole (The Force, il titolo originale) in una New York alla Scorsese.

Danny Malone è finito in carcere, accusato di corruzione e di un'altra serie di reati che per il più autorevole e temuto poliziotto dell'unità di élite della NYPD significano non soltanto la prigione, ma molto peggio. Ripercorreremo la carriera poliziesca (e no) di un leader indiscusso che naviga in un mondo criminale che disprezza, ma dal quale trae la forza che gli permette di essere punto di equilibrio e di incontro tra le varie anime della città (razziale, politica, giudiziaria, criminale), governandone i destini e soffrendone gli squilibri, allo stesso tempo odiato e necessario. L'anima thriller di Winslow anche in questo caso lascia ampio spazio alla critica sociale, sottolineando come anche la Grande Mela possa essere molto pericolosa, soprattutto se hai un distintivo sul petto e vari pesi sulla coscienza.

Giudizio sintetico: Corrotto

mercoledì 13 dicembre 2017

La città interiore

di Mauro Covacich, La nave di Teseo

Libro interamente dedicato a Trieste e alla difficile - quasi impossibile si direbbe - convivenza tra le varie anime della città giuliana e delle zone dell'ex Jugoslavia che ne rappresentano il nucleo fondante. Con un viaggio culturale e semi-autobiografico, Covacich attinge da una costellazione di ricordi di famiglia, episodi storici e confronti letterari per rendere conto della difficoltà di coesistere di anime tanto diverse da essere destinate a finire per scontrarsi sempre, nonostante le intenzioni.

Trieste città delle mille anime, dove lo stesso io narrante di Covacich si interroga sull'assenza di un'appartenenza chiara e univoca sia del proprio ambiente che di sé stesso (lo scrittore dal nome slavo che però ha come lingua madre solo la lingua italiana). Cercando tra le anime letterarie della città, prime tra tutte quelle di Svevo, Saba e Tomizza, ma anche di anime culturali "altre", come Morris e Bibalo, Covacich sembra girovagare tra i mille rivoli etnici, storici, culturali, familiari che costituiscono la struttura narrativa di questo libro, interrogandosi continuamente sul senso di questo melting pot involontario che le vicende storiche hanno imposto ad una città e a una regione europea che, in assenza di una radice propria storicamente consolidata, ne ha assorbite troppe altrui, finendo poi per non riconoscersi davvero in nessuna. E di questa mancanza di un punto di riferimento risente purtroppo anche il libro, che rende conto di mille fatti con una lingua eccellente, ma senza dare al lettore un messaggio che lo appassioni davvero, viaggiando continuamente su un livello di astrazione tanto elevato da risultare poco coinvolgente.

Giudizio sintetico: Triestino

Hot kid

di Elmore Leonard, Einaudi

Un romanzo americano di bulli e pupe, in un Sud degli USA proibizionista degli anni '30 in cui si muovono come macchiette dei poliziotti che hanno da poco dismesso cavallo e stella da sceriffo, e dei criminali che interpretano la delinquenza come una american way of life alternativa ma praticabile. Anche i dialoghi, solitamente caratteristica esemplare dello stile di Leonard, in questo caso risultano artificiali e sottotono.

Carlos Webster e Jack Belmont sono due ragazzi ricchi dell'Oklahoma che in barba alla vita agiata cui sarebbero destinati imboccano senza conoscersi due strade opposte – rispettivamente U.S. marshal e rapinatore di banche –, seguendo un istinto che li porterà in breve tempo a cercare la gloria uno nell'eliminazione dei criminali incalliti, l'altro nella scalata alla graduatoria dei nemici pubblici. A cavallo tra un Far West non ancora completamente declinato e uno sviluppo economico e industriale di là da venire, i due si incontreranno e lotteranno tra loro in un racconto poco coinvolgente, simile ad un fumetto di Dick Tracy, con donne facili e fatali, e sparatorie alla "OK Corral" più adatte ad una sceneggiatura cinematografica pulp che non ad un romanzo.

Giudizio sintetico: Gangster story

mercoledì 6 dicembre 2017

La sottile linea scura

di Joe R. Lansdale, Einaudi

Una rivisitazione "alla Lansdale" del Tom Sawyer di Mark Twain, ma ambientato nel 1958 – manco a dirlo – nel Texas orientale. Gli ingredienti tradizionali del romanzo di formazione americano si fondono in questo racconto con i dialoghi caratteristici dell'autore texano e con la sua personale forma di stigmatizzazione del razzismo USA. Un mix divertente, senza troppe pretese, destinato soprattutto agli estimatori di questo autore, che vi troveranno molti dei temi ricorrenti nella sua scrittura, persino un drive in.

Stanley Mitchell vive in una famiglia tradizionale, ma non troppo, degli anni '50, proprietaria di un piccolo drive in. Nella piccola cittadina in cui vive, si ritrovano tutti i cliché della narrativa adolescenziale americana e dei temi della perdita dell'innocenza: amici che passano il tempo andando a zonzo, adulti bacchettoni e violenti, una divisione feroce tra bianchi e neri, una casa misteriosa, degli omicidi insoluti, e tutta una serie di personaggi che si muovono in un mondo povero e sporco ma rispettoso della struttura sociale e capace di grandi generosità. In poco, pochissimo tempo, Stanley passa dallo scoprire con stupore fanciullesco come nascono i bambini, a dover affrontare un mistero pericoloso e cupo che arriva dal passato, affrontando coraggiosamente le difficoltà e le discriminazioni sociali e razziali caratteristiche del periodo storico in cui si muove.

Giudizio sintetico: Sawyerista



martedì 5 dicembre 2017

Effetti collaterali dei sogni

di Guglielmo Brayda, Voland ed.



L'amore, i sogni e le neuroscienze, lati di un ipotetico triangolo all'interno del quale vive e si sviluppa la trama di questo romanzo. Un triangolo dalla forma irregolare, tutto inclinato com'è sul lato dell'amore, il vero centro narrativo della storia. L'amore in primo piano, le neuroscienze sul lato corto del triangolo, relegate al ruolo di comparse e il mondo onirico a combattere per rubare spazio agli eventi dell'amore. Tre mondi coesistenti nella mente del protagonista, che a turno strizzano l'occhio al lettore.

Raccontata in prima persona dal protagonista, un neurologo a cui non interessa la pratica clinica ma la ricerca sul cervello, la storia di questo romanzo si sviluppa su piani diversi. Mentre insegue storie d'amore spesso dal risvolto drammatico e nel contempo molto appaganti, incontra un universo fatto di sogni di vita e di morte tanto forti da apparire più veri della realtà stessa. "Il mondo dei sogni mi stanca e mi spaventa" dice il protagonista che non ne può più di subire sensazioni che non provengono dal mondo reale, per le quali non sa darsi spiegazioni e che non può in nessun modo evitare. Il romanzo a tratti ci parla anche di fisiologia del cervello e di ricerca scientifica, velocemente, deludendo la curiosità del lettore. Forse, infatti, più interessanti delle storie d'amore con Sara, Nina o Anouche sono le indagini che il protagonista compie per individuare le aree del cervello che si attivano negli scrittori durante il processo creativo.
Nel complesso un romanzo che si fa leggere, anche grazie ad una scrittura semplice, diretta, senza appesantimenti retorici o lessicali.

Giudizio sintetico: Neurologico


sabato 2 dicembre 2017

Parigi è un desiderio

di Andrea Inglese, Ponte alle grazie

È una marea montante di parole, questo atto d'amore per la capitale francese e per le sue abitanti, dalla chiarissima impronta autobiografica, anche se non apertamente dichiarata. Già la Jean Seberg maliziosamente occhieggiante dalla copertina lascia intendere quale sarà il tema dominante: la scoperta della città francese attraverso l'esperienza del fascino delle donne e la perdita delle "abitudini", ingombrante zavorra che lo scrittore di origine milanese si lascia alle spalle.

Una scrittura difficile e ipotattica, che scava a fondo nell'anima dell'io narrante, ma che non manca di lasciarsi andare a divagazioni oniriche come a riflessioni profonde sull'esistenza in generale. Motivo trainante, il trasferimento prima temporaneo, poi definitivo, del giovane Andrea, in fuga dalla "abitudinarietà" di Milano. Nella capitale francese il giovane italiano assaporerà la leggerezza della "pariginità", maturando svagato tra amori complessi o stravaganti, calato in un mondo che fa della propria originale interpretazione della città il manifesto della sua stessa esistenza. Riflettendo continuamente sulla ricerca del proprio posto nel mondo e sulla vita in generale, Andrea Inglese mette in scena sé stesso con una prosa martellante e a tratti ironica, comunque mai banale, tra episodi goliardici e crisi esistenziali e affettive, talvolta eccessivamente autoriflessive o particolarmente agganciate all'esperienza personale.

Giudizio sintetico: Parisienne

giovedì 30 novembre 2017

La tristezza ha il sonno leggero

di Lorenzo Marone, Longanesi


Il protagonista di questo romanzo, Erri Gargiulo, poco più che quarantenne, vive una crisi esistenziale e rivede, con sguardo ironico e lucido, il suo passato, le relazioni con i suoi familiari, le scelte fatte e soprattutto quelle non fatte, le speranze svanite, la rinuncia ai propri sogni che brucia dentro come un male che nessuna medicina può guarire.

Erri è sposato con Matilde, che, dopo aver a lungo e invano cercato di avere un figlio con lui, gli comunica  di avere un amante e di aver deciso di andare a vivere con lui. Erri perde così la moglie e il lavoro presso il padre di lei. È il momento di riconsiderare la propria vita: la separazione dei genitori all'età di 5 anni, la complessità di rapporti all'interno di una "famiglia allargata". Il padre si è risposato con la bella Rosalinda e così l'autoritaria madre, Renata, ha un nuovo marito, "secondo padre" di Erri. E poi le mezze sorelle e i mezzi fratelli nati da queste unioni. Una vita trascorsa fino a questo momento cercando di controllare le emozioni per evitare altre sofferenze. Ma la vita prima o poi esige il regolamento dei conti sospesi. Erri, fluttuando tra passato e presente, capisce che è giunto il momento di fare scelte mai fatte fino a questo momento. Un romanzo che si legge volentieri affezionandosi ai personaggi; soprattutto i quarantenni possono identificarsi con questo personaggio inquieto e malinconico. Per tutti, un romanzo leggibile anche se le sentenze sulla vita alla fine suonano un po' eccessive.

Giudizio sintetico: Transfamiliare

lunedì 27 novembre 2017

Tarantola

di Thierry Jonquet, Einaudi

Incredibile come si possa rinchiudere (il verbo non è casuale) un noir così articolato in poco più di 130 pagine, trascinando il lettore lungo tre storie apparentemente slegate, ma che lentamente si intrecciano sprigionando un crudele impatto fanta-sociale senza pietà.

Un libro che è riuscito a cambiare titolo tre volte: da quello originale del 1984, Mygale, a quello più diffuso in Italia, Tarantola appunto, a quello portato sul grande schermo da P. Almodovar, La pelle che abito, con protagonisti Penelope Cruz e Antonio Banderas.
Il personaggio apparentemente più nobile e distinto è sempre quello più crudele, quello che tiene rinchiusa la sua donna in una cella, liberandola solo per farle subire violenza... o no? E che dire del delinquente che si trascina ferito da un rifugio all'altro, progettando di rifarsi un'identità: quante volte lo abbiamo visto al cinema? E che pena il povero motociclista, rapito da un crudele maniaco, che secondo i più scontati cliché scivola lentamente verso la sindrome di Stoccolma. Tutto scontato, tutto come da copione? Non sarebbe Thierry Jonquet...

Giudizio sintetico: Inconsueto

Cercatori d'oro

di Thierry Jonquet, Hobby & Work

Thriller anni '90, da divorare velocemente. Come in altri noir dell'Autore scomparso nel 2009, si parte da una serie di delitti caratterizzati da una estrema crudeltà per ricomporre la trama di una serie di avvenimenti incomprensibili fino alle ultime pagine, anche se in questo caso alcuni elementi sono facilmente deducibili, complice anche una quarta di copertina troppo descrittiva. Molto parigino, con gli stessi protagonisti Jonquet ha poi articolato un'altro suo romanzo, Moloch, nel quale i delitti riguardavano un gruppo di bambini uccisi barbaramente.

Senza un vero e proprio protagonista principale, il romanzo racconta le indagini di un gruppo di gendarmi della brigata criminale che indagano, guidati da una giudice giovane e solitaria, su una serie di efferati delitti che hanno come denominatore comune l'amputazione di una mano della vittima. Nell'indagine si intersecano i problemi personali dell'affascinante magistrato e del principale investigatore alle sue dipendenze. Una lettura leggera, che se non risulta indimenticabile per lo stile narrativo, evidenzia comunque originalità e inventiva particolari nell'articolazione della trama.

Giudizio sintetico: Poliziottesco

sabato 25 novembre 2017

Origini

di Amin Maalouf, Bompiani

Un viaggio lento e meticoloso, realizzato con uno stile cronachistico affettuoso e malinconico, nel quale lo scrittore libanese si addentra nella storia personale della sua famiglia alla ricerca orgogliosa delle radici del proprio cognome, usando come filo conduttore la vita del proprio nonno, in una duplice collocazione geografica tra l'Impero ottomano e la Cuba prerivoluzionaria.

Non è un vero e proprio romanzo, questa lunga e meticolosa ricerca delle proprie radici patronimiche. Filo conduttore del racconto la vita di Botros, nonno paterno dell'autore; un'esistenza contraddistinta da una forte indipendenza culturale e da un laicismo illuminista originali per i tempi e i luoghi in cui ha vissuto (la zona vicina a Beirut, alla fine del XIX secolo). Insegnante, poeta, uomo d'affari, Botros finisce per scontrarsi con il mondo bigotto del suo tempo, districandosi con autorevolezza tra i fragili equilibri familiari e religiosi che intrecciano le chiese cattolica e protestante e coinvolgono i membri della sua comunità. Il maturo e già noto Amin Maalouf si lascia trascinare in un viaggio attraverso i continenti alla ricerca di una storia familiare per lui sconosciuta, guidato solo da una valigia piena di antiche lettere inviate e ricevute, obsoleto ma ancora affascinante vaso di Pandora comunicativo di un tempo invariabilmente destinato all'oblio. Non il più avvincente libro di Maalouf, se paragonato a Leone l'africano o a Il manoscritto di Samarcanda, ma una lettura sicuramente interessante per lo stile raffinato e la rigorosa ricerca storica cui lo scrittore ci ha ormai abituati.

Giudizio sintetico: Genealogico

mercoledì 22 novembre 2017

Per primo hanno ucciso mio padre

di Loung Ung, Piemme Edizioni


Un libro che guarda dall'interno uno dei massacri del XX secolo, quello dei Cambogiani vittime degli Khmer Rossi di Pol Pot. Un massacro di circa due milioni di persone che, attraverso la narrazione di chi ha vissuto la tragedia, diventa più crudo e più reale. Un libro attuale perché morti, stupri, distruzione, profughi a causa di una guerra civile appartengono alla cronaca dei nostri giorni.

Phnom Penh, Cambogia, anno 1975. Loung Ung, una bambina di 5 anni, vive un'infanzia spensierata e benestante circondata dall'affetto dei suoi genitori e dei suoi fratelli. Poi, improvvisamente, tutto cambia: gli Khmer Rossi occupano la capitale e la famiglia Ung, a causa del lavoro del padre, un funzionario pubblico, deve lasciare la propria casa e iniziare una lunga marcia per sfuggire al pericolo rinnegando il proprio nome e tutto quello che può fare risalire alla loro vera identità. Una lunga odissea, narrata con lucidità, che comprende fame, violenza e la separazione dolorosissima dei membri della famiglia. Solo nel 1979 i Vietnamiti pongono fine al sanguinario regime di Pol Pot. 
La Storia entra nella vita delle persone e le distrugge. Si può continuare a vivere ma solo mantenendo l'impegno di testimoniare quello che è avvenuto in Cambogia.


Giudizio sintetico: Tragico

mercoledì 15 novembre 2017

Le otto montagne

di Paolo Cognetti, Einaudi

Vincitore del Premio Strega 2017, questo romanzo sull'amicizia e sul fascino della montagna riesce a toccare le corde più profonde di chiunque si sia trovato a passare un po' di tempo in quota. Qualsiasi breve accenno sembra sempre un deja vu, e ci si sente vicini alle descrizioni dei paesaggi e dei sentimenti come se li si stesse riconoscendo nello stesso momento in cui li si legge.

Un'amicizia, quella di Pietro e di Bruno, che nasce in montagna e solo oltre una certa quota riesce a esistere. Pietro è un bambino più o meno cittadino che la montagna la vive come un momento di vacanza e di libertà, ma che è figlio di genitori appassionati di passeggiate anche molto impegnative, due che si sono sposati praticamente in un rifugio sotto alle Tre Cime di Lavaredo. Bruno invece in montagna ci vive, nella zona attorno al Monte Rosa, e da bambino deve essere un pastore, poi crescendo farà il muratore, poi altro, rifiutandosi categoricamente di vedere per sé un destino diverso da quello in quota. Nel delicato racconto della loro esistenza si intrecciano destini imprevedibili, quelli di padri e madri, di amiche, ma soprattutto si consolidano profonde emozioni, figlie di un'amicizia solida come la roccia e di una passione per la vita in alpeggio che può cambiare l'esistenza.

Giudizio sintetico: In quota

lunedì 13 novembre 2017

L'anno del ferro e del fuoco

di Ezio Mauro, Feltrinelli

Non poteva esserci un sottotitolo più preciso - Cronache di una rivoluzione - per questo libro dell'ex direttore di Repubblica, che a 100 anni dalla vittoria dei bolscevichi tratteggia una cronaca precisa degli avvenimenti che un secolo fa cambiarono il mondo, visti a partire dagli occhi dei protagonisti.

Quasi una sceneggiatura di un film corale, questo saggio esplora con gli occhi di un regista i caratteri e le azioni dei principali protagonisti della Rivoluzione russa, a partire dall'omicidio di Rasputin, passando per le abitudini e l'incapacità di leggere gli avvenimenti dei Romanov, fino alla fredda determinazione politica e organizzativa di Lenin e Trockij. Ne esce una cronaca fedele e meno violenta di quanto le conseguenze della rivoluzione farebbero dedurre ad un'occhiata meno attenta. Con un rigore storico preciso, Mauro ripercorre il 1917 a partire dal dicembre 1916 e arrivando fino all'ottobre 1917, focalizzandosi in particolare sugli avvenimenti accaduti a san Pietroburgo, la città che ha cambiato nome tre volte e che - per dirla con l'autore - "viveva contemporaneamente gli ultimi bagliori moribondi della Corte imperiale più ricca del pianeta e l'incubazione di un esperimento rivoluzionario che sarebbe durato settant'anni, fermando il secolo per deviarne il cammino". Una ricerca bibliografica meticolosa e l'occhio del corrispondente attento hanno prodotto uno studio piacevole da leggere e che potrebbe costituire una fonte interessante anche per gli studenti, specialmente nella cronologia a fine libro.

Giudizio sintetico: Cronachistico

lunedì 6 novembre 2017

Le colpe dei padri

di Alessandro Perissinotto, Piemme

Un romanzo ambientato nel mondo della Torino post-industriale, schiava delle paure indotte dalla globalizzazione e dall'abbandono della vocazione operaia della città. La storia è vissuta con gli occhi di un manager quarantenne, che insegue un suo sosia con la stessa fredda pervicacia con cui guida la dismissione dell'azienda metalmeccanica di cui è a capo. La scoperta di una verità imprevedibile metterà in crisi certezze che apparivano inossidabili come l'acciaio.

Guido Marchisio è un dirigente industriale di successo, che sta iniziando una nuova vita con una donna giovane e bellissima e che sembra lanciato verso un futuro manageriale di primissimo piano. Ma proprio mentre sta per spiccare il grande balzo ed entrare nel mondo delle "creature dell'ombra" – i dirigenti internazionali che guidano lo smantellamento del tessuto produttivo della città – un incontro casuale lo spinge a mettersi alla caccia di un suo sosia, la cui vita sembra tanto diversa dalla sua da risultargli opposta. Questa ricerca, unita alle tensioni umane e professionali che lo attanagliano a causa del particolare momento in cui versa l'azienda di cui è a capo, spingeranno Guido a cercare disperatamente un equilibrio che sembra smarrito per sempre, in un contrasto tra sentimenti e conflitti sociali che da un lato sfocia nel dramma personale del protagonista, dall'altro diventa il malessere collettivo di una classe operaia arrabbiata e feroce, da ormai troppi anni abbandonata a sé stessa.

Giudizio sintetico: Delocalizzante

giovedì 2 novembre 2017

L'Arminuta

di Donatella Di Pietrantonio, Einaudi


Ancora un romanzo della Di Pietrantonio sul rapporto tra madre e figlia; come nei due romanzi precedenti, si tratta di un rapporto difficile, lacerante, opposto all'idea comunemente condivisa per cui l'amore materno è scontato e indiscutibile. Una storia ambientata negli anni '70 raccontata in prima persona dalla figlia adolescente che, attraverso alcune ellissi temporali, ci rivela quanto quelle vicende abbiano segnato la sua esistenza di donna adulta.

Una ragazzina tredicenne è l'Arminuta, vale a dire "la ritornata" in quanto restituita dall'uomo e dalla donna che l'hanno allevata da quando aveva 6 mesi facendole credere di essere i suoi genitori, ai veri genitori, quelli biologici, senza che alla ragazza venga data alcuna spiegazione su queste decisioni degli adulti. Da una vita in città, confortevole e serena, con il calore dell'affetto dei suoi e il conforto di un'amica del cuore, la ragazzina è catapultata nella casa misera del paesello, piena di figli (fratelli?) e di fame, con i genitori, che conosce solo adesso, induriti dalle fatiche della vita e incapaci di comunicare affettivamente. Un doppio abbandono: della prima madre, che l'ha fatta vivere con un'altra donna, e della seconda madre che l'ha restituita. Un romanzo di formazione, di crescita attraverso il dolore, addolcito dalla presenza della ritrovata sorella Adriana, molto diversa da lei a causa dell'ambiente in cui ha vissuto, ma in grado di volerle bene, narrata con semplicità ed efficacia grazie anche alla presenza di alcuni termini dialettali che contribuiscono a rappresentare la cultura e il linguaggio della gente del paesello. Un romanzo che ha la forza delle storie vissute da chi le racconta, non  tanto nei fatti in sé, quanto nella natura dei sentimenti provati.

Giudizio sintetico: Intenso   

mercoledì 1 novembre 2017

La carta e il territorio

di Michel Houellebecq, Bompiani

Una biografia immaginaria di un artista dei nostri tempi, raccontata con la profondità analitica e l'ossessione per la fine dell'esistenza che l'autore francese ci aveva già fatto conoscere ne Le particelle elementari. La storia non è purtroppo all'altezza della narrazione, anche se ravvivata dalla presenza dello stesso Houellebecq – che nel libro compare in prima persona in un singolare ruolo di primo piano – e dall'approccio quasi thriller dell'ultima parte.

Jed Martin è un artista solitario, incapace di gestire saggiamente rapporti affettivi profondi e ossessionato in modo monocorde dalla ricerca di una rappresentazione concreta delle realtà fisiche con cui entra in contatto. Dopo il discreto successo di una singolare mostra fotografica (costituita da una serie di immagini di carte stradali Michelin), la sua vita segna una svolta: il successo artistico come pittore dei "mestieri", il rapporto con una splendida donna in carriera, la vicinanza emotiva con uno scrittore disperato e sofferente (Houellebecq, appunto), sembrano far uscire Jed dalla solitudine di una vita ripetitiva, nella quale l'unico momento socialmente rilevante è la cena settimanale con un padre egocentrico e accentratore. Gli sviluppi successivi vedranno Jed confrontarsi con un mondo che lo affascina, ma del quale non entra mai a far parte in prima persona, anche se un atroce delitto gli farà vivere da protagonista l'ultima fase della sua vita affettiva, oltre la quale resta solo la capacità di osservazione dell'artista più distaccato (forse Houellebecq stesso?), l'unico in grado di cogliere il senso della vita perché l'unico a non averla vissuta con la necessaria partecipazione.

Giudizio sintetico: Antisociale

lunedì 23 ottobre 2017

La fioraia del Giambellino

di Rosa Teruzzi, Sonzogno


Nuova puntata delle vicende delle tre donne protagoniste de La sposa scomparsa. Iole, la nonna ex sessantottina, Libera, la fioraia del Giambellino, Vittoria – la figlia di Libera –, poliziotta alla ricerca della verità sull'omicidio del padre, anch'egli poliziotto. Non c'è più la novità dei personaggi ma il romanzo è comunque piacevole e adatto a chi cerca momenti di distrazione attraverso la lettura.

Una giovane donna, Manuela, si presenta dalla fioraia del Giambellino, magica creatrice di bouquet, non tanto per ordinare il bouquet per le sue prossime nozze quanto per chiedere a Libera, che ha raggiunto una certa notorietà improvvisandosi detective e indagando con successo sul caso della sposa scomparsa, di cercare l'identità del proprio padre che la madre Patrizia non le ha mai voluto rivelare. Libera e la sua pimpante madre Iole si mettono alla ricerca e seguono i tenui fili di collegamento a fatti avvenuti quasi 40 anni prima, scavando nel passato e nei segreti dolorosi di una famiglia, segreti che Patrizia ha voluto seppellire nel silenzio. Si arriverà alla soluzione del caso e soprattutto a capire che non sempre è opportuno chiarire tutti i segreti del passato: solo il tempo talvolta può chiudere le ferite.
Ancora un romanzo brioso e gradevole, di cui si apprezza la lettura per la semplicità, l'assenza di presunzione e la simpatia dei personaggi femminili. La conclusione del romanzo lascia presagire che ci saranno altre puntate.


Giudizio sintetico: Simpatico

domenica 22 ottobre 2017

Magari domani resto

di Lorenzo Marone, Feltrinelli

Un libro che regala un ritratto femminile di grandissima forza, dipinto con l'ironia e l'improvvisazione che solo in una città come Napoli possono trovare un riscontro ambientale e linguistico così azzeccato. Con leggerezza e con la colonna sonora di un Pino Daniele d'epoca, ci troviamo ad infilare come le perle di una collana una serie interminabile di pensieri, emozioni, spunti filosofici che sembra impossibile possano emergere in modo così potente da una scrittura tanto scanzonata.

Luce Di Notte (un nome, uno spaccato sulla stravaganza del padre, che l'ha abbandonata ancora bambina) tira avanti tra alti e bassi nei Quartieri Spagnoli, schivando lascivi molestatori e lavorando come avvocato in uno studio legale da quattro soldi. Con una famiglia scassata, abbandonata anche dal fidanzato, ricostruirà faticosamente la sua esistenza legandosi ad un cane, ad un bambino al quale non dovrebbe neanche avvicinarsi, ad un anziano filosofo in sedia a rotelle appassionato di jazz, ad una rondine che non vuole volare e ad un artista di strada assieme al quale potrebbe volare lontano. In compagnia di questa galleria di strani personaggi dovrà vedersela con una pericolosa causa di affidamento, i fantasmi del proprio passato e i pericoli del presente, spinta solo dalla forza del proprio carattere e da un quasi inflessibile senso della giustizia. Quasi.

Giudizio sintetico: Emancipatorio

mercoledì 18 ottobre 2017

Romanzo 11 Libro 18

di Dag Solstad, Iperborea

Un racconto senza dialoghi, freddo come la Norvegia, il luogo in cui si sviluppa il deprimente rifiuto dei rapporti sociali messo in atto dal protagonista, un oscuro burocrate del fisco che progetta un'azione irreversibile con cui manifestare il suo "grande No". Senza anima i personaggi, ma purtroppo senza anima anche la narrazione, che manifesta una sterilità emozionale eccessiva, anche se - probabilmente - intenzionale.

Bjørn Hansen ha abbandonato prima la famiglia e una promettente carriera, per seguire un'amante attraente e con una personalità artistica intensa, poi quella stessa amante che lo aveva trascinato nella cittadina periferica in cui è diventato esattore comunale, quando il fascino della donna ha cominciato a spegnersi in conseguenza dell'età. Nel piccolo appartamento in cui vive da single dovrà far fronte all'arrivo di un ospite inatteso, ma che si rivelerà ben presto un ulteriore contributo allo scivolone verso il rifiuto dei rapporti umani in cui Bjørn sembra irrecuperabilmente discendere. Anche il progetto della sua azione dimostrativa estrema, il suo "grande No", non riesce a dare al protagonista – e al romanzo – lo spessore indispensabile per risultare sufficientemente interessante.

Giudizio sintetico: Glaciale


Una famiglia felice

di Jean Hanff Korelitz, Piemme

Un thriller psicologico con una trama centrata sulla falsità  di alcuni rapporti di coppia in cui si vede l'altro non com'è, ma come si vorrebbe che fosse. Un tema interessante, legato alla tendenza soprattutto femminile di coprire la realtà pur di non mettere in discussione la propria " famiglia felice", tema però sviluppato in questo romanzo in modo banale e prevedibile.

Una psicoterapeuta, Grace, vive a Manhattan una
vita di tranquillo benessere: un marito – stimato oncologo infantile – che la ama, un figlio bravo e giudizioso, una professione che le piace e la gratifica al punto che è prossima la pubblicazione del suo libro di consigli psicologici rivolti alle tante donne colpevoli di non accorgersi dei segnali che mariti e compagni hanno lanciato prima della crisi dei loro rapporti. Segnali che le donne si ostinano a trascurare per non turbare il proprio sogno di felicità. Grace si troverà a vivere questa situazione, resa ancor più tragica dal verificarsi di un omicidio.
Una trama apparentemente avvincente, se non fosse che la narrazione procede in modo lento e prolisso. Ci si augura spesso che la storia abbia delle svolte e sconvolga quanto si intuisce fin dalle prime pagine e invece, a parte qualche piccolo colpo di scena, questo non succede. Si giunge al termine del romanzo chiedendosi il senso e l'affidabilità dei giudizi in copertina quali: " Una trama costruita con straordinaria bravura.." " ...un thriller straordinariamente avvincente".

Giudizio sintetico: Deludente 

domenica 15 ottobre 2017

Casa rossa

di Francesca Marciano, Longanesi

Un libro potente e intrigante, scritto al femminile ma in cui i maschi sono tutt'altro che comprimari, anzi, spesso rappresentando il vero motore delle svolte esistenziali delle protagoniste. Una saga familiare che dipinge senza giudicarli i sessanta anni che vanno dall'inizio della seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso, con una potenza emotiva e di linguaggio indimenticabili.

I ricordi della vita di 4 donne scorrono veloci tra i pensieri di Alina mentre si occupa del trasloco degli ultimi effetti personali presenti nella "Casa rossa", il palazzo del Salento della famiglia Strada, nucleo matriarcale inconsueto che si arriverà a conoscere completamente solo alla fine del libro. La nonna Jeanne, la madre Alba e le figlie Isabella e Alina attraversano il secolo scorso tra Roma, il Salento e gli USA, vivendo "da dentro" i drammi e i contrasti che caratterizzano questo straordinario periodo storico. Una scrittura dal tono forte, quasi quanto quello delle protagoniste: tanto diverse tra loro quanto indissolubilmente legate, capaci di lasciarsi continuamente travolgere dagli eventi, ma anche di salvarsi grazie ai rapporti umani che sanno stringere con gli altri.

Giudizio sintetico: Appassionante


lunedì 9 ottobre 2017

Mia madre è un fiume

di Donatella Di Pietrantonio, Elliot Edizioni



Il rapporto tra una madre e una figlia ricco di sentimenti intensi ma conflittuale per la diversità delle due donne, si approfondisce e si chiarisce quando la malattia degenerativa annulla, a poco a poco, la memoria della madre. Ripercorrere insieme la sua vita permette alla figlia di ritrovare un legame profondo, di perdonare la madre e di accettare se stessa.

Una malattia crudele svuota la memoria di Esperia Viola, detta Esperina. La figlia non ha avuto un rapporto facile con lei: Esperina ha vissuto una vita dura, dedita al lavoro, non si è mai permessa il lusso di stare vicina alla sua bambina né ha mai capito il bisogno della piccola di attaccarsi a lei. Un'educazione rigida in cui l'etica del sacrificio ha prescritto che qualsiasi piacere debba essere il frutto di tanto impegno e tanta fatica. Una visione della vita di cui la figlia si è liberata sentendo però così di aver tradito sua madre. Ora che la memoria della madre si spegne soprattutto sulle cose presenti e quotidiane, la figlia le racconta il suo passato, legato a una terra, quella d'Abruzzo, aspra e dolce nel contempo. I ricordi disegnano i personaggi e ripercorrono momenti della storia italiana del dopoguerra segnata dalla povertà e dall'emigrazione. Una scrittura ricca di analogie riferite soprattutto alla madre, definita come un fiume, un albero, una farfalla, sempre comunque inafferrabile. Un romanzo scorrevole, semplice ma senza grande spessore, che evapora dopo la prima lettura.

Giudizio sintetico: Abruzzese

giovedì 5 ottobre 2017

Lettera a una professoressa

di Scuola di Barbiana, Libreria Editrice Fiorentina

A mezzo secolo dalla sua prima pubblicazione, il testo rivoluzionario della piccola scuola di don Milani ha ancora molto da raccontare, anche facendo la tara delle mille e nessuna riforme che hanno colpito – e scolpito – la Scuola italiana. Un testo che tutti hanno impugnato e nessuno ha davvero utilizzato, se è vero che ci sembra ancora attuale, anche se in altri ordini di scuola.

Erano i tempi della scuola con i grembiulini, i maestri con la bacchetta e le voci basse dei genitori che andavano con il cappello in mano a chiedere quanto somari fossero i figli. In apparenza, quindi, tutto il contrario delle scuole attuali, in cui insegnanti spaesati, forse sottopagati, sicuramente maltrattati lottano contro sigle ministeriali incomprensibili sotto lo sguardo di genitori che li trattano con sufficienza. Eppure ...
Eppure ancora oggi non c'è un solo periodo, di questo libriccino corale e accusatorio denso di riferimenti precisi, non c'è una sola pagina che non possa costituire – da sola – un'analisi fredda e sprezzante di un qualche ordine di scuola. Come molti sanno, il libro è diviso nelle due metà della scuola dell'obbligo e delle magistrali, ma basterebbe spostarlo in avanti di un solo ciclo scolastico, o riapplicarlo su diversi indirizzi di scuole superiori (professionale, tecnico, liceo), per verificarne, a distanza di 50 anni e svariate riforme, la spaventosa attualità. Lettera a una professoressa va ovviamente collocato nel tempo, ma se riletto a partire dalla propria esperienza personale, rappresenta ancora oggi un punto di vista con cui ogni insegnante dovrebbe costantemente confrontarsi, per non perdere il contatto con la realtà di una Scuola nella quale a cambiare sono stati più che altro gli studenti e non l'istituzione.
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Giudizio sintetico: Inaffondabile

Ragazzi d'oro

di Sonya Hartnett, Bompiani

Romanzo enigmatico e dal tono preadolescenziale, tiene il lettore in costante stand-by, gironzolando attorno al carattere di personaggi che non si capiscono mai del tutto. Che cosa nasconda la apparentemente splendida famiglia dei protagonisti lo si suppone già dalle prime pagine, ma dopo un po' ci si stufa di attendere che accada qualcosa che in realtà dovremmo sperare che non accadesse mai.

Con l'arrivo nel quartiere della famiglia Jenson, una famiglia perfetta – ricca, simpatica, bella, disponibile – la vita di un gruppo di bambini di varie età che già abitavano nel quartiere prende una piega diversa, perché ognuno trova nei Jenson un appiglio cui aggrapparsi per sfuggire alla propria realtà: chi si aggrappa all'infinita serie di giochi dei nuovi arrivati, chi alla piscina che fanno installare in giardino, chi alla figura paterna perfetta incarnata da Rex Jenson, che del padre perfetto sembrerebbe avere sia l'aspetto che l'autorità morale, chi – semplicemente – ha bisogno di farsi accudire perché è abbandonato a sé stesso dalla sua stessa famiglia. Ma la freddezza e la distanza che Colt Jenson mantiene nei confronti del padre lasciano presagire segreti inconfessabili. Attenderemo che l'Autrice ci dica qualcosa in più praticamente fino alla fine, compatendo personaggi che per metà sembrano troppo maturi per l'età che hanno e che per l'altra metà sembrano non essere mai cresciuti nonostante l'età che hanno.

Giudizio sintetico: Inconcluso

lunedì 2 ottobre 2017

La compagnia delle anime finte

di Wanda Marasco, Neri Pozza

Attraverso la vita di Vincenzina, la madre morta, Rosa ripercorre l'esistenza di un intero quartiere di Napoli dal primo dopoguerra agli anni '70. L'ambiente che la Marasco porta in scena è la parte più nera della città di Eduardo e di Totò, dove l'ironia non riesce a trapassare il muro di disperazione dei vicoli in cui il bisogno di arrangiarsi si fa troppo pressante per lasciare spazio ai sentimenti.

Un racconto di tre generazioni di donne: la nonna Adelina, la madre Vincenzina e la figlia Rosa. La vera protagonista è la madre, che per sfuggire alla nonna e ad un futuro di poche speranze trova una via di uscita nel matrimonio con un ricco borghese messo in disparte – per sua stessa scelta – dalla famiglia di origine. Vincenzina si muove in un quartiere, la Sanità, che nelle scalinate verso Capodimonte trova il simbolo del proprio faticoso desiderio di innalzamento sociale, un microcosmo complesso e dialettale che la Marasco racconta con una ricchezza di linguaggio quasi barocca, alternando le forme più elevate al dialetto con la stessa naturalezza con cui intorno a Vincenzina ruotano i personaggi di un mondo eterogeneo incattivito dalla vita, dalla volgare matrona dei bassi, alla "guagliunera", all'intellettuale frustrato, agli snob di via Duomo. Una storia di donne e di miserie evitate al prezzo della propria emotività, dove l'unico sentimento che davvero vale è quello che spinge a garantire la sopravvivenza di chi si ama.

Giudizio sintetico: Verista

sabato 30 settembre 2017

Le nostre anime di notte

di Kent Haruf, NNE editore

L'incontro di due settantenni, una storia delicata e profonda basata sui sentimenti di due anziani. Un romanzo che parla ai lettori di una "certa età", subito in empatia con i protagonisti. Se però è vero che i sentimenti sono universali, un romanzo per tutti.

"E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters." Inizia così l'incontro di due anziani vedovi, rimasti soli ora che i rispettivi figli, diventati adulti, se ne sono andati. Vicini di casa, nella cittadina di Holt (immaginaria) in Colorado, non si conoscevano ma l'invito semplice e diretto della donna dà inizio a incontri notturni, nel letto di lei, dove prima di dormire, Addie e Louis parlano a lungo, svelando all'altro e a se stessi il proprio passato, i propri sentimenti e la propria visione della vita. Tra i due nasce un'intimità sempre più profonda e una condivisione autentica della vita dell'altro, che li porta a svelare anche al mondo esterno il loro rapporto. Pettegolezzi, giudizi severi, ostilità frutto di un'ipocrisia e un perbenismo che non perdona niente agli altri. Un romanzo delicato che, grazie anche a una scrittura semplice ed essenziale, si insinua dentro il lettore lasciando una traccia destinata a durare.

Giudizio sintetico: Vitale 

venerdì 29 settembre 2017

L'attentatrice

di Yasmina Khadra, Mondadori

Bellissima discesa nell'inferno degli estremismi del conflitto israeliano/palestinese da parte di un chirurgo arabo perfettamente integrato tra gli ebrei di Israele. Lontano dagli stereotipati proclami delle parti in lotta, il protagonista deve mettere in discussione non soltanto la sua doppia appartenenza etnica, ma la sua stessa vita presente e passata, in un calvario emotivo che lo sconvolgerà e che non lascia intravedere nessuna speranza di riappacificazione.

Il dottor Jaafari è uno stimato chirurgo di Tel Aviv, di origine palestinese, ricco, con una bella moglie – che adora –, una bella casa, tutto l'affetto e la stima degli amici israeliani che compongono la sua realtà sociale. Dopo un attentato in un bar da parte di un kamikaze, passa la notte tra pronto soccorso e sala operatoria intervenendo senza sosta per salvare le vittime dell'esplosione. La sorpresa arriverà in seguito, quando scoprirà che il kamikaze era sua moglie, una donna apparentemente molto lontana dall'integralismo fondamentalista. Rifiutando quella che appare l'evidenza dei fatti e nel tentativo di capire il gesto della donna, vagherà a lungo tra il mondo di origine e quello di adozione, scontrandosi con le ideologie degli opposti estremismi e cercando le ragioni che potrebbero portare una donna bella e intelligente, ammirata da tutti, a commettere una strage di bambini rinunciando alla sua stessa vita. Un libro avvincente, che supera i luoghi comuni per raccontare l'ineluttabile assurdità di una convivenza impossibile.

Giudizio sintetico: Autodistruttivo

Lampa lampa

di Lello Gurrado, Radici Future

Un racconto semplice e breve, con una narrazione ridotta all'essenziale, ma che ci ricorda con una schiettezza fredda e disarmante la serie infinita dei soprusi, dei furti, delle violenze che i migranti devono sopportare prima di arrivare a Lampa Lampa, l'isola di Lampedusa, porta di ingresso delle migliaia di disperati che approdano in Europa.

Taiwo non è un migrante come gli altri, non è il bisogno a spingerlo ad intraprendere il lungo viaggio che lo porterà in Italia, ma solo il desiderio di scoprire cosa è successo a suo figlio Sulley, che quel viaggio lo ha intrapreso mesi prima con addosso una maglietta del suo calciatore preferito e che non si è più fatto sentire. Nel lunga odissea che lo aspetta, scopriremo quali insidie si nascondono nell'universo di povertà, criminalità e schiavitù che ruota intorno alla disperazione di chi sceglie di pagare e sopportare l'impossibile per garantirsi solo una misera porta di uscita sull'ignoto. Da suggerire ai giovani perché non diventino preda di facili stereotipi.

Giudizio sintetico: Migratorio


Stoner

di John Williams, Fazi Editore

Come scrivere un romanzo straordinario raccontando la vita poco avventurosa di un professore di Filosofia dell'università del Missouri. Pubblicato per la prima volta nel 1965 e ignorato da critica e pubblico, diventa un best seller quando viene ridato alle stampe nel 2003. Un caso letterario dibattuto nelle università e sui giornali degli Stati Uniti, un successo del passaparola in Italia. Un romanzo-universo impossibile da leggere una sola volta.

William Stoner, vissuto tutta la vita a Columbia, cittadina sede dell'università del Missouri, docente di Filosofia presso quell'università dal 1918 al 1956. Una moglie, Edith, una figlia, Grace, un grande amore, Katherine. Una vita sottotono, passata sui libri, nei corridoi dell'università, ad ignorare Edith, la donna che ha sposato, che non lo farà mai felice, come capisce fin da subito. Un'infelicità senza desideri fino all'incontro con Katherine Driscoll, giovane insegnante di cui William si innamora fortemente ricambiato. "A quarantatré anni compiuti William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che l'amore non è una fine, ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra".
Una scrittura precisa, senza eccessi o brillantezze, quasi specchio del carattere del protagonista, ma seduttiva nel suo procedere ordinato e nella sua grande capacità di sintesi, per cui poche parole aprono universi di vita.

Giudizio sintetico: Immenso

mercoledì 27 settembre 2017

Bella mia

di Donatella Di Pietrantonio, elliot

Il terremoto visto dall'interno, accanto a chi l'ha vissuto.Questo romanzo parla soprattutto ai lettori interessati a sentire più profondamente lo squarcio che un sisma produce, disposti ad un'umana compassione, vale a dire ad una autentica condivisione dell'esperienza con i terremotati di ogni parte del mondo.

L'Aquila: 6 aprile 2009. La scossa sismica terribile distrugge la città, fa crollare le case, pone fine a tante esistenze, sconvolge quelle dei sopravvissuti. Caterina, la protagonista-narratrice del romanzo, perde la sorella gemella, Olivia, e diventa "madre" del nipote adolescente Marco, che non vuole andare a vivere a Roma con il padre, colpevole di aver lasciato Olivia per un'altra donna. Marco è un adolescente scontroso e ribelle, che rivela nei suoi comportamenti trasgressivi il dolore per la perdita della madre. Anche la madre di Olivia è lacerata dal lutto e ogni giorno, così come accudisce Caterina e Marco, si prende cura della cara defunta al cimitero; non perdona il genero che, separandosi dalla moglie, l'ha spinta a tornare da Roma alla sua città, L'Aquila, dove ha incontrato la morte.
Un romanzo intenso anche per la scrittura immaginifica ed essenziale che ci porta in una condizione dolorosa e precaria resa tale anche dalla necessità di vivere nelle C.A.S.E., assegnate ai terremotati provvisoriamente, ma che rischiano di diventare definitive. Una storia di amore e attaccamento alla propria terra, la "Bella mia" appunto, in cui lo strazio del presente lascia qualche speranza di ricostruzione e ripresa futura.

Giudizio sintetico: Sismico

lunedì 25 settembre 2017

Quaranta frustate meno una

di Elmore Leonard, Einaudi

Einaudi ripubblica, dopo quasi mezzo secolo dalla sua prima uscita negli USA, un racconto western dello scrittore scomparso nel 2013. Il racconto è anche bello, nel caratteristico stile dello scrittore che tanto ha ispirato i fratelli Coen e Quentin Tarantino, ma non si capiscono né la scelta del titolo, né la quarta di copertina, che anticipa al lettore avvenimenti che accadono alla fine del libro. Non leggetela!

Un libro nello stile più classico delle crime story, ma ambientato nella famosa prigione di Yuma nel periodo immediatamente precedente la sua chiusura (nel 1909). Due detenuti che tutti considerano con la pelle del colore sbagliato – e che sono due veri antieroi – finiscono per odiarsi, picchiarsi, farsi punire e tramare vendette l'uno nei confronti dell'altro a causa delle macchinazioni dello scaltro "ras" della prigione e di altri personaggi. Finiranno loro malgrado per doversi coalizzare, correndo per sopravvivere nella più anomala tra le prigioni, tra delinquenti, prostitute, un direttore etnografo e bigotto, e guardie poco ortodosse. Raccomandiamo ancora una volta di non leggere la quarta di copertina se non dopo aver finito il libro: troppe anticipazioni che potrebbero guastare il ritmo del racconto.

Giudizio sintetico: Galeotto

sabato 23 settembre 2017

La cattedrale del mare

di Ildefonso Falcones, Longanesi

Romanzo storico ambientato nella Catalogna del XIV secolo, ci regala l'avventura di una vita tutta in ascesa, nella quale il protagonista risale tutti i gradini della scala sociale nonostante i soprusi e le violenze caratteristici della sua epoca. Sulla scia di altri titoli di genere (tra i quali "Vetro" e "I pilastri della Terra" in primis).

Uno stupro, una fuga, una rinuncia obbligata alla propria posizione sociale portano un padre e un figlio a rifugiarsi a Barcellona ai tempi della costruzione di Santa Maria del Mar, la "chiesa del popolo", dove  vivranno di stenti in una condizione subalterna in casa di un parente ingiusto e approfittatore. Vasai, facchini, guerrieri, banchieri, ogni mestiere ha le sue regole e rigidi limiti, ma il carattere e la forza interiore possono tutto, anche vincere la battaglia per la libertà e l'emancipazione sociale, tra colpi di scena, inganni e vecchi e nuovi soprusi. Un medioevo duro e crudele, soprattutto con le donne, fa da sfondo a questo romanzone d'appendice orchestrato con le giuste dosi di avventura, sentimento e ricostruzione storica, quasi completamente ambientato nella capitale catalana. Un feuilleton d'altri tempi, ma curato nei minimi particolari.

Giudizio sintetico: Medievale

venerdì 22 settembre 2017

Le cose che non ho

di Grégoire Delacourt, Salani

Un romanzo breve sul tema della felicità e su cosa normalmente si ritiene necessario per essere felici: una bella casa,un'auto potente,orologi costosi e altri status symbol del genere. Un romanzo sulla capacità di adattamento di molte donne, capaci di trovare soddisfazioni (felicità?) nelle piccole cose quotidiane. Un best seller in Francia, paragonato a "L'eleganza del riccio", che può incuriosire proprio per il successo ottenuto.


La protagonista di questo romanzo, Jocelyne, è una donna quasi cinquantenne che ha attraversato tante prove della vita: la morte improvvisa della madre, la malattia del padre, la perdita di una figlia durante il parto, la conseguente crisi matrimoniale. Poi, le cose sembrano prendere il verso giusto o almeno si ristabilisce un equilibrio: il lavoro nella piccola merceria rilanciato dal suo blog di grande successo, l'armonia coniugale faticosamente ritrovata, le simpatiche amiche sempre presenti.A questo punto un evento inaspettato e sconvolgente: la vincita di milioni di euro alla lotteria. Jocelyne e suo marito adesso potranno essere più felici? La felicità si raggiunge soddisfacendo i tanti desideri di cose materiali apparentemente necessarie? Questi i quesiti che il lettore, insieme alla protagonista, si pone partecipando emotivamente alla storia, grazie alla semplicità della scrittura e all'empatia con la protagonista. Resta però al termine del romanzo l'impressione di un libro costruito per entrare nei cuori femminili e procurarsi un facile apprezzamento.

Giudizio sintetico: Furbetto
  

sabato 16 settembre 2017

I bambini sardi non piangono mai

di Gesuino Nemus, Elliot-LIT edizioni

Torna il microcosmo sardo di Televras, già teatro dell'esordio di Nemus con "La teologia del cinghiale", ma con protagonisti diversi. Questa volta il racconto è più complicato e si sviluppa con meno ironia e più suspence, incentrandosi sul discusso tema dell'unicità della Sardegna, peculiarità sbeffeggiata neanche troppo velatamente da un Nemus piuttosto sarcastico.

Un omicidio "come tanti", ma realizzato in modo da lasciare troppo perplesso un capitano dei carabinieri di mezza età, lombardo di nascita ma che vuole vivere in Sardegna a tutti i costi, malgrado la piccola comunità teatro del delitto non sia per niente d'accordo. E poi un magistrato che teme spionaggio e consorte, un isolato scrittore reduce da un pellegrinaggio manicomiale di 40 anni, pastori indipendentisti e bambini che non piangono. Il singolare circo dialettale di un paese abbarbicato sui monti dell'Ogliastra in cui sembra che tutti si facciano i fatti loro ma nel quale in realtà succede ed è successo di tutto, tra servizi segreti (forse) criminali politici di grande rettitudine (sicuramente), pecore, sequestri e ladri di bestiame.
Si stenta ad individuare un vero protagonista in questo racconto complesso, a tratti caotico, spesso dialettale (ma sempre tradotto in italiano), organizzato sul doppio filo delle indagini del capitano e del diario dell'io narrante che, manco a dirlo, non ha mai pianto da bambino.

Giudizio sintetico: Sardastico



venerdì 15 settembre 2017

Il mio paradiso è deserto

di Teresa Ciabatti, Rizzoli

Una famiglia della ricchissima borghesia romana. Un deserto di affetti, un mondo di ipocrisia e di benessere solo apparente. Un mondo già più volte rappresentato dalla letteratura, dal cinema e dalle fiction televisive di questi anni.

Un romanzo a più voci, corrispondenti ai punti di vista dei componenti di una famiglia ricca e potente della Roma di oggi. Il padre Attilio Bonifazi, l'Ottavo re di Roma, tanto è enorme il suo patrimonio di beni e di potere, costruito sull'immondizia, dato che la discarica di sua proprietà raccoglie i rifiuti della capitale e di gran parte del Lazio. Un uomo che si è fatto da solo e che, a coronamento della sua ascesa, ha sposato la nobile Luisa che in Attilio ha visto la persona in grado di difenderla dai pericoli della vita. Se poi la tradisce, poco importa. La figlia Marta, in adorazione del padre da bambina, da ventenne lo disprezza assumendo un comportamento volgare e aggressivo, evitando legami affettivi se non quelli con un unico amico, Lorenzo. Marta compensa il vuoto della sua vita con il cibo, tanto da essere ormai obesa. Il figlio Pietro, fragile e insicuro, ha costruito un mondo fittizio, pieno di bugie. I protagonisti di questo "paradiso" non sono simpatici, non ci si affeziona a nessuno di loro perché con nessuno ci si identifica. Perché allora ho letto questo romanzo? Responsabile la citazione ironica posta dall'autrice in apertura del romanzo:" Di tutto il patrimonio che avevano, cosa gli è rimasto? Quel castelletto con il borgo intorno, niente" (Mia suocera). Un inizio sarcastico,efficace. Mi aspettavo poi un registro narrativo ironico e leggero. Ma non è così.

Giudizio sintetico: Evitabile 

giovedì 7 settembre 2017

Tempo assassino

di Michel Bussi, Edizioni e/o

Una Corsica aspra e turistica, e due storie che si svolgono a distanza di quasi trent'anni una dall'altra, con gli stessi protagonisti e con le stesse bugie, tradimenti e misteri. Molta suspence e un racconto noir a ritmi serrati, a tratti prevedibile, capace comunque di portare al finale con l'architettura complessa e ritmata delle più coinvolgenti letture estive.

Clo torna in Corsica (la terra di origine di suo padre) dopo quasi trent'anni, con un marito e una figlia che ha la stessa età che aveva lei quando la sua vita è stata sconvolta. Ma Clo trent'anni prima ha affidato a un diario i propri pensieri, le emozioni, gli avvenimenti della sua vita di quindicenne. Due racconti, narrati uno in prima e uno in terza persona, e stessi protagonisti, oggi come alla fine degli anni '80. Ad unire questo salto temporale, un altro salto molto più reale, il misterioso incidente automobilistico nel quale Clo ha perso la sua famiglia precipitando sulle scogliere che circondano il promontorio della Revellara, vicino a Calvi. L'unica superstite si trova, dopo essersi rifatta una vita, a confrontarsi con gli stessi personaggi e gli stessi luoghi che le hanno sconvolto l'esistenza.

Giudizio sintetico: Diegetico

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Io sono Dot

di Joe R. Lansdale

I dialoghi, il cinismo dei protagonisti e lo squallore della provincia americana sono perfettamente nel consueto stile dell'autore texano. Eppure in questo libro Lansdale sembra mostrare un'anima meno nera, come se la mancanza di una vera e propria storia si stemperasse in un tratteggio di caratteri che fa quasi tenerezza per la propria ingenua semplicità adolescenziale.

Dorothy, Dot per gli amici, ha 17 anni, un carattere forte, non sa tenere la lingua a freno e per lavoro deve pattinare tutto il giorno, facendo la cameriera in uno strano fast food che serve il cibo servendosi di giovani pattinatrici come lei. La vita di questa ragazzina quasi orfana di padre e della sua sgangherata famiglia al femminile si arricchisce di colpo di uno zio comparso dal nulla, che si accampa con un furgone davanti alla casa mobile in cui Dot vive con la sorella, un fratello, la madre e la nonna. Sembra una situazione di degrado senza speranza, ma la voglia di vivere, il carattere e un paio di pattini molto veloci possono a volte aiutare moltissimo. Per giovani ma non giovanissimi.

Giudizio sintetico: A rotelle

venerdì 1 settembre 2017

L'infortunio

di Chris Bachelder, Big Sur

Finalista al National Book Award negli USA, questo libro è una galleria di personaggi ritratti nella più improbabile delle loro occasioni di evasione dalla routine familiare. Molto americano nel tratteggio delle situazioni e delle emozioni, Bachelder rimane comunque molto distaccato dai suoi personaggi, in uno stile ibrido che ricorda da vicino la narrativa di Updike ma senza una vera storia alle spalle.

Non si capisce come mai, ma un gruppo di maschi poco più che quarantenni si ritrova una volta all'anno (un week-end) in un albergo di poche pretese per mettere in scena un famoso infortunio di un quarterback che negli anni '80 ha visto la propria carriera stroncata da un giorno all'altro a seguito di una frattura. Il racconto descrive con minuzia tutta la cura con la quale il gruppo prepara la simulazione, i sentimenti che accompagnano i partecipanti, le loro difficoltà sociali, la loro vita nell'albergo dall'arrivo fino alla malinconica rappresentazione finale. Non si riesce a immaginare come questi quarantenni abbiano potuto investire feticisticamente questo appuntamento di tanta importanza e di tante aspettative. Forse perché non siamo americani e non giochiamo a football, forse perché l'autore vuole mantenersi distante dai personaggi, forse perché manca una storia che possa dirsi tale, forse perché piove sempre: ma la capacità di immedesimazione del lettore è messa davvero a dura prova.

Giudizio sintetico: Inverosimile

Commedia nera n.1

di Francesco Recami, Sellerio

Rimangono le ambientazioni da microcosmo urbano in questo libro di Recami, ma l'autore qui abbandona il suo consueto personaggio – il pensionato Consonni con le sue strampalate indagini – per scrivere un libro al contrario che stravolge i cliché del noir e spinge a desiderare che un delitto avvenga, perché può essere l'unica chiave di volta di un racconto sfortunato ed esilarante come un cartoon di Wyle Coyote.

Antonio Maria e Maria Antonietta sono uno il contrario dell'altro, non solo nel nome: sono al contrario le loro vite, una attiva l'altra passiva, i loro fisici, uno imponente, l'altro piccolo ed esile, la loro salute, il loro coraggio, i loro mestieri, il loro desiderio sessuale; tutto al contrario, anche se l'aspetto più tragico è che un coniuge è completamente ostaggio dell'altro a causa della differenza di carattere e volontà. Ed è al contrario anche questo, almeno rispetto alle consuetudini: è Maria Antonietta a schiacciare il marito sotto un tallone di ferro, vessandolo, imponendogli i suoi tradimenti espressamente dichiarati e certificati, e sottoponendolo ad ogni tipo di angheria fisica e morale. Il poveretto subisce di tutto, elaborando via via strategie complesse e pasticciate come quelle del famoso coyote dei cartoon, per trovare una via d'uscita dalla sua triste situazione. Lasciamo alla curiosità dei lettori scoprire se anche il finale sarà al contrario o meno.

Giudizio sintetico: Inconsueto

giovedì 31 agosto 2017

Cronaca di un suicidio

di Gianni Biondillo, Guanda


Una storia dell'Italia di oggi colpita da una crisi che sembra non finire mai. Personaggi quotidiani in un romanzo tra il sociale e il noir che si legge con umana partecipazione. Una storia che inizia con una barca alla deriva. Una metafora dell'Italia di oggi?

Una barca al largo del lido di Ostia. L'ispettore Ferraro e la figlia adolescente con cui è in vacanza, salgono a bordo, trovano vestiti piegati e abbandonati e un biglietto: " Perdono tutti e a tutti chiedo perdono" E sotto: " Non fate troppi pettegolezzi". Sono le stesse parole lasciate da Cesare Pavese, lo scrittore morto suicida. Prendono avvio le indagini. Gli oggetti appartengono a Giovanni Tolusso, un uomo dall'esistenza solitaria, vissuto durante l'infanzia in Svizzera dove il padre si era trasferito per lavorare come operaio con il sogno di permettere al figlio una vita migliore della sua.  Giovanni, dopo aver assecondato le aspettative paterne di diplomarsi  geometra, ha seguito le proprie inclinazioni trasferendosi a Roma e diventando uno sceneggiatore di successo. Benessere finalmente raggiunto, coronato dall'acquisto di una bella casa grazie a un mutuo che,data la sua situazione economica, non desta preoccupazioni. Fino all'arrivo di una cartella esattoriale di Equitalia che esige una cifra esorbitante: prima stupore, poi disperazione in un uomo rispettoso e puntuale nell'assolvimento dei suoi impegni. Una situazione soffocante, da incubo considerando che la crisi economica del Paese ha inciso drasticamente sul suo lavoro riducendolo al minimo e che negli ultimi mesi  addirittura non è stato  pagato. Giovanni non ha la possibilità di chiedere aiuto a nessuno. Certo non alla moglie cieca né all'amico commercialista, responsabile della sua situazione fiscale.
Solo il suicidio è la soluzione?
Un romanzo furbo che attinge a piene mani negli stereotipi del noir e cerca lettori con una trama fondata sulle paure più diffuse, anche perché enfatizzate dai media, nell'Italia contemporanea. Un pregio:la curiosità che avvince il lettore fino alla conclusione della storia.

Giudizio sintetico: Leggibile

martedì 29 agosto 2017

La mattanza

di Carlo Lucarelli, Einaudi

Ripubblicato dopo quasi 15 anni, questo minuscolo riepilogo dei 30 anni delle peggiori stragi mafiose ripercorre la storia dei Corleonesi dal processo a Luciano Liggio all'arresto di Totò Riina dopo le stragi di Capaci e via d'Amelio. Notizie ai più conosciute, ma riordinate in un filo logico narrativo molto utile, nello stile del Lucarelli conduttore televisivo.
Una lettura non datata e molto istruttiva, soprattutto per i giovani studenti che, per ragioni anagrafiche, non hanno vissuto lo strazio degli anni in cui la mafia sembrava potesse prendere il posto dello Stato occupandone tutti gli spazi istituzionali.
Si inizia dal processo a quelli che diverranno i più tristemente noti rappresentanti dei Corleonesi, che si trovano alla sbarra e vengono assolti perché ancora non esiste il reato di mafia, per poi ripercorrere in un unico filo conduttore le loro storie criminali e le storie dei rappresentanti dello Stato che li hanno combattuti fino agli ultimi anni del millennio. La narrazione sintetica, ordinata e strutturata in piccoli brani di storie personali, nello stile del Lucarelli conduttore, crea un'agile e sobria sintesi che condensa in meno di 100 pagine la memoria storica di un Paese ancora silenziosamente sotto assedio.

Giudizio sintetico: Bigino

A tuo rischio e pericolo

di Josh Bazell, Einaudi

Libro disordinato e confuso, questo ritorno di Bazell dopo l'esilarante Vedi di non morire cerca di essere un thriller, ma eccede mescolandovi anche medicina, ecologia, una punta di horror e un pizzico di politica e di costume. Sicuramente interessanti i dialoghi alla Elmore Leonard, così come le invenzioni narrative su alcuni politici americani e le notizie ecologiste e mediche, lo sono invece meno le stravaganti note in calce, la lunghissima bibliografia e la chiusura ecologista. Quello che però davvero non si capisce è come possa stare tutto insieme nelle stesse 400 pagine.

Torna Pietro Brnwa, alias Peter Brown, il killer che per nascondersi e sfuggire alla vendetta della mafia è diventato medico. Questa volta è mandato dal suo supervisore, per conto di un ricco magnate dell'informatica, a verificare la presenza di uno strano mostro nelle acque di un lago sperduto nell'America più povera e arretrata. Lo accompagna una paleontologa molto sexy ed altrettanto ecologista. Ognuno avrà da raccontare una storia, compresi gli stravaganti personaggi di contorno (anche realmente esistenti) che li accompagnano. Bazell, scrittore stravagante e medico nella vita, ha creato una cornucopia nella quale ha messo tutto quello che di pseudo-scientifico poteva comprimere in un romanzo senza appesantirlo: ma il risultato è davvero troppo eterogeneo ed eccessivo, e ci fa rimpiangere il divertentissimo - ma più contenuto - mix del suo felice esordio.

Giudizio sintetico: Disordinato

venerdì 25 agosto 2017

Mandorle amare

di Laurence Cossé, Edizioni E/O

Un romanzo che affronta alcune problematiche importanti, in particolare l'inserimento di immigrati extraeuropei nel nostro contesto linguistico e culturale e la situazione umana di isolamento di una persona che, in un universo comunicativamente complesso come il nostro, non sa né leggere né scrivere. Se non si è in grado di dare un nome alle cose, queste non esistono; se non si sa scrivere il proprio nome, non si ha identità.

Parigi, vigilia delle elezioni che porteranno Sarkozy alla presidenza della Francia. Edith, donna della borghesia francese, madre di famiglia e abile traduttrice, scopre che la persona che, per qualche ora, presta sevizio in casa sua, non sa né leggere né scrivere. Fadila Amrani è una sessantenne marocchina che non ha mai studiato, neppure l'arabo. Da bambina viveva in campagna e i suoi genitori non hanno pensato di mandarla a scuola. Sposa a 14 anni, in seguito a una violenza subita, non ha mai avuto neppure l'idea di imparare, occupata a mantenere sé e i figli, mai sostenuta da un uomo, pur avendo avuto tre mariti. 
Edith, che ben conosce non solo la propria lingua ma anche quelle straniere, non riesce a capacitarsi di una simile condizione nella Parigi del XXI secolo e, comprendendo le difficoltà di Fadila, che non può prendere la metropolitana in quanto non legge i nomi delle fermate né usare il bancomat o compilare moduli burocratici, si offre di insegnarle lettere e numeri. L'impresa si rivela difficilissima: Fadila non ha mai preso in mano una matita, non ha idea degli spazi nel foglio, ignora cose che sembrerebbero scontate tanto che Edith stenta a capire i motivi per cui l'allieva non fa progressi. Intanto tra le due donne nasce un rapporto di confidenza e di affetto. Edith scopre la solitudine di Fadila, poco considerata anche dai figli, chiusa in un mondo di pianto e di paura, in cui è impossibilitata a comunicare. Una solitudine da cui non potrà mai uscire.

Giudizio sintetico: Educativo

mercoledì 23 agosto 2017

Torto marcio

di Alessandro Robecchi, Sellerio

Ennesimo giallo che coinvolge, anche se questa volta in modo più marginale dei precedenti, l'autore televisivo Carlo Monterossi. In questo noir milanese Robecchi si orienta più ai dialoghi che non alla città, evidenziando comunque il forte contrasto tra i quartieri degradati dei più disperati e i palazzi signorili di chi abita la "città da bere". Un'occasione per chi non conosce i personaggi che fanno da contorno al simpatico protagonista, magari per andare a cercare altri titoli della serie.

Un anello rubato, di cui si occupano Carlo Monterossi e il suo misterioso amico Oscar Falcone, detective improvvisati dalle mille risorse. Un misterioso killer che sembra uccidere senza motivo facoltosi uomini attempati, salvo poi lasciare la propria strana firma sul corpo delle vittime, braccato da una squadra di investigatori della polizia che ufficialmente non esiste. Un quartiere disperato in cui si muovono vari personaggi che cercano di mantenere un delicato equilibrio per non scatenare una guerra tra poveri. Tre storie che più slegate non possono essere e che man mano sviluppano tratti comuni senza che i protagonisti – quasi – se ne accorgano. Sullo sfondo, il circo mediatico di giornali e tv, con la Milano dei diseredati e quella dei manager rampanti che si fondono e si allontanano tra loro con la stessa velocità con la quale lo fanno i protagonisti.

Giudizio sintetico: Investigativo